13 Ottobre 2016 - 14.14

MORTE DI FO – L’Italia perde un genio rivoluzionario

Non mi hanno mai convinto fino in fondo le posizioni politiche di Dario Fo, ma di qualsiasi schieramento, anche ideologico, si possa essere, è certo che la sua morte per qualsiasi cittadino italiano rappresenta una perdita, e non solo perché vincitore di un Nobel, ma per la sua levatura di artista e intellettuale, conosciuto e ammirato nel mondo, probabilmente in modo più unanime che in patria.
Non mi convinceva di Fo, e di sua moglie Franca Rame, quell’idea di essere sempre contro, necessariamente contro, come se essere contro sia di per sé un pregio, un merito, con anche quella sorta di snobismo ideologico, per cui chi non è d’accordo nell’essere contro è senza dubbio nel torto.
Non è tanto o solo la cultura del contro che non ho mai condiviso, che peraltro annovera tra le sue fila molti oltre Fo e sua moglie, ma quel “senza dubbio”, quell’idea mai in realtà manifestamente espressa, ma che mi è sempre apparsa latente, per cui la verità sia solo da una parte.
Del resto è tipico dei rivoluzionari pensare che non vi sia una condizione stabile giusta, perché la vera condizione da realizzare è la rivoluzione permanente, che in questa accezione non è più mezzo per cambiare uno stato di cose, ma diventa fine.
La rivoluzione stabile, un ossimoro che assurge a obiettivo.
C’era questo in Dario Fo che non mi convinceva quando parlava di politica, come non lo condivido in chiunque propone queste teorie facendo politica, e sono molti nella storia, tra i quali, ultimi in Italia Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle, per i quali il vincitore del Nobel si era non a caso schierato.
La questione però è che Fo non è mai stato un politico, se non per una breve parentesi da consigliere comunale a Milano.
Lui era un artista nel senso più ampio del termine. Era un poeta, uno scrittore, un drammaturgo, un regista, un attore, un cantante, un intellettuale e molto altro.
Era un genio.
Lui e sua moglie Franca Rame hanno contraddistinto più epoche e sempre sono emersi per le loro capacità tecniche, per la forza della loro opere e per la loro passione sconfinata per l’arte.
Fo ha rivoluzionato il teatro e la lingua, ha combattuto battaglie sociali e civili, con e attraverso il teatro e i suoi libri, ha vissuto gli scontri con l’arroganza del potere, ricevendo centinaia di denunce e tentativi, più o meno realizzati, di censura, ha contrastato la violenza, in ogni sua forma e soprattutto contro le donne, schierandosi con loro in una lotta determinata e forsennata, partendo dalla denuncia di stupro patito da Franca Rame.
L’atto esso stesso rivoluzionario di una donna che grida al mondo la violenza subìta e il suo compagno di vita che la abbraccia, la conforta, la sostiene e insieme a lei combatte, in un’Italia assonnata, bigotta e sempre un po’ sessista, in cui gli uomini, a partire anche troppo spesso dai mariti, provano sempre un po’ a scaricare le responsabilità sulla femmina, colpevole di essere magari bella e disinibita.
Fo nel suo essere non allineato e contro ha dato una via per ribellarsi a chiunque e lo faceva con l’espressione più libera che esiste, quella dell’arte, quale forma di manifestazione senza vincoli di un pensiero libero.
Per questo oggi ogni italiano è un po’ più povero, perché si è spenta quella voce di risveglio delle coscienze, che urlava di vivere, abbattendo steccati ideologici o materiali, quando non consentono all’essere umano di sentirsi veramente tale.
Quella voce che dimostrava amore sconfinato per l’essere umano e voleva spingerlo a dare corpo a quell’idea di libertà, che di per sé rappresenta la conquista rivoluzionaria delle donne e degli uomini nella storia.
Fo questa rivoluzione l’ha combattuta e condotta fino alla morte e se oggi ognuno si sente più libero o è pronto a combattere per esserlo, un po’ lo deve anche a questo artista e saltimbanco, che ha segnato la cultura italiana per quasi un secolo.
La rivoluzione per lui non sarebbe finita e non avrebbe mai dovuta finire, e noi possiamo continuarla, soprattutto quella verso la libertà, partendo dall’eternità delle sue opere.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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