28 Agosto 2023 - 9.50

Olimpiadi invernali 2026. Pista di Bob.  Ne vale la pena Presidente Zaia?

Umberto Baldo

Nonostante nel corso della vita ne abbia ormai viste tante, se c’è una cosa che non riesco a digerire, che mi fa addirittura uscire dai gangheri, è la faciloneria con cui i nostri politici decidono di spendere i soldi delle tasse che faticosamente noi cittadini versiamo a questo Stato arrogante e sciupone.

Se poi ci si mette di mezzo anche l’orgoglio “daa Nazzzzzzzione” la ragione diventa un optional, come ben illustrato da Giorgia Meloni con queste parole “I giochi sono una grande occasione per dimostrare ancora una volta al mondo chi siamo”, e francamente mi dispiace che in questa vicenda anche Luca Zaia, di solito persona pratica ed attenta alle spese, si sia lasciato coinvolgere in un vortice di sciovinismo “in salsa veneta”.

Avrete capito che parlo dei Giochi olimpici invernali di Milano-Cortina, la cui inaugurazione è prevista per il 6 febbraio 2026.

Ovviamente il Paese organizzatore deve attrezzarsi predisponendo gli impianti in cui si svolgeranno le gare, e fra questi c’è la pista di bob, che serve anche per le gare di slittino e skeleton.

Fin dall’inizio l’idea è stata quella di ristrutturare la storica pista da bob di Cortina, costruita nel 1923, rimaneggiata più volte, e abbandonata definitivamente nel 2008 perché praticamente distrutta.

Va sottolineato che quasi nulla dell’attuale impianto può essere salvato, anche perché  i requisiti di sicurezza, rispetto a cento anni fa, sono molto più stringenti. 

Lo spazio dedicato alla nuova struttura dovrà ovviamente essere più ampio, arrivando al quasi totale smantellamento della zona boschiva attorno all’impianto attuale (circa 25mila metri quadri) e  ciò, unitamente ai costi proibitivi, ha fatto totalmente crollare il progetto iniziale della Regione Veneto, che prevedeva la nascita attorno alla pista di un grosso parco, con lo scopo di renderla utilizzabile anche dopo le Olimpiadi.

Tanto per dare un’idea, qualche mese fa Luca Zaia, quantificando i soldi necessari all’intervento, aveva ipotizzato 120 milioni di euro (240 miliardi delle vecchie lire; ogni tanto il raffronto è utile).

Come chicca tipica della nostra “Naaaazzzzione” pensate che la Soprintendenza aveva posto anche un bel vincolo “culturale” sulla pista cortinese, che dovrà essere salvaguardata con un apposito progetto prima di demolirne una parte (sic!). 

Inutile dire che attorno alla pista di bob sono nate nel tempo polemiche a non finire, sollevate non solo dagli ambientalisti, ma anche dai cittadini di Cortina, il 60% dei quali è convinto che l’impatto ambientale sarebbe troppo elevato. 

E questi cittadini protestano non solo per proteggere la montagna e i boschi, ma anche perché quest’opera sarebbe totalmente fine a sé stessa, come dimostra il precedente abbandono della stessa pista di Cortina (quella del 1923), ma anche di quella più recente di Cesana in Piemonte, costata 110 milioni di euro e, anche questa abbandonata nel 2011.

Ed il perché le piste da bob siano destinate a diventare, subito dopo il loro utilizzo sportivo, delle cattedrali nel deserto, sta nel fatto che finiti i Giochi non servono più a nessuno. 

Sapete quanti sono i praticanti di questo sport in Italia?

Lo straordinario numero di 50: 17 per il bob (3 a Cortina), 13 per lo skeleton, e 23 per lo slittino.

Vale la pena gettare al vento 120 milioni di euro per uno sport che di fatto nessuno pratica, e che di conseguenza ha pochissimo seguito in Italia?

Di fronte a questi problemi oggettivi si è pensato anche ad alcune alternative.

In primis risistemare la pista di Cesana, in Piemonte, rimettendo mano all’impianto costruito per Torino 2006.

Apriti cielo!

