3 Marzo 2023 - 8.34

PICCOLA DI ECONOMIA – Assegni addio

Ricordo ancora il “sussiego emozionato” con il quale  la prima volta tirai fuori dal taschino della giacca il libretto (i più sofisticati usavano il termine carnet), compilai un assegno, e lo diedi al beneficiario.

Sono passati quasi cinquant’anni, e mi ricordo ancora il volto della persona cui diedi quel pezzetto di carta filigranata rettangolare, di colore verde.

Avevo appena iniziato la pratica presso uno studio legale, e l’Avvocato mi disse che, anche se ero ancora un praticante, mi si sarebbe presentata la necessità di fare qualche transazione economica, per cui mi suggerì, ma in realtà quasi mi impose, di aprire un conto corrente bancario.

Al giovane di studio l’Avvocato riservava la cosiddetta “infortunistica stradale”, che lui “non riteneva cosa da Avvocati”, e all’epoca (non so se sia ancora così) quando nel corso della controversia c’era stato l’intervento di uno studio legale la Compagnia di Assicurazione liquidava  il risarcimento all’avvocato, che doveva poi trasferire l’importo al cliente, detratti ovviamente onorario e spese.

Quel blocchetto di assegni io lo percepii allora come un segno di maturità, come quando presi in mani la mia prima carta di identità, perché era di fatto la certificazione che ero diventato veramente adulto ed autonomo, e potevo disporre di un rapporto bancario, e di uno strumento con cui trasferire soldi a mio piacimento.

Di assegni poi, durante i tre anni in cui ho lavorato in una filiale bancaria all’inizio della carriera, ne vidi e ne toccai talmente tanti, fra bancari e circolari, che mi venne quasi l’indigestione.

Già perché una volta quel blocchetto di assegni era la prima cosa che veniva consegnata ai clienti che aprivano un nuovo conto corrente.

E ricordo che in quegli anni, in cui prima di aprire un rapporto ad una persona si prendevano anche informazioni sull’affidabilità della stessa (penso non fosse legittimo neanche allora, ma vi garantisco che si faceva lo stesso), l’apertura del conto corrente e la consegna del libretto degli assegni, spesso fatta dal direttore dello sportello quasi si trattasse di un atto sacrale, equivaleva quasi ad un “certificato di buona condotta”.

In realtà era tutta una finta, perché i clienti disonesti c’erano anche allora, gli assegni cosiddetti “cabriolet” spopolavano, e gli cheques postdatati, in barba alla legge, erano una prassi consolidata, tanto che ogni mattina si tiravano fuori quelli in giacenza per addebitarli nei conti degli emittenti.

Quello era un mondo che in realtà non esiste più, superato dalle nuove tecnologie.

Nessuno compie più quel gesto di estrare il carnet di assegni, per il semplice motivo che sono ormai pochi gli operatori commerciali che li accettano.

Già allora una casa od un’auto difficilmente le acquistavi con assegni bancari, per evidenti motivi di timore di essere raggirati.

Figurarsi adesso, nell’epoca delle carte di credito, dei bonifici istantanei, dei CRO da riportare negli atti notarili,  se qualcuno ti vende qualcosa di valore in cambio di un pezzo di carta, per quanto quel pezzo di carta sia regolato ancora dal Codice Civile.

E’ quindi naturale, oserei dire inevitabile, nell’era dei pagamenti digitali, delle App. per pagare e dell’home banking, che gli assegni bancari siano diventati degli strumenti del passato. 

E che gli stessi  si preparino ora ad andare in pensione.

La prima Banca ad iniziare la rottamazione è stata Intesa Sanpaolo, e lo ha fatto inviando a parte dei suoi clienti una comunicazione che informa: «Dall’8 maggio non potrai più utilizzare il tuo blocchetto degli assegni». Poi la comunicazione prosegue: «Ti informiamo inoltre, che a partire dalla stessa data, potrai effettuare online bonifici istantanei senza alcuna commissione aggiuntiva, allo stesso costo del bonifico Italia». 

Per il momento si è scelta una certa gradualità, per cui  i clienti coinvolti sono solo qualche migliaio, ma è facile prevedere che  via via tutti gli altri correntisti saranno interessati da questa misura. 

Non si tratta altro che della presa d’atto di una realtà inequivocabile: vale a dire che ormai quasi nessuno utilizza più gli assegni.

Io ad esempio ho restituito spontaneamente il blocchetto alla mia Banca almeno 6/7 anni fa.

Al momento sembra si tratti di un’iniziativa di sola Banca Intesa, ma state tranquilli che tutte gli altri Istituti di credito finiranno per adeguarsi. 

La conferma del tramonto degli assegni arriva anche dai dati di Banca d’Italia, che dicono che  nel settembre 2022, come rivela il report “Sistema dei Pagamenti”, il numero di operazioni con assegni si sono collocate sotto l’1% del totale dei pagamenti con strumenti alternativi al contante.

Se pensate che nel 2013 questo livello era del 5%, è evidente che stiamo arrivando al lumicino, alla soglia dell’azzeramento.

Stando ad uno studio della BCE che ha preso in esame dati relativi al 2020 gli strumenti di pagamento più utilizzati online dagli italiani risultavano le carte di pagamento, utilizzate per il 54% delle transazioni; un dato superiore alla media europea, che si attestava al 49% nello stesso periodo.

Chiaro segnale che  il mondo è cambiato,  e dopo un lungo periodo di onorato servizio, assegni e carnets rischiano di essere messi da parte, a favore di forme di pagamento più aggiornate e tecnologiche. 

Per rivederli, forse dovremo andare in qualche  Museo della Numismatica, se non ricorrere  alle scene di alcuni film. 

Addio quindi anche al gesto, non privo di una certa eleganza, di estrarre dal portafogli il libretto degli assegni per firmarne uno, magari con una altrettanto elegante penna stilografica.

E’ un pezzo di storia che se ne va, perché l’assegno ha indubbiamente fatto parte delle nostre vite. 

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA