10 Giugno 2022 - 9.39

PILLOLE DI ECONOMIA – Il vizietto del deficit

di Umberto Baldo

Ormai abbiamo capito che raramente in economia fila tutto liscio, e figuriamoci in questo momento caratterizzato da un livello di inflazione che non si vedeva da oltre vent’anni, con conseguente impennata dei prezzi di tutti i beni e servizi, e da una guerra che non si sa quando possa finire.
Il principale effetto dell’inflazione a livello sociale è un impoverimento generale, ma l’effetto può essere devastante sulle classi più deboli della popolazione.
E’ comprensibile che questa situazione crei tensioni nei partiti, nelle forze sociali, e non meraviglia se tutti gli attori in campo siano prodighi di ricette relative al “che fare?”.
Basta leggere giornali e media per rendersene conto.
Partiti, Sindacati, Associazioni datoriali, Banchieri, e chi più ne ha più ne metta, tutti propongono soluzioni diverse, spesso opposte, per far fronte ai problemi dell’oggi, ma se state attenti tutte, ma proprio tutte, hanno una caratteristica comune; quella di aumentare i costi per lo Stato, e quindi incrementare il gigantesco debito pubblico che già grava sulle future generazioni.
Quindi bonus, incentivi, defiscalizzazioni, tagli dei cunei e quant’altro, ma nessuno che ci dica dove trovare le risorse necessarie, senza aumentare il deficit.
La parole spending review non è più di moda!
Eppure i segnali di aumento dello spread Btp/Bund sono piuttosto evidenti, e uniti alla fine del Quantitative Easing dal prossimo 1 luglio, e ad un primo rialzo dei tassi già questo mese, dovrebbero indurre una classe politica responsabile ad una seria riflessione.
L’economia sembra apparentemente una cosa difficile, ma in fondo ogni famiglia sa bene che se le uscite aumentano e superano le entrate, o ci si indebita ad un costo sempre maggiore, oppure si tagliano certe spese.
Ma le regole del bonus pater familias sembrano non valere quando si parla dello Stato, e quindi della politica.
Ciò perchè la spesa pubblica non è solo erogazione di servizi tradizionali da “Stato minimo” (ordine pubblico, difesa, giustizia) e da “Stato sociale” (sanità, istruzione, pensioni), ma è anche all’origine del voto di molti.
Lo snodo è tutto qui.
I politici sanno bene che la gente spesso vota con la pancia, e che quasi sempre il voto “delle masse” (per usare un termine un po’ obsoleto caro a certa sinistra) è semplicemente finalizzato ad ottenere beni e servizi maggiori di quelli che un bilancio pubblico ben gestito consentirebbe.
Nessun politico che appartenga a un “partito di massa” può perciò perdere il favore “delle masse” medesime, e di conseguenza non potrà mai dire che taglierà la spesa pubblica, specialmente in Italia dove si è perennemente in campagna elettorale. E analogamente non potrà dire di voler aumentare le tasse, per timore di perdere consensi fra gli elettori più benestanti.
E se non può dirlo prima, immaginatevi se potrà dirlo una volta in carica, perché correrebbe il rischio di non essere rieletto.
Ecco perché nel nostro Paese la spesa pubblica continuerà a correre, ed il debito ad aumentare.
E non credete alla favoletta che Lor Signori raccontano spesso, quella di voler finanziare la nuova spesa con la lotta all’evasione fiscale, in quanto è ormai evidente che nessuno vuole fare neppure quella, se non a parole.
Perché anche gli evasori, e sono tanti, votano!
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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