24 Agosto 2023 - 9.43

I nostri ragazzi la pensione la vedranno… con il cannocchiale!

Umberto Baldo

Poiché i politici ci hanno abituato a dichiarazioni a raffica, a prese di posizione poi riaggiustate o addirittura ritrattate, a promesse mai mantenute, ormai abbiamo capito che quasi sempre si tratta di parole…. parole, che ormai ci entrano da un orecchio ed escono dall’altro.

Eppure ci sono concetti su cui dovremmo soffermarci, e farci sopra anche qualche riflessione.

Tipo questa frase pronunciata nei giorni scorsi al consueto Meeting annuale di Comunione e Liberazione di Rimini dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “…nessuna riforma delle pensioni può tenere con i numeri della denatalità che abbiamo oggi”.

Parole come pietre, che assumono una valenza ancora maggiore se pensate che provengono da un esponente di punta della Lega, il Partito da sempre in prima linea nel chiedere l’abbassamento dell’età pensionabile. 

Provate a chiudere gli occhi pensando al concetto più “gettonato” dal Capitano negli ultimi anni. 

Ve lo ricordo io: “Il superamento della legge Fornero è una promessa che, costi quello che costi, porteremo fino in fondo”.

Certo Salvini di promesse roboanti ne ha fatte tante nel tempo, dall’eliminazione del canone Rai e delle accise sulla benzina, al blocco dei migranti.

Ma l’eliminazione della legge Fornero sembra quasi diventata una sua ossessione!

E così anno dopo anno si è proceduto stancamente, e con sempre maggiori difficoltà, a cercare nuovi equilibri (le famose Quote 41, 103 ecc.), che sono sempre serviti solo a calciare più in là la lattina, senza risolvere il problema alla radice.

Tanto da far dire a Elsa Fornero che: Né Salvini né altri hanno avuto il coraggio (e i soldi) per cancellare la mia riforma delle pensioni. Perché aiuta i giovani!”.

Dal mio punto di vista, viste le promesse mai mantenute, il problema delle  pensioni rientra nell’eterna lotta tra la politica di piccolo cabotaggio in cui eccellono i nostri Demostene, che guarda solo al consenso elettorale immediato, non raramente ottenuto con l’inganno (preferito alla verità), ed un percorso di lungo termine che garantisce la sostenibilità del sistema, anche se una tale scelta richiede sacrifici, ed un bagno nella realtà. 

Parliamo di un percorso che tenga conto non solo delle generazioni presenti, ma soprattutto di quelle future, che rischiano di diventare le vere vittime di queste “goliardate elettorali”.

Ma, ripeto, se un Ministro di punta della Lega, quello che regge i cordoni della borsa, non teme di fare certe dichiarazioni “disallineate” (almeno così appare perché travolta mi viene il dubbio che siamo sempre spettatori di un teatrino) con i mantra del suo “Capitano”, vuol dire che la situazione è seria, maledettamente seria. 

Evidentemente Giorgetti è un politico con i piedi per terra, che prima di lanciare slogan o fare promesse da marinaio, si documenta e legge.

E leggendo il Rapporto annuale 2023 dell’Istat deve essersi reso conto, come se ce ne fosse bisogno, che sul Paese incombe una minaccia drammatica, una vera e propria bomba a orologeria, che si chiama calo demografico.

Cosa dice questo Rapporto?

In realtà cose note da tempo, che i nostri Demostene dovrebbero conoscere anche se fanno finta di nulla, e cioè che la fotografia dell’Italia è questa: calano le nascite, sale il numero degli over 65 in rapporto alla popolazione, diminuiscono gli individui in età attiva ed i più giovani.

Qualche dato en passant.

Dal 2008 ad oggi i nuovi nati si sono ridotti di un terzo.

