15 Maggio 2023 - 8.38

L’allegra brigata Pd-5Stelle cavalca la proteste delle tende

Nel corso della mia ormai lunga esperienza di vita, di voltafaccia, di cambi di casacca, di riposizionamenti, ne ho visti un’infinità.

Mi riferisco ai politici in particolare, e pur condividendo l’idea che “solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”, vi confesso che certi “giri di valzer” dei nostri Demostene riescono ancora a sconcertarmi, talvolta anche ad indignarmi.

Certo se ci fosse un premio annuale ”Faccia tosta”, ci sarebbe una bella folla di aspiranti al podio!

Non sono una verginella, ho fatto politica attiva per lunghi anni, so bene che quello che si può proporre in una certa fase, può non andare più bene in un altro momento, ma un cambio di opinione dovrebbe a mio avviso basarsi su dati oggettivi, razionali, giustificabili, e non come sempre più spesso succede sul rincorrere ogni protesta del momento, al mero scopo di raccattare qualche zero-virgola nel prossimo sondaggio, o qualche voto in più alle elezioni.

Non si tratta di essere eticamente rigidi come un Savonarola o un  Robespierre, né al contrario sostenere che politica e morale devono marciare su binari diversi, come postulava Machiavelli, bensì semplicemente rendersi conto che i cittadini-elettori non sono stupidi, non hanno l’anello al naso, e capiscono quando certe manovre sono puramente strumentali.

Vi starete chiedendo, perché tutta questa premessa?

Semplice.  

Immagino non vi siano sfuggite le proteste degli universitari, partite dopo l’iniziativa di una studentessa della provincia di Bergamo, Ilaria Lamera, che per protestare contro l’aumento degli affitti delle case a Milano, il 2 maggio ha scelto di dormire in tenda di fronte al Politecnico, la prestigiosa università dove studia Ingegneria ambientale.

La sua azione è stata subito emulata da altri studenti di Roma, Bologna, Torino, Firenze, Cagliari, Padova, e poi un po’ di tutte le Università; tutti accampati davanti ai loro Atenei.

Potevano la nostra “Segretaria eletta dai passanti” ed il “Chavez de noaltri” farsi sfuggire una simile occasione per salire sul carro delle proteste?

Potevano rinunciare a “mettere il cappello” sulle contestazioni di questi ragazzi?

Giammai!

Ed infatti sia Elly Schlein che Giuseppe Conte si sono affrettati a raggiungere gli “accampati” per garantire la loro vicinanza alla protesta, unitamente all’impegno del proprio Partito per favorire una qualche soluzione del  problema.

Caspita, ci sono momenti in cui viene da dire: ma perché non c’ero?

Perché se fossi stato presente non avrei perso l’occasione per chiedere ai due leader della sinistra italica cosa abbiano fatto per affrontare il problema affitti quando guidavano il Paese!!!!!

Già perché il problema della casa e del caro affitti non nasce oggi, è annoso, e negli ultimi cinque e più anni il Movimento 5 Stelle ha addirittura guidato il Governo proprio con Conte, ed il Partito Democratico ha anch’esso avuto i suoi premier (Letta, Renzi, Gentiloni, e ha poi partecipato ai Governi Conte 2 e  Draghi).

E cos’hanno fatto questi progressisti per affrontare il problema denunciato dagli studenti, che adesso cercano di blandire?

Invece di dedicarsi all’edilizia studentesca, ed in generale al problema di chi  una casa non ce l’ha, hanno scelto (e sottolineo scelto) di impegnare 100 miliardi delle tasse degli italiani per consentite ai ricchi di rimettere a nuovo le proprie abitazioni, comprese le seconde case e le villette, in quello che  resterà nella storia come il più grande trasferimento di ricchezza dallo Stato alle classi più abbienti, in una sorta di “patrimoniale all’incontrario” (alla faccia di Landini e Schlein).

Già perché il Bonus Facciate ed il Superbonus 110% non li ho mica inventati io, bensì Dario Franceschini, Giuseppe Conte, e l’allegra brigata 5Stelle -Pd! 

E sempre fossi stato presente, avrei anche chiesto ai due leader della gauche: ma sapete quanti posti letto, quanti alloggi per studenti, quante case per le giovani famiglie, quante ristrutturazioni di vecchie case popolari, si sarebbero potuti fare con quei 100 miliardi che avete usato per rifare anche le seconde case, e anche qualche castello?

