5 Ottobre 2016 - 9.34

ECONOMIA – Sistema bancario sul baratro, più cultura per uscire dalla crisi

banca

Di Fabio Rossi

Una crisi che ormai dura da parecchi anni, una crisi che sembra non finire mai, che parte da lontano e che vede le banche coinvolte in un difficile processo di ristrutturazione i cui esiti son difficili da decifrare. I problemi che oggi attanagliano le banche sono molteplici. Le difficoltà a generare utili e di conseguenza dividendi per i soci, la forbice tra raccolta ed impieghi sempre più sottile tanto da non riuscire a generare reddito e neanche a coprire il rischio degli impieghi. I crediti deteriorati, di cui i bilanci delle banche sono pieni, dove per crediti deteriorati s’intendono tutti quei soldi prestati ad aziende e famiglie che sostanzialmente non riescono più ad essere onorati. Senza dimenticare quei prodotti altamente tossici e pericolosi, i derivati, creati molte volte solo per avere importanti commissioni, basta vedere cosa sta succedendo in questi ultimi giorni in Deutsche Bank, e di cui parleremo in maniera più dettagliata la prossima volta.
Purtroppo però mettere la testa sotto la sabbia non serve. Che piaccia oppure no, non c’è economia senza un sistema bancario / finanziario sano. Famiglie ed aziende hanno bisogno delle banche, e le banche hanno bisogno della
fiducia delle famiglie e delle aziende. Se non c’è fiducia reciproca, se non c’è etica, se non ci sono coerenza e consapevolezza su quello che sta succedendo, non c’è futuro.
La crisi delle banche non è comunque solo un problema italiano, ma anche europeo, basta vedere cosa sta succedendo alle due principali banche tedesche, oltre a ciò che è capitato in Italia con il salvataggio delle quattro banche e con la formazione del fondo Atlante in soccorso dei due Istituti del Nordest, e quello che sta avvenendo in Monte Paschi, senza contare quello che succederà, perché, purtroppo, non è ancora finita.
Ci vuole più cultura contro la crisi bancaria. C’è sostanzialmente una grave mancanza di conoscenza delle dinamiche del credito, e senza riforme radicali non si riuscirà ad uscire dalla crisi. Inevitabilmente ci sarà necessità di
drastiche riduzioni dei costi, di vendite di assets e ricapitalizzazioni, è improbabile però che ci sarà bisogno di aiuti di Stato poiché, nonostante i problemi, il sistema è più sicuro.
Ovvio che le prospettive in tal senso per le piccole e medie banche europee saranno estremamente difficili, chiamate a trasformarsi in qualcosa d’altro, ma non c’è alternativa, pena la chiusura. Purtroppo però un insieme di fattori sta mettendo il sistema bancario alle corde, ed il rubinetto del credito inevitabilmente tenderà a chiudersi, non ad aprirsi. Non va dimenticato che senza il credito, l’economia non decolla. Senza istituti di credito, la crescita si ferma. Si è vicini ad un burrone che porta diritti all’inferno. Gran parte di questa crisi è dovuta ai problemi strutturali e mai risolti di molti istituti creditizi, accentuati poi ed in parte legati alla normativa sul bail-in entrata in vigore quest’anno. Forse non sarebbe sbagliato rivederne le regole per riacquistare parte della fiducia persa dei risparmiatori. Non è stato fatto praticamente nulla per proteggere la classe più debole, appunto i piccoli risparmiatori, detentori di bond subordinati acquistati prima della direttiva Ue.
La cosa che più preoccupa è che apparentemente i mercati sembrano gestire bene tutto il caos derivante dalle crisi bancarie, un po’ come quello che succedeva nel 2007, anche se poi tutti ci ricordiamo cosa accadde l’anno successivo. La realtà nuda e cruda, invece, è che gli Istituti di Credito stanno incontrando problemi sette anni dopo l’inizio della ripresa, cosa altamente inquietante. Dovrebbero essere fuori dai pericoli, stanno finendo invece nei guai. Nel 2012 Mario Draghi promise di fare tutto il necessario per evitare altre crisi. Quella promessa sembra sempre più problematica da mantenere. Tutti i nodi stanno arrivando al pettine, si rischia di andare alla deriva verso una bancarotta.
Purtroppo, così facendo si sta erodendo la poca fiducia rimasta dei risparmiatori. Sarebbe assurdo fare come in passato ed accusare la grande speculazione internazionale di voler affossare i titoli bancari. Si scoprirebbe che non sono solo i grandi fondi e gli hedge found americani ad aver voltato le spalle all’Europa. La Bce di Mario Draghi questo l’ha perfettamente compreso, i politici europei forse no.

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