9 Dicembre 2021 - 13.35

Gli anziani: perché non li eliminiamo?

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un titolo su un sito che sostanzialmente recitava: “Gli anziani, che sono il 21% degli italiani, possiedono il 37% della ricchezza”.Francamente non mi impiccherei su quei numeri, perchè ormai lo sport nazionale sembra essere quello di sparare percentuali, spesso contraddittorie, sovente poco affidabili o campate in aria, e talvolta anche tendenziose. Ma è il “non detto” che sta dietro quel titolo che ha attratto la mia attenzione. Perchè, diciamo la verità, nasconde un messaggio vagamente accusatorio, come se avere qualche soldino a disposizione sia quasi un delitto. Non sono un cultore del politically correct, e sapete che amo dire quello che penso, anche se va contro la narrazione dominante, a costo di suonare come una “voce fuori dal coro”. Quindi, sul tema, la mia prima reazione è stata: “ma cosa c’è di così strano?”Se una persona è riuscita a diventare anziana ha alle spalle una vita di lavoro, durante la quale potrebbe anche essere riuscita a mettere da parte qualcosa per la vecchiaia. Ha incassato il trattamento di fine rapporto, e in certi casi anche la liquidazione del Fondo pensione integrativo.Nella quasi totalità dei casi ha una casa di proprietà, e chi per sua fortuna guadagnava molto, spesso anche una seconda casa per le vacanze,Non ha rubato nulla, perchè oltre ad aver pagato le tasse sullo stipendio fino all’ultima lira, su quei risparmi, o su quegli immobili, ha pagato e continua a pagare tasse sul conto corrente, sul deposito titoli, Imu, e quant’altro la fantasia del legislatore italiano riesce a partorire.Ripeto: ma cosa c’è di così strano, nel fatto che gli anziani complessivamente siano più ricchi della parte più giovane della popolazione?Assolutamente nulla, dovrebbe pensare chiunque metta in campo un po’ di razionalità, eppure questa situazione viene descritta su molti media con toni vagamente criminalizzanti, tanto che a un qualunque anziano che possa contare su un po’ di benessere viene da chiedersi, smarrito: ma cosa ho fatto di male?Per non dire che questi titoli, queste analisi, possono provocare a qualche vecchietto anche uno stato ansiogeno, basato sulla domanda: “ma quando mi esproprieranno i soldi e la seconda casa?”Io la metto un po’ in burla, ma credetemi che a nessuno piace essere esposto al pubblico ludibrio su una presunzione di ricchezza, che spesso ricchezza non è, trattandosi per lo più di qualche risparmio faticosamente raggranellato durante un’intera vita, ovviamente dopo aver fatto parte con lo Stato.Ma questa è una fase politica ossessionata dai temi dell’uguaglianza e della povertà, anche se spesso a discettarne è gente che la povertà l’ha letta solo sui libri, abitando nelle Ztl delle città, guadagnando stipendi a sei cifre, e che forse pensa, impegnandosi a parole nei talk show televisivi, di salvarsi l’anima.Io credo che, prima di lasciarsi andare a considerazioni prive di logica, vadano considerati alcuni elementi.E fra questi spicca il dato, rilevato dall’Istat in uno studio di un paio d’anni fa, che il 44% delle famiglie qualificabili come “coppie con figli” dipende dalla pensione di un nonno per il proprio welfare.Altro dato su cui riflettere è che i giovani italiani si distinguono in Europa per l’elevata età media in cui escono dalla famiglia di origine: ben 30 anni, contro la media europea di 26 (in Svezia addirittura 20).  Ciò comporta che nel Belpaese molti giovani dipendono direttamente dai genitori, perchè vivono ancora con loro sebbene adulti, e che la soluzione per la sopravvivenza di molte famiglie con genitori trenta-quarantenni è quella di avere il nonno o la nonna in casa.  C’è quindi un costante e significativo trasferimento intergenerazionale di risorse fra genitori e figli, spesso con il coinvolgimento anche dei nonni.Se a questo aggiungiamo l’importanza dei nonni nella gestione dei bambini, e lo si è visto bene durante la pandemia, credo di non dire una bestemmia se affermo che gli over 65 rappresentano in Italia a tutti gli effetti il nuovo welfare.Tutto questo è possibile proprio perchè i vecchi hanno qualche risorsa da parte cui attingere, che sicuramente nelle loro intenzioni era stata accantonata per finanziare una vita fortunatamente sempre più lunga, ma in cui purtroppo gli ultimi anni si trascorrono spesso non in buona salute, e quindi con la necessità di potersi pagare spese sanitarie ed una badante.Se poi una minoranza di anziani gode di pensioni alte, con un piccolo patrimonio a disposizione, e riesce per quanto possibile a godersi un po’ la vita, cosa facciamo, li esponiamo alla gogna?Oltre a tutto non va trascurato un dato che interessa complessivamente l’economia nazionale, perchè se è vero che negli ultimi 25 anni si è ridotta la spesa per consumi familiari, è aumentata di molto quella degli anziani, che oggi spendono, ovviamente quelli che se lo possono permettere, molto di più in cultura, svago e viaggi, a parte gli ultimi due anni di pandemia, in cui non a caso sono aumentati i depositi bancari.Continuando nel ragionamento, mi rendo conto che si sta sempre più determinando una frattura generazionale, che porta molti giovani a pensare che in questo Paese si spendono troppe risorse per la popolazione anziana.Dal loro punto di vista tale lamentela è comprensibile, ma dovrebbero prendersela non con i vecchi, bensì con una classe politica che non è stata in grado di mettere in campo politiche a favore dei giovani, e che, a quanto è dato vedere, non sarà in grado di farlo anche nel futuro per mancanza di idee e di preparazione.E allora, che si fa?Provocatoriamente, e sottolineo provocatoriamente, si potrebbe pensare: perchè non eliminiamo i vecchi? In fondo basterebbe curarli meno quando sono ammalati, ed in breve tempo il loro numero si ridurrebbe considerevolmente.E così si avrebbero alcuni risultati apprezzabili: meno pensioni da erogare, meno spesa sanitaria, più risorse finanziarie per far girare l’economia, visto che nessuno si porta niente nell’aldilà, più soldi da impegnare a favore dei giovani.  Appartenendo, per mia fortuna, alla categoria degli anziaEvni, mi auguro che non prenda mai piede una visione in cui invecchiamento della popolazione sia percepito come un fardello sociale non più sopportabile.Quindi, smettiamola con i titoli in cui i vecchi vengono descritti come nababbi in un mare di povertà giovanile.Smettiamola di stigmatizzare quegli anziani che magari si concedono una crociera, come se quei soldi li avessero rapinati.Sicuramente va fatto molto di più per i giovani, per il loro futuro, ma ciò non può mai avvenire a scapito di chi “il futuro ce l’ha dietro le spalle”.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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