20 Aprile 2023 - 8.39

Dall’Olio Carli all’ “Olio Carlo”

Quando ero bambino la spesa si faceva dal “casoin”, termine veneto con cui si indicava il negozio di alimentari.   

Non c’erano supermercati, e il commercio on line forse era nelle elucubrazioni di qualche futurologo. 

Ricordo che l’unico bene commestibile che arriva a casa con un furgone era l’Olio Carli, prodotta da un’azienda di Oneglia i cui proprietari avevano avuto molto prima di altri l’idea della vendita porta a porta (ovviamente le ordinazioni si facevano per posta).

Come buona parte del genere umano non apprezzo particolarmente le freddure, ma leggendo dei preparativi per l’incoronazione di Sua Maestà Britannica Carlo III, mi è venuta spontanea l’associazione “Dall’ Olio Carli all’Olio Carlo”. 

Siete inorriditi? 

Lo capisco, mi vergogno  di questa orribile facezia, e vi chiedo venia.

A questo punto penso vi starete chiedendo come sia potuta venirmi in mente.

Presto detto.

Immagino saprete che il 6 maggio è prevista la formale incoronazione di Carlo Windsor, che sedendosi sul trono di San Giacomo diventerà Re Carlo III  del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord.

Un uomo che, grazie alla vicenda della moglie Diana Spencer, ha occupato le pagine di cronaca, prima rosa e poi nera, per decenni, e che in conseguenza della longevità della madre arriva a cingere la corona all’età in cui i comuni mortali sono già in pensione.

Ma un uomo il cui sangue è intensamente blu, in quanto è il primo monarca britannico a discendere dalla regina Vittoria  attraverso due linee di successione: da parte di madre, attraverso Edoardo VII, Giorgio V e Giorgio VI, e da parte di padre attraverso la nonna, la principessa Alice di Battemberg, bisnipote della regina Vittoria e madre del defunto principe consorte di Elisabetta II, Filippo di Edimburgo.  

Tornando all’olio, come da tradizione plurisecolare, durante la cerimonia di intronizzazione è prevista appunto l’unzione con l’olio benedetto.

Ma non penserete mica che per ungerlo verrà utilizzato del semplice olio di oliva, come si fa per le bruschette!

Giammai, per il sovrano inglese è previsto un olio particolare, che viene da lontano, addirittura dalla Terra Santa, da Gerusalemme. 

Quest’olio è stato consacrato la mattina del 3 marzo scorso nella basilica del Santo Sepolcro, durante un rito presieduto dal patriarca greco-ortodosso Theophilos III, e dall’arcivescovo anglicano di Gerusalemme e del Medio Oriente, Hosam Naoum. 

Il 6 maggio verrà utilizzato per ungere il capo, il petto e le mani del sovrano, che, immagino ricorderete, è  anche il capo della Chiesa di Inghilterra. 

L’olio è stato ottenuto, in un frantoio nei pressi di Betlemme, dalla spremitura dei frutti di due uliveti del Monte degli Ulivi, inclusi nelle proprietà del monastero dell’Ascensione e della Chiesa (russa) della Maddalena, che spicca per le cupole a cipolla dorate, poco sopra la basilica dell’Agonia, e dove è sepolta la nonna paterna di re Carlo, la principessa Alice di Grecia/Battemberg.

Ma se pensate che abbia il normale aroma dell’olio extra vergine vi sbagliate! 

L’olio crismale è profumato con germogli di arancio ed essenze di sesamo, rosa, gelsomino, cannella, neroli, benzoino e ambra, secondo una formula in uso da secoli alla corte inglese.

Un olio analogo venne utilizzato anche per “ungere” la regina Elisabetta II nel 1953. 

Ma, contrariamente  a quello usato per la madre, in ossequio alle tendenze ecologiste ed alla cultura “cruelty free” di Carlo d’Inghilterra, questa volta l’olio non avrà derivati animali.

Meglio non conterrà la secrezione degli zibetti (che  vengono tenuti in gabbia, e le loro ghiandole spremute per far fuoriuscire la sostanza odorosa, caratterizzata da note simili a quelle del muschio)  e neppure l’ambra grigia prodotta naturalmente dai capodogli.

Quindi forse non sarà un’espressione particolarmente elegante, e neanche tanto spiritosa, ma oggettivamente quella che verrà usata il 6 maggio sarà una nuova versione del “crisma”, che da oggi potrebbe essere denominata “Olio Carlo”.

Dal punto di vista procedurale, l’unzione del nuovo Re (o della nuova Regina) è una fase della cerimonia di incoronazione considerata talmente sacra che nel 1953, durante l’incoronazione della Regina Elisabetta  la TV non fu autorizzata a riprenderla, 

Non si sa ancora se nel caso di Re Carlo sarà possibile assistere alla solenne procedura, eseguita dall’arcivescovo di Canterbury con strumenti storici. 

Fra essi, come indicato dalla BBC, un cucchiaio “sopravvissuto” alla distruzione del 1649 perpetrata dall’esercito di Oliver Cromwell, il leader politico e militare che fece cadere temporaneamente la monarchia in Inghilterra, instaurando una repubblica che durò una decina danni appena.

Vi confesso che ad un repubblicano incallito come me certi rituali fanno sorridere, perché li trovo anacronistici.

In particolare questa tradizione secondo cui il rito dell’unzione darebbe al nuovo Re un carattere sacro, facendo di lui il vassallo di Dio, l’unto del Signore.

Ma mi rendo conto che per gli inglesi la monarchia, per quanti scandali possano coinvolgere i suoi esponenti, rappresenta un qualcosa di identitario, cui non intendono assolutamente rinunciare.

Dal punto di vista protocollare e scenografico immagino che anche in questa occasione la corte inglese saprà dare il meglio, anche se Re Carlo sembrerebbe orientato ad una maggiore morigeratezza, ad un minor sfarzo.

Ad esempio rispetto all’incoronazione della madre Elisabetta, cui parteciparono 8.000 persone, sembra che stavolta Carlo preveda di ospitarne solo 2000.

Ma contrariamente alla tradizione vecchia di nove secoli, che prescriveva che all’incoronazione del monarca britannico non dovesse essere presente nessun’altra testa coronata,  nell’ambito del suo piano di “svecchiamento dell’istituzione” Carlo avrebbe deciso di invitare tutti i suoi amici coronati, tra cui tutti i reali europei, i sovrani di stati arabi, l’imperatore del Giappone, il re del Bhutan, e tutto il resto della compagnia cantante.

Ciliegina sulla torta, il cerimoniale prevede che anche la regina consorte, Camilla, riceva l’unzione dopo il suo sposo.

Data l’età non più giovanile della “sposina reale” non credo sia né opportuno nè elegante rivolgerle il tradizionale augurio di “figli maschi”.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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