Prima il Coni e poi la Regione Veneto hanno rifiutato questa opzione, perché, e qui entra in qualche modo in campo l’”orgoglio veneto”, senza il bob, a Cortina rimarrebbe soltanto lo sci alpino e il curling e quindi, secondo la visione del presidente Zaia, il ruolo della città nel panorama olimpico diventerebbe troppo marginale.

Va specificato che al Comitato Olimpico Internazionale (Cio) non interessa nulla che gli impianti siano per forza in Italia, e necessariamente nuovi, quanto averli a norma e utilizzabili per le Olimpiadi senza intoppi.

Ed in effetti  Thomas Bach, n.1 del Cio, aveva sconsigliato di spendere 80 milioni (gli ultimi!!!) per costruire a Cortina la pista di bob, e aveva invece suggerito di andare all’estero, possibilmente a Innsbruck.

Oltre ad Innsbruck si era valutata anche  St. Moritz, dove la pista c’è già, dato che ha ospitato anche i Mondiali di bob di quest’anno.

Certo in entrambi i casi avremmo dovuto sborsare un po’ di soldi agli svizzeri o agli austriaci per efficientare le due piste, ma si sarebbe trattato di circa 15 milioni, che di fronte ai 120 sono una bazzecola. 

Ma vogliamo scherzare?

Noi siamo l’Italia!  Noi siamo “aa Naazzzione”!  

Quindi vade retro straniero!  

Chiusura totale a spostare all’estero le gare di bob e slittino, ben spiegata dal Presidente del Coni Giovanni Malagò con un perentorio “Ce la faremo da soli!”

Ma anche “vade retro Piemonte” già che ci siamo!

Che sistemare la pista entro 800 giorni circa, tanti ne mancano a fine dicembre 2024, non fosse una passeggiata lo capiva anche un bambino, e la riprova la si è avuta quando lo scorso 31 luglio  è scaduto il bando per l’assegnazione dei lavori di ristrutturazione, senza che  nessuna azienda abbia partecipato.

E allora, che si fa?

L’orgoglio “daa Nazzzzzione” chiama,  l’Italia non può fare una figuraccia mondiale, e quindi c’è stato un appello della premier Giorgia Meloni alle società italiane: tanto che ora sembra che tre gruppi importanti si  siano fatti avanti. 

A quanto trapela la scelta finale dovrebbe cadere sulla Webuild, gruppo multinazionale italiano che opera nel settore delle costruzioni:  quello che ha appena rifatto in breve tempo, e bene, il ponte Morandi a Genova,  e che quando ancora si chiamava  Salini-Impregilo aveva costruito anche lo stadio Olimpico a Roma.

Il Gruppo Webuild è di livello mondiale, per cui, salvo imprevisti sempre possibili in questa nostra Repubblica (basta un ricorso al Tar!), credo che il rifacimento della pista di bob dovrebbe andare a buon fine. 

Resta sempre la domanda: ne vale la pena Signor Presidente Zaia?

Vale davvero la pena per una questione di mero “orgoglio veneto” (e daa Naazzzzzione)  sperperare 120 milioni di euro in un’opera che già un mese dopo la fine dei giochi olimpici sarà buona al massimo, come su usa dire, per pascolare le capre?

Ne vale la pena visto che si tratta di uno sport praticato da  50 persone in tutta Italia?

Di quanti impianti degli sport del ghiaccio si potrebbe garantire la funzionalità ad Alleghe, a Feltre, a Tai di Cadore, a Zoldo, ad Asiago, a Cortina, a Bosco Chiesanuova con quella montagna di milioni assegnati ad uno sport per pochi intimi?

Mi iscrivo alla lista dei tanti che non condividono la sua scelta, Signor Presidente, e mi dispiace che anche in una terra, come il Veneto, abitata da gente pratica, che conosce il valore dei soldi, alla fine a prevalere sia la logica “daa Nazzzzzione” cara ai palazzi romani. 

Umberto Baldo

PS  Solo a titolo di curiosità, nel 1960 gli organizzatori americani delle Olimpiadi invernali di Squaw Valley, in California, decisero che non avevano alcuna intenzione di costruire una pista da bob, sia per l’alto costo che per l’impossibilità di riconvertire l’impianto a Olimpiadi concluse. E quindi il Cio tolse quelle discipline da quell’edizione, non assegnando alcuna medaglia.  

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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