16 Settembre 2022 - 15.47

PILLOLA DI ECONOMIA  – 5.362.720.000.000.000… il debito stellare e c’è chi dice all’Europa “E’ finita la pacchia”

5.362.720.000.000.000.  Cinquemilionitrecentosessantaduemilasettecentoventi miliardi.

Non si tratta di una distanza interstellare, ma è comunque un numero che si potrebbe forse anche convertire in anni luce.

A cosa si riferisce?

E’ semplicemente il controvalore nelle vecchie lire italiane del nostro attuale debito pubblico (2.770 miliardi)

Lo so bene che ci sarà una levata di scudi, perché effettivamente non ha più tanto senso fare detto raffronto, anche se, per chi non è un  millenial, rimane sempre vero che i 1000 euro di adesso non hanno certo lo stesso potere di acquisto dei quasi due milioni di lire di allora.

Bene, anch’io concordo sul fatto che un tale raffronto ha ormai solo un valore di curiosità, ma nonostante tutto sono persuaso che ogni tanto fare la famosa moltiplicazione  1.936,27 lire x 1= 1 euro  serva a darci la misura di come da quel fatidico 1 marzo 2022 sia cambiata la nostra percezione dei valori monetari.

Ho iniziato da questi semplici calcoli (forse inutili come ho accennato), perché ieri è stato reso noto che il debito pubblico italiano ha raggiunto lo scorso luglio un nuovo picco, appunto a 2.770 miliardi.  

Una cifra mostruosa, che rappresenta il livello più alto delle serie storiche pubblicate dalla Banca d’Italia.

Sappiamo bene che il debito pubblico è finanziato con l’emissione di titoli di Stato, i mitici Btp, e dal supplemento al bollettino “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” a cura di Banca d’Italia, emerge che a giugno il controvalore del portafoglio di bond italiani detenuto da soggetti esteri si è ridotto ancora, toccando il nuovo minimo da maggio 2019: 657,923 miliardi di euro dai 660,558 miliardi di maggio.

In base a calcoli dell’agenzia Reuters sui dati di Via Nazionale, la quota dei titoli in mano ai non residenti sul totale in circolazione risulta pari al 28,7%. I dati includono i titoli di Stato detenuti da investitori domestici attraverso soggetti non residenti (come gestioni patrimoniali e fondi) e quelli in portafoglio direttamente all’Eurosistema (non attraverso Banca d’Italia), e da Banche centrali di altri Paesi. 

Rimane quindi in mano straniera una buona fetta del nostro debito, e bisogna giocoforza convincere questi investitori a continuare a dare fiducia all’Italia.

Sempre per continuare a dare qualche numero questo debito record pesa, secondo il Codacons, per ben 46.174 euro per ogni cittadino residente in Italia, neonati inclusi, 106.556 euro a famiglia.

Quindi al primo vagito un neonato italiano si trova già sul groppone poco più di 46mila euro da pagare, non si sa bene quando, ma è sicuro che li pagherà in qualche modo.

Vedete, si può essere di destra o di sinistra, si può essere fautori di una economia di mercato oppure di tipo comunista, e sono tutte posizioni legittime, ma siccome i numeri sono numeri, credo nessuno possa negare che si tratta di una zavorra pesantissima per il Paese, di cui faranno le spese le generazioni future, senza contare che il debito pubblico rischia di crescere ulteriormente a causa delle emergenze economiche quali la pandemia o la crisi energetica che stiamo vivendo.

Ecco perché quando ho sentito le cronache riferire che Giorgia Meloni qualche giorno fa in un comizio a Milano, riferendosi all’Europa, ha detto “E’ finita la pacchia!”, mi sono chiesto “Ma a quale pacchia di riferisce?”.

La nostra futura premier farebbe bene invece a rinsaldare i suoi rapporti con gli Stati che contano in Europa, Germania, Francia, Spagna, Olanda, perché saranno loro a decidere, qualora l’Italia ne avesse bisogno, se la Bce ci darà o meno il sostegno necessario, e non certamente l’amico (suo)  Viktor Orban, ormai messo al bando dal Parlamento europeo.

E forse i Fdl a Bruxelles avrebbero fatto bene almeno ad astenersi sul voto sulla democrazia ungherese, invece di votare contro la mozione dei popolari e dei socialisti.

Non mi stancherò mai di dire che i pugni sul tavolo a Bruxelles si possono battere solo se si ha alle spalle uno Stato con i conti in ordine; diversamente  si finisce al sovranismo mendicante, al patriottismo con il cappello in mano, all’indipendentismo, purché assistito dalla Bce.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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