7 Dicembre 2022 - 9.34

PILLOLA DI ECOMOMIA – Super condono per salvare il calcio?

di Umberto Baldo

Qualche giorno fa in un pezzo su questo Network, dal titolo “Juventus e crisi del sistema calcio: Bambole non c’è una lira”, commentando lo tsunami che sta investendo la “Signora del calcio italiano”, avevo cercato di dimostrare che si tratta solo della punta dell’iceberg di un sistema che non riesce  più a stare in piedi, perché si è rotto il circolo virtuoso fra investimenti e ricavi.

Credo sia evidente che le inefficienze del “sistema calcio italiano”, che anche in conseguenza della crisi indotta dalla pandemia da Covid, nel triennio 2019-2022 ha accumulato perdite per circa 3 miliardi, rendono inevitabili interventi normativi da parte delle Autorità sportive e anche politiche per cercare di evitare fallimenti a catena dei club, e  rimettere in rotta una barca ormai alla deriva.

L’obiettivo finale è ritrovare un punto di equilibrio tra la sostenibilità economico-finanziaria e la competitività delle squadre sul campo, anche perché i creditori non sono tifosi innamorati della maglia, e guardano ovviamente al business calcio come ad un qualsiasi altro affare.

Come girano le cose in Europa?

E’ notorio che esiste una dicotomia tra la English Premier League e gli altri quattro principali campionati continentali, nel senso che “Oltremanica” fin dalla stagione 2011/2012 il risultato operativo dei club è sempre stato positivo, diversamente ad esempio da Francia e Italia dove di profitti non se ne sono visti quasi mai. 

In mezzo ci stanno la Liga spagnola e la tedesca Bundesliga, dove i ricavi fino ad ora superano ancora i costi operativi, ma il trend è discendente. 

Analizzando in particolare i due campionati francese e italiano, l’Annual Review of Football Finance ha evidenziato come la massa salariale di entrambi sia chiaramente insostenibile, raggiungendo rispettivamente il 98% e l’82% dei ricavi.

Detta in altre parole in Italia gli emolumenti dei giocatori, e di coloro che girano intorno al calcio, assorbono ben l’82% dei ricavi, con costi in costante aumento, senza peraltro  che con questa massa di denaro i club italici riescano a portare nel Belpaese i migliori giocatori sul mercato.

L’anno prossimo entreranno in vigore le nuove regole per i Club, basate sul cosiddetto principio delle “tre S”; solvibilità, stabilità e struttura dei costi.

E dall’analisi fatta da Football Benchmark dei bilanci dei più importanti club europei, quelli più a rischio sono risultati proprio gli italiani.

Data la situazione piuttosto seria, qualcuno ritiene necessario un intervento pubblico per aiutare le società calcistiche a superare questo momento critico.

Tanto per capire l’entità del fenomeno, basti dire che l’insieme dei debiti congelati per le società sportive professionistiche e dilettantistiche italiane superano ormai gli 800 milioni, tra ritenute Irpef, contributi e Iva. 

Non stupisce se gran parte degli stessi (tra i 500 e i 600 milioni) riguardino la Serie A.

Ma sulla base della logica, a mio avviso perversa, ormai imperante in Italia, secondo la quale quando un settore va in crisi lo Stato in qualche modo deve intervenire, ecco che in Parlamento ci si sta muovendo per correre in aiuto dei club sommersi dai debiti.

Non ci bastano le varie Alitalia, Mps, Ilva, Lukoil; adesso bisogna mettere le mani in tasca ai contribuenti per salvare anche il Circo Barnum del calcio, dove i giocatori vengono valutati cifre stratosferiche, e gli stipendi sono spesso un  insulto alla logica ed all’etica. 

Non fatevi fuorviare dal caso Cristiano Ronaldo, per il cui cartellino il club saudita  Al-Nassr sembra disposto a sborsare 500milioni di euro per due anni e mezzo di contratto.  Qui siamo in un contesto diverso; in un mondo in cui gli emiri  non hanno Cda o Consob cui rendere conto, e quindi possono investire i loro proventi petroliferi come vogliono, al di fuori di ogni regola. 

Fa comunque impressione constatare che per acquisire Ronaldo si metta sul tavolo la stessa cifra che il principe ereditario saudita Mohammad Bin Salman starebbe valutando di investire per acquisire quasi un terzo del Credit Suisse.

Ritornando ai mali dei club italiani, al momento un gruppo di parlamentari bipartisan (Fdi, FI, Pd, M5S) ha prodotto un emendamento all’articolo 13 del Dl Aiuti quater (n. 176/2022) che prevede la «rateizzazione fino a un massimo di 60 rate mensili di pari importo, con il versamento delle prime tre rate entro il 22 dicembre 2022» dei versamenti fiscali e contributivi sospesi per far fronte all’emergenza sanitaria da gennaio a novembre 2022 (e che avrebbero dovuto essere effettuati in un’unica rata originariamente il prossimo 16 dicembre). 

Sulla rateizzazione quinquennale  dei debiti fiscali e contributivi dovuti all’Erario in fondo c’è poco da dire, in quanto è prevista dalla legge per tutti i contribuenti, però con l’applicazione  di una sanzione del 10%.

L’emendamento in questione sembra faccia di più, e cioè che oltre che annullare la sanzione predetta, preveda anche un maxi scudo penale, sportivo e amministrativo per i dirigenti dei club (roba da Repubblica delle banane!).

Siamo alle solite!  La logica è sempre quella del condono tombale!

In questo benedetto Paese non solo si vuole scaricare sul pubblico i debiti privati, ma si pretenderebbe anche di mettere al riparo chi ha eventualmente commesso degli illeciti da qualsiasi intervento delle Procure, compresa quella della Federazione Calcio.

Senza peraltro chiedere a questi soggetti di farsi da parte, ed ai club di tagliare drasticamente le spese!

E’ comprensibile quindi che in certi ambenti politici, ed in particolare al Ministero dell’Economia, si storca un po’ il naso, non solo perché bisognerebbe trovare nuove coperture per 700milioni nella Legge Finanziaria, ma anche perché parlare di scudi penali per i “paperoni” del calcio nello stesso decreto in cui si parla di aiuti alle famiglie in difficoltà, suona quanto meno un po’ “stonato”.

Per non dire che, in caso di accoglimento della dilazione dei pagamenti da parte del Governo, diventa immediatamente attuale la domanda: chi finanzierà il prossimo anno lo sport italiano? 

Poiché è noto che i fondi assegnati annualmente al Coni e a Sport e Salute provengono in gran parte dal calcio professionistico (mediamente più di 900 milioni annui).

Una volta congelati o dilazionati questi pagamenti, come verranno garantiti i soldi previsti per gli altri sport?

Il tempo stringe, e quindi aspettiamo a breve dai nostri Demostene una risposta adeguata, che speriamo non sia il solito “Paga Pantalone!”.  

Perché sarebbe veramente indegno che a pagare gli stipendi milionari dei calciatori fossero i pensionati “nababbi” da 2100 euro lordi mensili. 

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
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