Nonostante l’elevato numero di decessi di questi ultimi tre anni, incentivati molto dal Covid, (oltre 2 milioni e 150mila, di cui l’89,7 per cento riguardante persone con più di 65 anni) il processo di invecchiamento della popolazione è proseguito, portando l’età media della popolazione tra l’inizio del 2020 e l’inizio del 2023 da 45,7 a 46,4 anni.

La popolazione over 65 ammonta a 14 milioni 177mila individui al 1° gennaio 2023, e costituisce il 24,1 per cento del totale degli italiani. Tra le persone ultraottantenni si rileva comunque un incremento, che li porta a 4 milioni 530mila, vale a dire il 7,7 per cento della popolazione totale.

Risultano in diminuzione tanto gli individui in età attiva, quanto i più giovani: i 15-64enni scendono a 37 milioni 339mila (sono il 63,4 per cento della popolazione totale), mentre i ragazzi fino a 14 anni sono 7 milioni 334mila (12,5 per cento). 

Al 1° gennaio 2023 per ogni 100 giovani di 15-34 anni,  si registravano 117,9 anziani di 65 anni (erano 70,5 al 1° gennaio 2002).

Qualsiasi persona con un minimo di conoscenza di come funziona un sistema pensionistico si rende conto che, con questi dati, gli effetti sulla tenuta del sistema previdenziale sono consequenziali: numero dei pensionati sempre in crescita, allungamento del tempo medio di percezione della pensione, e diminuzione  dei contributi versati da chi lavora.

Per capirlo meglio vi faccio un esempio terra terra.

Immaginate una botte senza coperchio che alla base abbia una serie di spinelli da cui fuoriesce il vino.

C’è qualcuno che continua a riempire dall’alto la botte con il vino, e molti che alla base lo spinano e lo bevono allegramente.

Se progressivamente chi deve riempire la botte ha sempre meno vino da versare, capite che dopo un certo tempo gli spinelli cominciano a “buttare meno”, e nel medio periodo i bevitori resteranno a bocca asciutta.

Bene, nella metafora la botte è l’INPS, coloro che devono riempirla dall’alto sono i lavoratori attivi con i loro contributi (in calo), e quelli attaccati agli spinelli sono i pensionati, sempre più numerosi.  

Questa è la situazione del sistema pensionistico italiano in conseguenza della crisi demografica, e non ci vuole certo un premio Nobel dell’Economia per capire che il risultato è appunto un impianto che, in prospettiva, non può reggere perché, anche dopo l’introduzione del metodo di calcolo contributivo, il sistema è ancora in larga parte “a ripartizione”.

E pensare che c’è chi (tipo il Sindacato o certa gauche) vagheggia persino “pensioni di garanzia” per assicurare in  prospettiva  un assegno adeguato ai giovani, quando è palese che, se non si riuscirà ad aumentare notevolmente i lavoratori attivi, i ragazzi di oggi la pensione la vedranno con il “binocolo”. 

A proposito chi le pagherebbe le pensioni di garanzia?  Uno Stato che a giugno registrava 2.843 miliardi di debito pubblico, fra l’altro sempre in crescita?.

Immagino che qualcuno di voi, leggendo l’espressione “bomba a orologeria”, avrà pensato “ma questo esagera, fa terrorismo!”

Credetemi che non è così, perché i freddi numeri forniti dall’Istat ci dicono che con questo calo demografico l’Italia, in assenza di correzioni significative, registrerà una perdita di 5 milioni di persone nel 2052, e di ben 11 milioni nel 2070.

I demografi avvertono che in realtà è già tardi per invertire la tendenza, e che l’unica soluzione è quella di immigrazione consistente.

Questa soluzione è la più ovvia, ma vedendo le enormi difficoltà a “piazzare” sul territorio le 100mila e più persone (la Cassazione ha di recente stabilito che non si può più usare la parola clandestini) arrivate dall’Africa da inizio anno ad oggi, e le proteste dei Sindaci, anche veneti, sono lì a dimostrarlo, non la vedo proprio una passeggiata, e sempre che gli italiani ad un certo punto non dicano “basta!”.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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