6 Ottobre 2022 - 10.26

PILLOLA DI ECONOMIA – Le minacce di Moody’s: Italia attenta… ad un passo dai junk bond

di Umberto Baldo

Evidentemente l’assenza di  trionfalismi  ed il basso profilo assunto da Giorgia Meloni dopo il suo trionfo elettorale  non sono bastati alla più nota agenzia mondiale di Rating per astenersi dall’inviare un “pro-memoria” alla premier in pectore.

Cosa ha scritto Moody’s?

In estrema sintesi  ha avvisato la Meloni che “non saranno tollerate fughe in avanti”, che tradotto vuol dire  che l’Agenzia potrebbe procedere a un abbassamento della valutazione del merito di credito (downgrade), qualora riscontrasse «un significativo indebolimento delle prospettive di crescita a medio termine del Paese, a causa della mancata attuazione delle riforme che favoriscono la crescita, comprese quelle previste dal Pnrr».

Sottolineando che un altro fattore negativo potrebbe essere rappresentato da «politiche fiscali e/o economiche che indeboliscano il sentiment del mercato» con conseguente «aumento dei livelli di indebitamento nel medio termine».

Detta così parrebbe che Moody’s sembri guardare negativamente ad alcuni capisaldi delle politiche del centrodestra, quali la ridiscussione del Pnrr, l’abbassamento della pressione fiscale (flat tax) e lo sblocco dei pensionamenti anticipati (quota 41).

Proposte che sono condivise da tutti i partiti della nuova maggioranza, ma che sono considerate in particolare da Matteo Salvini come punti irrinunciabili dell’agenda del nuovo governo e, aggiungo io, della Lega.

So già che si parlerà di minacce, di bocciatura dell’Italia, di agguato al nostro Paese, ma francamente la cosa lascia indifferenti.

Sono lamentazioni che abbiamo già sentito levare innumerevoli volte dalla “droite”, il cui sovranismo e nazionalismo vede i giudizi di Moody’s e delle altre Agenzie di Rating come una indebita ingerenza negli affari interni dell’Italia.

Mi sono ormai stancato di dire che fare i sovranisti quando si hanno le pezze al culo, e soprattutto pretendere di farlo con i soldi degli altri, sia alquanto pretestuoso.

In fondo cosa ha detto Moody’s che non ci fosse noto?

Che con un rapporto debito/Pil del 150% sarebbe quanto meno velleitario lanciarsi in spese pazze che facciano aumentare ulteriormente il debito.

Lo so anch’io che la nostra è una forma di “sovranità limitata”, ma prima o poi i nostri Demostene dovranno realizzare che se si siede sopra una montagna di debiti, ed ogni mese si deve trovare chi ti compri i Btp per pagare stipendi, pensioni, sanità e quant’altro, questi compratori vogliono essere certi di non impegnare i loro soldi in un Paese che li getta al vento, o in buchi neri come il reddito di Cittadinanza, i vari Bonus edilizi, o in aziende decotte e fuori mercato, solo per fare qualche esempio.

Il problema vero non sta nel minacciato declassamento del rating in sé, che in una logica sovranista Salvini e la Meloni potrebbero decidere di trattare con un’alzata di spalle.

Il fatto è che l’agenzia americana aveva in estate peggiorato da “stabili” a “negative”  le prospettive sul rating Baa3 assegnato all’Italia poche settimane dopo la caduta del governo Draghi e parimenti aveva stato abbassato il trend delle aspettative per banche e utilities.

Non si può dimenticare che quel  “Baaa3” è l’ultimo livello di debito qualificato come “investment grade”, ed un eventuale abbassamento porterebbe i nostri Bpt nel mondo dei “Junk bond” o ”titoli spazzatura”.

Il che vuol dire che a livello mondiale tutti i Fondi Pensione, le Assicurazioni, le Banche, dovrebbero liberarsi dei Btp, con le conseguenze che potere immaginare, la prima della quali sarebbe una maggiore difficoltà a piazzare i nostri titoli se non a tassi sempre più elevati.

Per ora Moody’s ha scelto di non toccare  né le prospettive (outlook) né il punteggio (rating) per il nostro Paese, lasciando il giudizio in sospeso per alcuni mesi.

C’è solo da augurarsi che il “memento” sia stato recepito da chi di dovere.

Un’ultima osservazione per mostrare che quando si tratta di soldi anche certe ideologie passano in secondo piano.

Il campione dei sovranisti europei, quel Victor Orban che non ha approvato le sanzioni contro Putin, che gioca con i veti nei consessi comunitari, che gestisce il proprio Paese in un’ottica palesemente antidemocratica, quando ha visto che l’Europarlamento ha votato contro le sue leggi liberticide, ed ha chiesto alla Commissione di congelare 7,5 miliardi di euro per le violazioni allo Stato di diritto, ha cambiato atteggiamento.

E siccome quei 7,5 miliardi, che equivalgono al 5% del Pil ungherese, gli servono perché ha bisogno di liquidità, ha annunciato una serie di riforme che sembrerebbero rispondere ai desiderata di Bruxelles.

Sarà da vedere se una volta incassati i soldi Orban rispetterà gli impegni, ma quel che conta a mio avviso, e che dovrebbe rappresentare un monito anche per la Meloni, i Salvini e tutti i sovranisti da noantri, è che tu puoi essere “paron a casa tua” solo se non hai una montagna debiti che strozzano la tua economia.

Certo non si può pretendere che per ogni decisione il nuovo Governo debba interpellare Moody’s, ci mancherebbe, ma che tenga presente quel Baaa3, quello sì.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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