31 Ottobre 2018 - 19.52

ASIAGO – Raffiche di vento ai 166 km/h: i boschi del Sergente non ci sono più

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“Il bosco. Cattedrale del creato: le luci che filtrano dall’alto, i fruscii, i suoni, gli odori, i colori sono mezzi per far diventare preghiera le tue sensazioni da offrire senza parole a un dio che non si sa. Forse da qui sono nati per la prima volta nell’uomo l’idea, il pensiero, la riflessione”. Una volta di più queste poche, puntuali parole dimostrano come chi dice “bosco” dice Mario Rigoni Stern. Ma soprattutto chi dice “Asiago”, pensa al Sergente nella neve, nonostante se ne sia andato già dieci anni fa. Chissà cosa direbbe lo scrittore asiaghese, che domani avrebbe festeggiato il suo 97mo compleanno e che tra gli alberi e i boschi ha vissuto una vita intera dedicando loro svariati libri assurti ormai a piccoli classici (bastino, per tutti, Arboreto salvatico e Il bosco degli urogalli, anche se l’intera opera di Rigoni Stern è permeata da uno strettissimo contatto con la natura), chissà cosa direbbe, dicevamo, il vecchio Mario di questa Natura che ha devastato i suoi boschi, i suoi amati Vezzena e Marcesina su tutti. Perché oggi l’Altopiano è un habitat devastato. All’alba del terzo giorno di alluvione, ci sono ancora grandi parti del territorio non raggiungibili, senza corrente, senz’acqua, senza linee telefoniche. Tutto il territorio ha pagato un tributo in termini di paesaggio, di flora e probabilmente di fauna, in questa alluvione, che forse non ha precedenti. Si sa di frane, di case scoperchiate, di torrenti diventati fiumi con le sponde erose dalla furia delle acque. Ma ciò che colpisce di più tra le immagini di questa tragedia, che rimbalzano sui social network senza sosta, in una triste condivisione ininterrotta, sono i boschi dell’Atopiano (5.000 km/quadrati, colpendo anche l’estensione dei boschi in Trentino), resi noti dal Sergente, devastati. Migliaia di alberi sono caduti o spezzati, dalla furia di un vento tremendo che è arrivato fino ai 166 km/h (al Verena), alberi che portavano con loro la storia millenaria di un Altopiano che da sempre è nel cuore di tutti proprio per i suoi paesaggi, per le sue cattedrali vegetali. Ed ecco che oggi con tutti questi alberi distrutti, se n’è andato anche, irrimediabilmente, un pezzo di storia dell’Altopiano. “Succede: ci sono alberi che risalgono a prima dei Romani, a prima della nascita di Cristo, ce n’erano 4, ne sono rimasti 3… sono lì a dirci: Uomini, dove volete andare?” Abbiate pazienza!” – soleva dire Mario Rigoni Stern. Conoscendolo,  e conoscendo la sua avversione per la civiltà moderna, di certo Mario avrebbe dato la colpa all’Uomo, non certo alla Natura. E qui, ognuno di noi, tragga le sue conclusioni. Parafrasando il grande amico di Mario, Ermanno Olmi: “Torneranno i boschi”.

 

Ricordiamo che la Regione Veneto ha deciso di vietare temporaneamente la caccia e la pesca sportiva. È stato direttamente il governatore Zaia, in pieno accordo con l’unità di crisi, a decretare con urgenza la chiusura della caccia con divieto assoluto dell’esercizio venatorio sull’intero territorio regionale in ragione delle eccezionali avversità atmosferiche previste e ai fini di incolumità dei cittadini veneti e di tutela della fauna selvatica. Il decreto è stato emesso lunedì ed è valido fino a domenica 4 novembre, e riguarda l’intero territorio regionale, quindi tutti gli ambiti di caccia, i comprensori e le riserve alpine. Vietata anche la pesca sportiva sui fiumi e i laghi della Regione.

 

 

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