4 Novembre 2022 - 9.32

Navi delle Ong – L’Italia non merita lezioni dalla Germania

di Umberto Baldo

Non è la prima volta che la Germania cerca di darci lezioni in tema di immigrazione.

Io non me la sono dimenticata la copertina dello Spiegel con la foto di Carola Rackete ed il titolo “Capitano Europa”.

Quella Rackete che da comandante della Nave Sea Watch 3  sfidò con arroganza le autorità italiane, snobbando le nostre leggi, speronando una motovedetta della Guardia di Finanza, e diventando così una icona del “buonismo mondiale”.

Quella Carola Rackete che dichiarava “Se in futuro dovessi recuperare dei naufraghi, ancora una volta nella zona Search and Rescue libica, li porterò in Italia”.  

Ovviamente in Italia, e dove se no?

In quelle parole sta tutta la filosofia delle Ong che pattugliano il Mediterraneo alla ricerca di migranti da “salvare”.

Per le quali le coordinate non contano, le miglia nemmeno, gli altri Stati figuriamoci; recuperare i migranti contempla solo una conseguenza, portarli in Italia. 

In barba a ogni altra regola.

Come non è la prima volta che il nostro Paese cerca di far capire ai partner della Ue che non è accattabile che l’Italia sia l’unico punto di scarico di tutti quelli che dall’Africa vogliono arrivare in Europa.

Ci avevano provato inutilmente altri Ministri dell’Interno; Matteo Piantedosi è solo l’ultimo della lista.

A qualcuno, come Matteo Salvini, quello che era comunque un atto politico, è costato addirittura una serie di processi penali.

Eppure non è cambiato mai nulla, ed anzi le navi delle Ong sono aumentate nel numero e nella protervia, il tutto nel silenzio dell’Europa.

D’altronde i passati Governi in cui era presente il Partito Democratico non hanno mai provato ad opporsi, di fatto facendo da sponda a chi, come i tedeschi, considerano l’Italia l’hotspot d’Europa.

Non si può dire che Giorgia Meloni non avesse avvertito per tempo le Ong ed i partner europei; lo aveva fatto durante tutta la campagna elettorale.

Quindi non possono fare finta di non aver capito.

E nei giorni scorsi il Ministro dell’Interno è semplicemente passato dalle parole ai fatti, sbarrando la strada, o meglio i porti, alle navi delle Ong che da giorni premono per attraccare in Italia. 

Il messaggio del nostro Governo è chiaro: se ne facciano carico gli Stati, come la Germania e la Norvegia, di cui queste navi battono bandiera, e quindi sono giuridicamente “territorio” di quegli Stati.

Ed il Viminale lo ha fatto mediante una nota verbale del 23 ottobre spedita ai Governi tedesco e norvegese, in cui appunto li si invitava a prendersi le proprie responsabilità, derivanti dal fatto che le navi in questione sono iscritte ai loro registri navali.

Guardate che io non voglio un alcun modo mettere in dubbio i buoni sentimenti che ispirano le persone  che operano a bordo della nave Humanity 1 dellaOng tedesca Sos Humanity,della Ocean Viking di Sos Mediterranee ( bandiera norvegese), e dalla Geo Barents 

Il problema è che, comunque la si veda, la loro attività evidenzia e fa esplodere tutte le contraddizioni e le ipocrisie della politica europea in tema di migrazioni.

Diciamocela tutta, i migranti non piacciono a nessuno Stato.

Ovunque a mala pena vengono accettati i veri e propri rifugiati, e in questo l’Italia ha la sua bella parte di colpa, perché non ha mai voluto fare una netta distinzione appunto fra rifugiati, (da accogliere) e migranti economici (da rimpatriare), finendo per riempire città e paesi di una massa di sbandati che spesso finiscono a spacciare droghe o a vivere di espedienti. 

I motivi per cui i Governi, meglio i politici, storcono il naso quando si tratta di accogliere stranieri sta nel fatto che sanno bene che le popolazioni sono nel complesso ostili agli arrivi, e quindi temono che il fenomeno influenzi le scelte degli elettori, e non hanno tutti i torti visto quello che è successo in alcuni Stati, da ultima la Svezia.

Ecco perché non si è mai voluto regolare con chiarezza il tema degli arrivi, cercando furbescamente di nascondersi dietro la norma che stabilisce che tutti i problemi sono dello Stato di primo approdo. 

Tornando al caso delle tre navi, Berlino sa bene che la cosiddetta “redistribuzione” degli immigrati è ormai un bubola per gonzi, una presa in giro cui non crede più nessuno, come sa bene che, una volta sbarcati, resteranno  per sempre “ospiti” dell’Italia. 

Tutto questo fa parte del teatrino cui abbiamo assistito in questi ultimi anni, ma stavolta i tedeschi a mio avviso hanno esagerato.

Non è accettabile infatti che la Germania si metta a darci lezioni, con una nota scritta nella quale sta scritto: “le organizzazioni civili impegnate nel salvataggio di migranti forniscono un importante contributo al salvataggio di vite umane nel Mediterraneo. Salvare persone in pericolo di vita è la cosa più importante. Secondo le informazioni fornite da SOS Humanity sulla nave Humanity 1, battente bandiera tedesca, attualmente ci sono 104 minori non accompagnati. Molti di loro hanno bisogno di cure mediche. Abbiamo chiesto al Governo italiano di prestare velocemente soccorso”.

Velocemente?

Ma se hanno tanta fretta vengano a prenderli, visto che si tratta di una nave che batte bandiera tedesca!  Basta un solo aereo!

Faccio notare che se la Germania ci ha almeno fatto pervenire il suo “nein”, la Norvegia non ci ha neppure risposto.

Comunque mentre Italia e Germania litigano, ieri una delle tre navi delle Ong, la Ocean Viking di Sos Mediterranee, preoccupata per il maltempo in arrivo, ha chiesto assistenza (un porto sicuro) a Spagna, Francia  e Grecia.

Non si capisce perché non lo abbiano fatto prima! 

Io sono un europeista convinto, ma sono sempre più conscio che se sulle problematiche economiche pur fra grandi difficoltà e tira e molla un compromesso lo si trova sempre, sulla questione migranti ciò è di fatto quasi impossibile, per una molteplicità di implicazioni. 

Sensibilità diverse, ordinamenti diversi, situazioni geografiche diverse, l’integrazione che per la maggior parte degli europei resta solo una parola, solo per citarne alcune, fanno sì che si cerchi di tirare a campare affrontando i problemi caso per caso, senza una linea od un progetto comune, e spesso dando l’impressione che si consenta di fare a qualche Stato ciò che viene vietato ad un altro.

Gli esempi si sprecano, non ultimi i muri fisici che alcuni Stati membri dell’Unione hanno eretto ai propri confini, fra le blande proteste della Commissione.

Ma c’è stato un caso che mi ha fatto riflettere a suo tempo, quando nel maggio dell’anno scorso 8.000 migranti presero d’assalto Ceuta, che con Melilla costituisce una piccola enclave spagnola (quindi territorio Ue) in territorio marocchino.

Dopo due chilometri fatti a nuoto queste persone sono arrivate su una spiaggia dove, dopo aver preso un sacco di botte dalle forze dell’ordine spagnole, 6.000 di loro sono stati ricacciati indietro. 

Io non condannai allora la Spagna, che secondo me aveva le sue buone ragioni, ma non potei non chiedermi cosa sarebbe successo se a farlo fossimo stati noi italiani.

Immaginate le condanne, le ramanzine, gli attacchi, le lezioni di umanità che  ci sarebbero piovute sulla testa!

Il problema sta tutto qui, nell’assenza di regole certe, e comuni.

Ma proprio per questo, perché ogni Stato alla fin fine si fa i fatti propri, la “lezioncina” sull’accoglienza da parte della Germania non è accettabile.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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