17 Novembre 2025 - 15.47

Bangladesh, condannata a morte l’ex premier Sheikh Hasina: con le repressioni del 2024 provocò almeno 1.400 morti

Dacca, 17 novembre 2025 – L’ex primo ministro del Bangladesh Sheikh Hasina è stata condannata a morte da un tribunale di Dacca per i crimini commessi durante la repressione delle proteste antigovernative dell’estate 2024, nelle quali – secondo l’ONU – persero la vita almeno 1.400 persone, in gran parte civili.

La sentenza, arrivata al termine di un processo durato cinque mesi, ha riconosciuto l’ex leader – conosciuta come “Iron Begum” – colpevole di crimini contro l’umanità, tra cui istigazione all’omicidio e ordini diretti di aprire il fuoco sui manifestanti.

«Tutti gli elementi che costituiscono un crimine contro l’umanità sono presenti», ha dichiarato il giudice Golam Mortuza Mozumder leggendo il verdetto. «Abbiamo deciso di imporre una sola condanna: la pena di morte».

La fuga in India e le accuse di un processo politico

Sheikh Hasina è fuggita in India il 5 agosto 2024, mentre le manifestazioni stavano travolgendo la sua residenza dopo quindici anni consecutivi al potere. Dal suo esilio ha definito il processo «politicamente motivato», sostenendo che il verdetto sia stato emesso da «un tribunale illegale» guidato da «un governo non eletto e privo di mandato democratico».

Secondo Dacca, anche l’ex ministro degli Interni Asaduzzaman Khan Kamal, condannato anch’egli a morte nello stesso procedimento, si troverebbe nascosto in India. Poche ore dopo la sentenza, il governo bengalese ha chiesto ufficialmente a Nuova Delhi l’estradizione dei due ex dirigenti, avvertendo che offrire loro protezione sarebbe «un affronto alla giustizia».

La reazione del governo ad interim

Il leader del governo provvisorio, Muhammad Yunus, ha definito la sentenza «uno storico passo avanti», invitando la popolazione a non compiere «atti di indisciplina» e a rispettare la legge in un momento definito «cruciale per la credibilità dello Stato».

Indagini e procedimenti ancora aperti

La condanna odierna non esaurisce i fronti giudiziari dell’ex premier: su Hasina pendono infatti numerose denunce per omicidi, rapimenti e sequestri, presentate negli anni da oppositori politici e associazioni per i diritti umani.

Con la decisione del tribunale di Dacca, il Paese entra in una fase delicatissima, mentre resta aperto l’interrogativo sul destino dell’ex leader e sulle possibili ripercussioni diplomatiche tra Bangladesh e India.

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