Ecco perché li candiderei, se ci fosse, al Premio “Faccia Tosta”, perché adesso hanno il fegato di andare a lisciare il pelo ai ragazzi delle tende, quando con le loro politiche sulla casa hanno scaricato sulle loro spalle e sul loro futuro il conto da pagare, sotto forma ovviamente di aumento del debito pubblico.

Certo adesso sono all’opposizione, ma ci vuole un coraggio di ferro ad attaccare il Governo Meloni, che è in carica da circa 6 mesi, per additarlo come responsabile di questa situazione; e francamente sono da apprezzare gli studenti “attendati” che non li hanno presi a male parole (anche se qualche contestazione la Schlein e Landini l’hanno incassata), o peggio. 

Alla fine mi viene da dire che è inutile arrabbiarsi, perché noi italiani abbiamo la memoria corta, anzi cortissima, e dimentichiamo facilmente le malefatte di chi ci ha governato, dando loro la possibilità di presentarsi ogni volta come se non avessero un passato.

Venendo quindi alle proteste, credo che, al di là della coreografia delle “canadesi” davanti alle Università, ed al forte sostegno mediatico della protesta assicurato dalla stampa e dai social, si dovrebbe in realtà parlare di un “problema della casa”, di cui gli alloggi degli studenti sono solo un capitolo.

Viene da chiedersi come mai queste proteste siano scoppiate proprio adesso, visto che le tensioni sul mercato degli alloggi degli studenti, al di là dell’ attuale innegabile impennata inflazionistica, si trascinano da anni.

Ad essere maliziosi si potrebbe anche pensare che avere il primo Governo di destra abbia stimolato le Organizzazioni Studentesche (quasi tutte posizionate a gauche) ad accendere le micce, e se così fosse fra qualche anno i leader della protesta li potremo vedere in Parlamento sui banchi della sinistra, sempre alla ricerca di facce nuove,  anche  se talvolta con scarsa fortuna come avvenuto ad esempio con Soumahoro.

Il problema degli alloggi comunque c’è, e sarebbe stupido negarlo, anche se i  freddi numeri dicono che gli universitari fuori sede sarebbero 591 mila,  a fronte dei 40mila alloggi pubblici a loro riservati.  Anche se tutti i progetti del Pnrr venissero attuati, cosa di cui dubito fortemente, alla fine del 2026 i posti letto degli studentati arriverebbero a 100 mila. Quindi ancora 491 mila ragazzi  continuerebbero a cercare una casa o una stanza sul libero mercato, con tutto quel che comporta a livello di prezzi, data la concorrenza ad esempio con gli alloggi turistici.

Certo qualcosa di può fare nell’immediato, e penso ad esempio ad aumentare la quota detraibile del costo delle stanze dei figli, o altri artifici fiscali, contribuendo così anche all’emersione del “nero; oltre ovviamente a recuperare edifici pubblici dismessi.   E perché no,  magari anche favorire maggiormente il cosiddetto “prestito d’onore per studenti”, inspiegabilmente ancora poco diffuso in Italia.

Basta rendersi conto che il problema non può essere risolto in tempi rapidi, e che il solo immaginare (come ho sentito dalla bocca di qualche politico) di “rimettere in circolo gli appartamenti sfitti dei privati” con qualche atto forzoso, tipo la requisizione, è semplicemente demenziale.

Ma debbo confessare che qualche intervista degli “studenti delle tende” mi ha lasciato un po’ perplesso, perché il tema di cui si discute sembra essere di fatto quello della “comodità”.

Infatti ho letto che qualche ragazzo si lamenta di dover fare il pendolare, e di arrivare alla sera talmente stanco da non aver voglia di andare fuori con gli amici (sic!). 

Altri fanno capire che l’obiettivo principale delle proteste sarebbe il poter fruire di affitti calmierati in appartamenti nelle zone limitrofe alle Università, magari in “zona movida”.

Che dire?

Che sarebbe bello poterli accontentare; solo che risulterebbe poi difficile trovare una giustificazione nei confronti di migliaia e migliaia di cittadini che abitano fuori dalle Ztl, o nei paesi, e che ogni santo giorno fanno avanti e indietro dalla periferia fino ai centri città per studiare e lavorare.   Frotte di persone che si alzano magari alle cinque di mattina, che affrontano un sistema dei trasporti  spesso inefficiente, che salgono su un treno, poi sulla metro, e infine si fanno una camminata a piedi per arrivare in ufficio (e parliamo di camerieri, operai, baristi, impiegati pubblici e privati, non di Amministratori Delegati), il tutto magari per uno stipendio con cui si fatica ad arrivare a fine mese. 

Cosa racconteremmo a queste persone?

Di piantare le tende davanti agli uffici? 

Umberto Baldo 

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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