8 Settembre 2018 - 13.27

È ALLARME LUPO NEL VICENTINO

È ora di arrivare al dunque. La diffusione del lupo nel Vicentino è fuori controllo, così come non appaiono evidenti misure di contenimento che si rendono indubbiamente necessarie, alla luce delle ripetute predazioni a cui abbiamo assistito anche negli ultimi giorni. Gli elementi ci sono tutti, ma occorre una spinta decisa delle istituzioni, a tutti i livelli, affinché il Piano di gestione del lupo nazionale divenga legge”. Con queste parole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola, rompe il silenzio pubblico sulla questione “lupo”, pur essendo sempre stato dalla parte degli allevatori, sia in linea di principio che attraverso Coldiretti, costantemente a disposizione di chi vive le perdite di animali e deve fare i conti con un sistema burocratico ancora incapace di viaggiare alla velocità che un’impresa richiede. “Il nostro è stato un silenzio funzionale a ricercare un dialogo fattivo con le istituzioni, in primis la Regione Veneto – sottolinea Cerantola, fino a poco tempo fa anche presidente di Coldiretti Veneto – ma dobbiamo costatare che passa un altro anno senza che vi sia l’individuazione di soluzioni razionali, utili ed immediate a tutela degli allevatori. Non possiamo nascondere tutto il nostro rammarico, che è anche la conseguenza del ripetersi di predazioni che sembrano lasciare indifferenti quanti dovrebbero tutelare economia, territorio e turismo. Siamo profondamente delusi di fronte a questa situazione che colpisce trasversalmente tutte le categorie economiche, non solo il mondo agricolo”. Coldiretti non si scaglia contro il lupo, ma intende salvaguardare le proprie aziende, il territorio ed il sistema economico locale. Principi cardine, questi, anche del Progetto Altura, sviluppato e realizzato da Coldiretti con fondi propri per assistere le aziende associate colpite da predazioni, nonché concertato con la Regione Veneto. “La salvaguardia ed il benessere degli animali rientra nel nostro Dna. Tutelare i nostri capi, quindi i nostri allevamenti – sottolinea Cerantola – significa portare a compimento la nostra mission e preservare le aziende dalla chiusura definitiva, in un momento economico non certo facile. Tutto ciò, però, deve aspramente fare i conti con una realtà modificata dai comportamenti dell’uomo, che ha voluto rendere selvatico un territorio che forse non lo è mai stato, introducendo delle specie animali che da secoli non si vedevano o, in molti casi, non si sono mai viste”. Quello che tratteggia Coldiretti è un quadro a tinte decisamente nitide e di certo non positive. I danni determinati prima dalla presenza dell’orso, poi del lupo, passando per i cinghiali ed altri animali selvatici, hanno esasperato quanti lavorano in montagna e l’ipotesi abbandono di questi territori si fa sempre più concreta. “Il lavoro in malga è duro, spesso solitario e non sufficientemente remunerato – prosegue Cerantola – e viene fatto a vantaggio del consumatore e della collettività, in quanto spostare gli animali in montagna significa produrre meno, ma meglio in termini di qualità del latte, quindi formaggi eccellenti. Tutto questo viene riconosciuto, ma non è sufficiente, a fronte delle gravi perdite che gli allevatori hanno patito negli ultimi anni. Una situazione che ha indubbiamente determinato conseguenze anche sul piano emotivo, perché perdere degli animati non è solo una questione economica, ma ha riflessi concreti anche su altre sfere, personali più che imprenditoriali”. Tutti concetti che Coldiretti ha denunciato ed a fronte dei quali ha delineato un’unica soluzione: l’approvazione del Piano di gestione del lupo, che giace a Roma in attesa di essere discusso e votato. La Regione Veneto si è attivata ed ha proposto, lo scorso 10 luglio, il protocollo d’intesa regionale “Danni arrecati dal lupo”, siglato congiuntamente da Regione Veneto, Coldiretti Veneto, Associazione regionale allevatori del Veneto, Lattebusche, Latterie Vicentine, Latteria Soligo, Consorzio di tutela del formaggio Asiago, Consorzio di tutela del formaggio Monte Veronese e Consorzio di tutela del formaggio Montasio. Il protocollo, da solo, potrebbe essere sufficiente per procedere concretamente ed in tempi rapidi. “Il testo siglato a Venezia è chiaro – precisa Cerantola – e si legge che “laddove l’incidenza dei danni, nonostante l’attuazione di misure di prevenzione, vada a superare una soglia di tollerabilità stabilità, vanno previsti anche prelievi numerici a carico della specie, secondo quando previsto dalla Convenzione di Berna, che pone il lupo nel più alto grado di protezione ma che, al contempo, prevede l’attivazione di una deroga quando non esistono altre soluzioni soddisfacenti per prevenire danni importanti agli allevamenti”. Un testo che non lascia spazio a dubbi e sulla base del quale la Regione si è pure impegnata “a coprire al 100% i costi sostenuti dagli allevatori per la realizzazione dei sistemi di prevenzione, a stabilire una procedura amministrativa snella che, a fronte dei danni causati dalla presenza del lupo, garantisca certezza dei tempi e dell’erogazione di quanto dovuto e, infine, a proseguire l’azione intrapresa a livello nazionale per l’immediata applicazione della deroga alla direttiva Habitat, che prevede il controllo numerico della specie”. Gli elementi, dunque, ci sono tutti, occorre essere incisivi e convinti della necessità di procedere”. Coldiretti Vicenza attende azioni concrete ed un impegno istituzionale convinto e fattivo. “Gli allevatori si attendono risposte concrete e veloci. In assenza di questi provvedimenti a rimetterci non sarà soltanto l’economia agricola, ma l’economia dei territori montani, basata anche sul turismo enogastronomico e non solo. Le malghe, infatti, rappresentano un’attrazione non indifferente, con migliaia di visitatori ogni anno sulle montagne vicentine. Rinunciare a questo non può che essere una scelta ottusa e basata sulla salvaguardia di un animale non in via di estinzione e reintrodotto nel nostro territorio montano, capace di fare danni trasversali crescenti”.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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