25 Marzo 2024 - 11.53

Oggi Giornata Mondiale della Procrastinazione: perché rimandiamo sempre?

Pulire, sistemare i piatti, compilare documenti amministrativi… Chi non ha mai rimandato i compiti meno piacevoli? È un comportamento umano del tutto normale, ben radicato nel tempo e che richiede spiegazioni. Negli ultimi anni, diversi ricercatori hanno cercato di penetrare il mistero della procrastinazione, che vede la sua giornata mondiale celebrata proprio questo lunedì, 25 marzo. Ma perché procrastiniamo?

Secondo uno studio condotto nel 2022 da scienziati francesi, la radice di questa sfortunata tendenza a rimandare le attività è attribuibile a un unico fattore: l’attrattiva della ricompensa. Vediamo le spiegazioni.

Più la ricompensa è lontana, più si procrastina. Nel 2022, i ricercatori hanno coinvolto 51 partecipanti in una serie di test “durante i quali è stata registrata l’attività cerebrale mediante risonanza magnetica”. “Ciascun partecipante doveva inizialmente assegnare un valore soggettivo alle ricompense (come torte, fiori, ecc.) e agli sforzi (come memorizzare un numero, fare flessioni, ecc.). Successivamente, dovevano ‘indicare le loro preferenze tra ottenere una piccola ricompensa rapidamente o una grande ricompensa in seguito, così come tra compiere uno sforzo minimo ora o uno sforzo maggiore in seguito’.”

Di conseguenza, quando la ricompensa è distante e non immediatamente gratificante, gli esseri umani tendono a procrastinare lo sforzo. Un esempio comune è quello di lavare i piatti. “Per compiti di questo tipo, i costi sono legati alla noia e alla lunghezza del lavoro, mentre i benefici sono rappresentati dalla soddisfazione di trovare la cucina pulita alla fine”, spiegava il neurologo Raphaël Le Bouc nel 2022. “Lavare i piatti sembra oneroso ora; farlo domani sembra meno faticoso”. Poiché la ricompensa – una cucina pulita – non viene percepita come particolarmente gratificante, non c’è fretta di lavare i piatti.

Anche sul posto di lavoro questa dinamica è evidente, hanno scoperto i ricercatori. “Ricevere il pagamento immediatamente dopo aver svolto un lavoro è motivante, ma sapere che il pagamento arriverà un mese dopo lo è molto meno”, hanno riassunto gli esperti. Pertanto, la procrastinazione “può essere spiegata dalla tendenza del nostro cervello a pesare più velocemente i costi che i benefici”, ha concluso Mathias Pessiglione, ricercatore presso l’Inserm.

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