5 Gennaio 2023 - 11.24

PILLOLA DI ECONOMIA . Crosetto all’attacco della Bce. I Btp tornano a rischio

Umberto Baldo

Probabilmente qualcuno di voi quando legge le mie continue ed insistenti critiche  alla nostra classe politica (ai nostri Demostene come amo chiamarli) che a mio avviso assomiglia ad un mix fra Biancaneve, la Bella Addormentata nel bosco, e Peter Pan, pensa che cominci a soffrire di qualche disturbo cognitivo.

Può anche essere, mai mettere la mano sul fuoco per nessuno; ma poiché invece io sono convinto di godere ancora di una certa lucidità di pensiero, continuo a tediarvi con i miei ragionamenti, ed oggi parto dall’attacco verbale rivolto alle politiche della Bce dal nostro Ministro della Difesa Guido Crosetto.

Per capirci meglio giova rileggere le sue recenti dichiarazioni: “Le condizioni economiche del Paese rischiano di peggiorare se verranno a mancare le “tutele esterne” che hanno aiutato negli ultimi anni. Per questo fatico a comprendere le ragioni che hanno spinto la Bce a cambiare politica sugli acquisti dei titoli di Stato europei, in un momento già economicamente molto complesso, per certi versi drammatico, come quello che sta attraversando il mondo e l’Ue in particolare”. 

Seguite da un vero e proprio attacco al ruolo della Bce: “Abbiamo lasciato a organismi indipendenti e che rispondono solo a sé stessi, la possibilità di incidere sulla vita dei cittadini e sull’economia, in modo superiore alla Commissione europea e soprattutto ai governi nazionali. È legittimo chiedersi quanto sia giusto?”.

A onor del vero ho sempre apprezzato Crosetto come un politico schietto, attento alle cose concrete e non ai teoremi, uso a parlare chiaro senza eufemismi o giri di parole.

Mi ha quindi stupito in primis l’attacco al ruolo istituzionale della Bce, considerato che in tutto il mondo libero, quello in cui vige l’economia di mercato, le Banche Centrali sono tutte indipendenti dal Potere Politico, perché la loro funzione principale è di gestire gli equilibri monetari.

Certo se il modello del Ministro sono la Banca Centrale Cinese (Popolare!),  o quella Russa, o quella Turca, nelle quali Xi Jinping, Putin ed Erdogan hanno molta voce in capitolo proprio non ci siamo.

Mi è poi venuto da chiedermi se Crosetto si sia mosso in autonomia, oppure abbia parlato a nome dell’Esecutivo e di Giorgia Meloni, e ciò anche perché è piuttosto anomalo che a battibeccare con la Bce sia il Ministro della Difesa e non il titolare del Mef (scommetto una cifra che Giorgetti non la pensa come il collega).

Tornando alle sue parole, l’analisi di Crosetto è veritiera quando  sostiene che l’altissimo debito attuale è lo stesso che c’è da lungo tempo, solo che questo fattore non ha pesato negli ultimi anni perché c’è stato il whatever it takes di Draghi. 

Ma quello che non considera è che una classe politica che non sia interessata solo ai sondaggi, alle elezioni, alle cadreghe, allo spoil system delle alte cariche dello Stato, avrebbe dovuto mettere in conto che certe condizioni prima o poi sarebbero potute venire meno.  Che quel grandissimo ombrello sulle emissioni dei Btp, acquistate a piene mani dalla Bce, e la politica dei tassi a zero, non poteva durare all’infinito.

E soprattutto chiedersi cosa dovrebbe fare la Bce di fronte ad un’inflazione a due cifre, se non agire sui tassi di interesse e ridurre la massa monetaria in circolazione?

Lo stanno facendo tutte le Banche Centrali del mondo; perché la Bce dovrebbe fare diversamente? Per fare un piacere a Crosetto ed all’Italia?

Ma questo non mi stupisce, perché si inserisce a perfezione nella narrazione della destra italiana, che resta sempre sotto traccia anti europea.

Il che porta questi Biancaneve nostrani a immaginare, e cercare di farci credere, che le mosse della Lagarde e della Bce siano mirate ad affossare l’Italia.

Cosa assolutamente falsa ed illogica, visto che  i tassi aumentano per tutti, e le riduzioni degli acquisti di titoli di stato si applicano a tutti gli Stati membri della Ue.

Quello su cui Crosetto, e chi la pensa come lui,  sorvola, è sulle scelte che i Governi italiani (non  è colpa della Meloni che è solo l’ultima arrivata) non hanno fatto in termini di riforme, di politiche economiche attive, per stimolare la crescita che avrebbe evitato all’Italia di trovarsi in questa situazione.

Anche se nessuno ve lo dirà mai, c’era un patto implicito, non scritto, fra Bce e Governi, secondo  il quale negli anni in cui il debito sovrano veniva assorbito da Francoforte si sarebbero dovuti implementare tutti gli strumenti per garantire una crescita strutturale tale da poter contrastare una fase di aumento dei tassi d’interesse, che prima o poi sarebbe arrivata.

In ossequio alla logica della “cicala”, che sembra sempre ispirare la nostra politica economica, nessun Governo precedente l’attuale si è mosso in tal senso, preferendo comprarsi il consenso elettorale a suon di Redditi di Cittadinanza, di Superbonus 110%, di bonus per tutto,  di tax expenditures, di condoni, e di finanza allegra in generale.

La soluzione al problema non è nel consueto piagnisteo, nelle accuse alla Ue e alla Bce, bensì quella di stimolare e se possibile conseguire una crescita economica che sia superiore al costo medio del debito pubblico (effetto palla di neve).

In fondo è semplicemente quello che hanno fatti i nostri partner nel resto dell’eurozona, e che a noi italiani da troppi anni pare invece un miraggio irraggiungibile.

Certo bisognava pensarci prima, quando le condizioni erano migliori, perché indubbiamente stimolare la crescita in questa fase in cui il resto del mondo teme una recessione  diventa molto più difficile.

E questo lo sanno bene gli analisti ed i mercati, tanto è vero che nove economisti su dieci interpellati dal Financial Times hanno detto che con l’aumento dei tassi d’interesse l’Italia ridiventa l’anello debole dell’eurozona.

Ciò dimostra soprattutto una cosa, e cioè che la sostenibilità del debito tricolore è tornata nel radar degli investitori internazionali come un potenziale rischio sistemico.

E questo è quello che veramente preoccupa Giorgia Meloni ed il Governo, e sicuramente anche le nostre Banche, che sono piene di Btp. 

E in queste condizioni non occorre essere un Nobel dell’economia per capire che diventano cruciali le politiche fiscali e la lotta all’evasione.

Ma questo comporta il dire agli italiani come stanno veramente le cose al di là dei proclami sovranisti, e sicuramente scontentare quell’elettorato che ha scelto la destra proprio per evitare certe serie politiche, dalla concorrenza (leggi balneari, tassisti, Pos) alla fine dei bonus a pioggia, dai sostegni a tutti ad una effettiva spending review.

Diversamente, continuare con il vittimismo, con le lamentazioni, con le geremiadi, con l’invocare la “diversità italica”, con i “complotti esterni”, forse potrà pagare politicamente nel breve periodo, ma alla fine i nodi vengono sempre al pettine.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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