22 Giugno 2023 - 9.56

L’incubo della ricerca di una casa a Vicenza

Nel 1948 il regista statunitense Harry C. Potter girò un delizioso film dal titolo “La casa dei nostri sogni” – in originale “Mr. Blandings builds his dream house” – con protagonisti Cary Grant e Myrna Loy.

Vi si narrano le vicende di una benestante famiglia newyorkese che dalla città decide di trasferirsi in campagna vendendo un appartamento favoloso nell’Upper East Side per comprare una casa tra i campi apparentemente bisognosa di pochi restauri per diventare l’abitazione perfetta.

Grazie all’infedeltà dell’agente immobiliare la “reggia” si rivela una catapecchia diroccata che assorbirà tutti i risparmi del povero Mr. Blandings per diventare finalmente la casa dei sogni della moglie Muriel.

La commedia non è così lontana dalla realtà, sotto in alcuni la vita reale è largamente peggiore e chi si sia trovato ad acquistare un immobile residenziale lo sa bene.

La ricerca di un appartamento da comprare può diventare un vero incubo grazie ad agenti capaci di ogni bassezza pur di portare a casa quello che spesso essi stessi definiscono “l’affare della tua vita”.

Ma andiamo con ordine, partendo dagli annunci che le agenzie di real estate – come si chiamano tra i raffinati – propongono dalle vetrine dei loro uffici o più semplicemente sui loro siti web.

“Imperdibile mansarda con vista mozzafiato sulla città, a pochi passi dal centro” va letto “Sottotetto con lucernario sui tetti in prima periferia”, così come “Prestigioso appartamento in piano ammezzato, doppi servizi e ingresso indipendente” sarebbe in realtà “Ex casa del portinaio al mezzanino, entrata di servizio e water separato”.

Venendo ad esempi di vita vissuta – ci siamo presi la briga di interpellare amici e parenti che recentemente si sono messi alla ricerca di una casa da comprare a Vicenza, in centro storico – si sprofonda in un abisso di malafede e incompetenza.

Esiste l’agente immobiliare “fighetto” – abito gessato due taglie di meno, mocassini senza calze e pochette – che al cliente fa fare una prima visita “virtuale” comodamente seduti nel suo studio. 

Il grandangolo fa sembrare grande anche uno sgabuzzino 1×1 e l’acquirente decide di visionare di persona l’immobile.

In realtà si tratta di una stamberga che sta in piedi grazie al Photoshop o poco più. Ma la giustificazione è: “Qui si possono ricavare due appartamenti e con qualche lavoro di ristrutturazione (ndr. almeno 200 mila euro) avrete l’appartamento dei vostri sogni”.

E che dire del venditore che ha messo sul mercato l’appartamento una decina di anni fa e non si decide di abbassare il prezzo nemmeno di un euro? Quanti ne avete trovati? Meglio pagare 1500 euro di IMU all’anno e le spese condominiali per 10 anni che abbassare il prezzo… no?

Poi c’è l’agente che ha studiato marketing per corrispondenza e mellifluo dice “Prima le faccio vedere l’inferno e poi la porto in paradiso” che tradotto sarebbe “Prima la porto in un pollaio lercio così poi l’appartamento successivo, sempre orrido e mal distribuito le sembrerà Versailles”: alla vista del rudere sito in via Firenze tra negozi etnici e capannelli eterogenei i miei amici sono ovviamente fuggiti prima che il cialtrone potesse mettere in atto il suo piano dantesco. Il Paradiso è invece ad un piano alto dell’Everest, ma il prezzo è dodici volte il primo appartamento ed è da ristrutturare.

Nella categoria venditori di “solide realtà fumose” rientra l’agente con poco senso dell’orientamento: allettati da “entrata su viale Roma” – i vicentini sanno benissimo dov’è – si scopre che il portone e il palazzo sono in viale Milano – due strade più in là ma in contesto assai differente -, al che la nostra si giustifica con un “eppure ho un ottimo senso dell’orientamento, sa”.

Vi è poi il caso di chi entra a vedere un appartamento proposto come ‘con ampi spazi e vista magnifica’ ma durante la visita trova 14 inquilini asiatici e decine di pareti aggiunte di cartongesso. “Scusate non lo sapevo” è la giustificazione dell’immobiliarista.

Categoria fantastica è quella del venditore/venditrice fai da te, ovvero il privato che si arrangia.

La visita inizia bene – si badi che il fatto è realmente accaduto -, casa tutta in ordine, in zona stadio, e profumata per la visita, proprietaria cordiale e che soprattutto si sforza di parlare un italiano corretto e senza inflessione dialettale.

Il giro delle stanze promette bene, l’appartamento è appetibile e finalmente si arriva a vedere il garage davanti al quale campeggia un cumulo di foglie secche: al che la forbita proprietaria si lascia andare a un rivelatore “El me scusa par lo smerdàro davanti al garage”, con conseguenti colpi di tosse del potenziale acquirente per mascherare la risata e successiva fuga all’inglese. Al di là dell’improbabile commento, si scopre che il garage è in un altro quartiere.

E che dire dei potenziali vicini? La vecchia impicciona che dalla finestra di casa sua studia i potenziali nuovi inquilini con sguardo torvo che sembra dire “Venite, venite che poi vi sistemo io” o l’invadente, uomo o donna che sia, che potrebbe diventare vostro dirimpettaio di pianerottolo e si unisce alla visita della vostra futura casa dispensando anche consigli sull’eventuale ristrutturazione?

Quasi quasi conviene una tenda canadese.

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