28 Marzo 2022 - 10.43

Boycott China. Un’utopia?Perché non provare? L’irritante finta neutralità del regime cinese

di Umberto Baldo

Credetemi che le immagini terrificanti di missili, bombe, città rase al suolo, ed i conseguenti aspetti umanitari, fatti di milioni di cittadini in fuga, di anziani, donne e bambini con gli occhi terrorizzati, nelle cancellerie degli Stati sono percepite diversamente da come le viviamo noi semplici cittadini.
Sicuramente anche in quegli ambienti c’è preoccupazione per i rischi derivanti da una guerra in cui lo Stato aggressore ha il più grande arsenale nucleare del pianeta, ma sono altre le conseguenze su cui il mondo della diplomazia si concentra, e mi riferisco ai nuovi equilibri geopolitici che da questo conflitto inevitabilmente deriveranno.
Abbiamo visto che sono bastate quattro settimane di guerra per disarticolare alleanze che sembravano inossidabili, per far riavvicinare nuovamente gli Usa all’Europa, per far capire ai Paesi dell’Unione Europea che serve una maggiore coesione e collaborazione, per evidenziare chiaramente che sta emergendo un polo economico orientale, basato sul triangolo Russia-India-Cina.
Sono un po’ tutti gli scacchieri mondiali più caldi ad essere in ebollizione.
Il Sud-est asiatico dove, ad eccezione di Singapore, il Myanmar, governato dai militari, ma anche la Thailandia, le Filippine, l’Indonesia e la Malesia, tra gli altri, non solo non hanno condannato apertamente la Russia, ma anzi sono sul filo del rasoio tra condanna e sostegno.
Il Medio Oriente, dove Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Iran si sono anch’essi astenuti dallo stigmatizzare l’aggressione di Putin all’Ucraina.
Non so voi, ma in questo lavorio sotterraneo, fatto di blandizie, arroccamenti, smarcamenti, posizionamenti futuri, io percepisco un costante “odor di Cina”, la cui posizione sulla crisi in atto è a mio avviso a dir poco “irritante”.
Penso concordiate con me che alla domanda “cosa farà la Cina?” oggi risulta impossibile dare una risposta.
Perchè i mandarini che governano a Pechino finora hanno cercato di fare quello che fanno di solito, ballare il tip tap fra tutte le parti, fingendo di essere neutrali.
Stanno cioè galleggiando su una sorta di “neutralità di convenienza”, incoraggiando a parole il negoziato, ma senza mai condannare l’invasione russa, anzi accusando gli Stati Uniti e la Nato di aver in qualche modo “provocato” l’attacco.
Un’ambiguità quasi ostentata da Pechino, che da un lato ha sostenuto il rispetto della sovranità e della integrità territoriale di uno Stato (guarda caso lo stesso principio con cui vengono messe le mani avanti contro eventuali ingerenze esterne nell’affaire Taiwan, considerata territorio cinese), ma dall’altro ha condannato l’utilizzo delle sanzioni contro la Russia.
Sicuramente la leadership cinese sta pensando che le conviene elevarsi al di sopra di quella che considera una lotta fra due potenze stanche ed in declino, in vista di un nuovo ordine mondiale in cui la Cina possa diventare un elemento di stabilità.
Dove stabilità va letta come predominio cinese, concetto che sembra sfuggire ai sostenitori italiani di relazioni privilegiate con Pechino.
In questa chiave si potrebbe pensare che, quando le armi taceranno, alla fine i veri vincitori della guerra in Ucraina potrebbero essere Xi Jinpin e la sua cricca, che, diversamente dagli altri leader mondiali, hanno la capacità di attendere, di guardare lontano.
In realtà io penso che questi calcoli possano risultare errati.
Che cioè l’instabilità conseguente all’azione sconsiderata, ma pianificata, di Putin, non sia poi una buona notizia per Xi Jinping.
Perchè la Cina a ben guardare persegue obiettivi molto diversi da Mosca e da Vladimir Putin, interessato solo a passare alla storia per aver rinverdito i fasti del ruolo imperiale dalla Russia zarista.
La Cina è più interessata ad un’erosione graduale dell’ordine mondiale a guida americana, piuttosto che alla sua distruzione improvvisa.
Putin è “un uomo muscolare”, che immagina e spera di rafforzare il suo declinante potere nella distruzione, nel caos, e nel terrore.
Xi Jinping che fino ad ora, come è evidente, ha mostrato di voler trarre vantaggio dalla stabilità geopolitica e dall’interdipendenza economica globale, dovrebbe essere molto meno interessato al caos, in quanto preferisce lavorare costantemente alla creazione di un sistema internazionale non più dominato dalle democrazie occidentali.
Per spiegarmi meglio, sia Putin che Xi Jinping vogliono un ridimensionamento definitivo della potenza americana, ma a Pechino sono ben consci che la vera competizione globale è tra la Cina e gli Usa, ed in questo scontro Putin può essere loro utile solo per creare tensioni in Europa, distraendo così gli americani dal vero campo in cui si svolgerà questa sfida, l’Asia ed il Pacifico.
Non va poi mai dimenticato che con la globalizzazione la Cina è diventata la grande fabbrica del mondo, la cui forza si basa sulla produzione.
E quello che Putin non può offrire a Xi Jinping, visto che i russi sono una popolazione a reddito basso, è un mercato alternativo a quello occidentale, in grado di assorbire sia la paccottiglia che i prodotti di alta tecnologia che la Repubblica popolare ha l’esigenza di esportare, per mantenere i ritmi di crescita, e alzare così il tenore di vita dei cinesi meno abbienti.
Quindi io credo che arriverà inevitabilmente il momento in cui la Cina, raggiunti i suoi obiettivi di contenimento degli Usa in Asia, volterà le spalle alla Russia, tornando a sacrificare sull’altare del capitale occidentale.
Dopo tutti questi ragionamenti è inevitabile porsi questa domanda: “ma noi cittadini della ricca Europa non possiamo fare niente per costringere la Cina ad uscire dalle sue ambiguità, mostrando il suo vero volto?”
Io penso di sì.
La Cina è ormai una nazione di “mercanti”, e non uso questo termine in senso spregiativo o denigratorio.
L’economia cinese si basa sull’esportazione dell’enorme massa di prodotti che produce, anche perchè noi abbiamo voluto così, e si sa che ogni mercante vive e prospera se non è “chiacchierato”.
Quindi i cinesi hanno bisogno che la loro immagine non sia intaccata, e che si parli di loro il meno possibile in termini negativi.
E allora parliamone delle loro ambiguità, delle loro attuali posizioni di “equilibrio peloso”, e magari facciamo loro capire che, se continuano così, noi consumatori “occidentali” potremmo anche fare a meno di comprare qualche loro prodotto.
Per essere chiaro fino in fondo: Boycott China! Questo è il messaggio, l’incubo, che dovrebbe inquietare i sonni di Xi Jinping!
Non sarà facile lo so, dato che quasi ogni manufatto che compriamo porta la dicitura “made in RPC”.
Ma credetemi che ci sono alternative sugli scaffali, e non ho alcun dubbio che la Cina potrebbe essere fortemente condizionata dalle nostre scelte di consumatori, forse più che dai missili e dai carri armati.
Perchè è ormai evidente che è il denaro, più che le armi, lo strumento con cui si combattono le guerre moderne.
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA