Trump apre alla fornitura di missili Tomahawk a Kiev: Mosca e San Pietroburgo a rischio. Da “Faccio finire la guerra in 24 ore” al rischio escalation

Washington non esclude più l’invio di missili a lungo raggio all’Ucraina. Con i colloqui per il cessate il fuoco in stallo e le offensive aeree russe che proseguono, Donald Trump ha lasciato intendere che Kiev potrebbe presto disporre di nuove armi.
Intervistato da Fox News, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Keith Kellogg ha spiegato: «Leggendo le dichiarazioni del presidente, del vicepresidente JD Vance e del segretario di Stato Marco Rubio, la risposta è sì: l’Ucraina potrà usare capacità di attacco in profondità». Vance ha aggiunto che gli Stati Uniti stanno valutando la vendita di missili Tomahawk agli alleati europei, che potrebbero poi trasferirli a Kiev.
Il Tomahawk, in servizio dal 1983 e costantemente aggiornato, è un missile da crociera capace di colpire obiettivi fino a 2.500 chilometri di distanza, volando a bassa quota per eludere le difese. Pesa 1,5 tonnellate, trasporta una testata esplosiva da 450 chili ed è stato impiegato in quasi tutti i conflitti americani dagli anni ’90 in poi.
Se l’arma entrasse davvero nell’arsenale ucraino, Mosca e San Pietroburgo finirebbero nel suo raggio d’azione. Non a caso, il Financial Times aveva rivelato a luglio che Trump avrebbe chiesto a Volodymyr Zelensky perché l’Ucraina non colpisse la capitale russa. Kiev avrebbe replicato: «Possiamo farlo se ci fornite le armi». La Casa Bianca ha però ridimensionato l’episodio, parlando di una semplice domanda del presidente.













