4 Settembre 2023 - 9.43

Perché a Napoli si manifesta e a Caivano no?

Umberto Baldo

La settimana scorsa scorso è andata in scena in quel di Napoli una protesta di coloro ai quali l’Inps ha comunicato la sospensione dell’erogazione del Reddito di cittadinanza.

Non ci voleva certo un indovino per immaginare che la decisione del Governo di non erogare più questo sussidio alle persone in grado di lavorare avrebbe scatenato tensioni.

E così si sono viste le solite immagini di tafferugli, scontri con la polizia, tentativi di occupare e bloccare l’autostrada, fermati dall’intervento delle forze dell’ordine in assetto anti-sommossa. 

Chi capisce qualcosa di politica sa bene che, una volta introdotto un qualsiasi sussidio, così come un qualsiasi aumento di stipendio (tipo gli 80 euro renziani) diventa molto difficile toglierlo. 

In fondo è lo stesso meccanismo che rende problematico togliere il ciuccio ai neonati senza che questi piangano.

Sul Reddito di cittadinanza si è scritto e dibattuto molto, e sicuramente si continuerà a farlo anche in futuro.

Poiché la misura era nata, e strombazzata da Di Maio e Conte, come la soluzione per dare un lavoro a tutti, cancellando la povertà, il fatto che i Centri per l’impiego (ed i mitici Navigator) abbiano fallito la loro mission, ha ridotto il Reddito all’ennesima misura di assistenza pubblica, di cui hanno fra l’altro usufruito migliaia e migliaia di truffatori, fra cui pregiudicati e usurai, che non ne avevano diritto, e addirittura numerosi stranieri non residenti. 

Quindi è naturale che ci siano molti italiani che vedono i disordini a Napoli, ed in qualche altre città del Sud, come la protesta di gente spesso giovane che rivendica il diritto di vivere sulle spalle altrui, nel mentre viene denunciata carenza di manodopera nel commercio nella ristorazione, in agricoltura ecc. 

D’altra parte della barricata, a favore della perpetuazione del sussidio, troviamo ovviamente Giuseppe Conte, il padre di questa genialata, ben accompagnato dalla Segretaria eletta dai passanti Elly Schlein (dimentica che il Pd a suo tempo votò in Parlamento contro il Reddito di Cittadinanza),  dalla consueta galassia della gauche da centro sociale,  dalla Caritas e da certo mondo cattolico (spinti ovviamente da considerazioni di carattere religioso-confessionale), che arrivavano addirittura a dire che il Governo fa la guerra ai poveri.

Ovviamente il discorso sul crescente intervento pubblico dello Stato in tutti i settori, ormai teorizzato ed attuato sia da destra che da sinistra, ci porterebbe lontano, ma è sul sociale che la fantasia dei Governi si scatena da tempo, e anche la Meloni sta dando il meglio di sé con bonus, carte carburanti, carte per la spesa ecc. 

Certo senza raggiungere le vette, che credo e spero insuperabili, del Superbonus 110%, che finalmente ho sentito definire dal Governo attuale come la “più grande truffa allo Stato di tutti i tempi, a favore delle case dei ricchi pagate dai poveri”, e in parte anche del Reddito di Cittadinanza, concesso a destra e a manca senza alcun controllo preventivo sui beneficiari.

Ma tornando alle proteste a Napoli degli “ex percettori del RdC” (sicuramente nascerà una terza categoria di “esodati” dopo quelli delle Banche e del Superbonus),  non ho potuto non fare il confronto con quanto successo invece una ventina di chilometri più in là, a Caivano. 

Caivano è sempre Napoli, una zona degradata (per usare un eufemismo) in cui la città ha scoperto sgomenta l’ennesima storiaccia di violenza sessuale, orrori durati mesi, stupri ai danni di due cuginette di soli 11 e 12 anni, relativamente ai quali,    si riferisce a denti stretti, peserebbe l’ombra della Camorra, in quanto nel branco degli stupratori ci sarebbero pure alcuni membri dei clan. 

Sicuramente si tratta di storie diverse, ma non ho potuto non pormi la domanda: perché la sospensione del Reddito di cittadinanza, che interessa chi non vuole trovare un  lavoro, ma farsi mantenere dalle tasse pagate da  chi magari si sveglia all’alba per un’occupazione che gli garantisce uno stipendio non molto più alto del sussidio pubblico, provoca veementi proteste in piazza e disordini, mentre non si scende per le strade per protestare contro il degrado e la violenza ai danni di due bambine?

Perché a Caivano la gente sta chiusa in casa?

Forse perché, sempre stando ai si dice, i boss della Camorra hanno dato l’ordine di tenete tutti la bocca chiusa?

Perché si tenta di bloccare l’autostrada per il Reddito, mentre alla prima messa domenicale dopo la notizia degli stupri, la chiesa di don Maurizio Patriciello, (prete anti-camorra scortato da anni) era semideserta, con pochi adulti per lo più anziani, con qualche bimbo accompagnato dai genitori e gli “angeli custodi” del sacerdote?

Evidentemente Napoli è Napoli, e Caivano (che sempre Napoli è) è però un “altrove”, un posto infernale che è meglio non vedere, di cui è meglio non parlare.

Un altrove in cui l’indignazione è ormai estranea, e la rassegnazione sembra la regola.

Guardate, io lo so bene che è più facile fare bei discorsi dalla tastiera di un computer, che vivere in certe realtà.

Come so bene che non si può chiedere al cittadino comune di diventare un “eroe” affrontando da solo certi poteri criminali che soffocano un territorio.

Ma credo fermamente che la criminalità possa prosperare solo in un ambiente disposto ad accettare le sue regole ed i suoi diktat.

In altre parole non serve mandare l’esercito a Caivano, non serve aumentare le volanti nelle strade, se non cambia l’atteggiamento dei cittadini.

Perché io sono da sempre convinto che i militari al massimo fanno i golpe, ma le rivoluzioni, quelle vere, le possono fare solo i popoli.

Solo con una protesta corale, con una ribellione diffusa in tutta la società, supportata da atti concreti, da denunce,  si può togliere l’ossigeno alla delinquenza.

Diversamente si tratta di aspettare il prossimo caso, che sia a Caivano o in qualche altro paese non conta poi molto.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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