5 Maggio 2020 - 9.49

La svolta Covid-19 in Veneto: all’improvviso tutti runner!

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Quelli che lo sanno fare li vedi da lontano: pantaloncini essenziali, maglietta tecnica di colore vivace, scarpe da corsa leggerissime. Loro sono in veri runner, muscoli scattanti, elastici e fisico magrissimo, nemmeno un grammo di peso in più del necessario. Nelle gambe hanno un metronomo, sanno in qualsiasi momento quanto impiegano a coprire un chilometro, lo fanno in 4’45”, in 5’15” in 6’… corrono come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quando li incontri potrebbero aver iniziato da ore e ti danno l’impressione che potrebbero andare avanti per altre ore, respirano con il naso, non sono in affanno. Sudano, ma con grande moderazione.Loro sono quelli che lo sanno e li riconosci al primo sguardo.In questi giorni ho visto invece di tutto. Pur di uscire di casa si sono messi a correre anche gli zoppi con tutto il rispetto per chi ha questo problema, gente che non ha mai corso in vita sua, nemmeno per raggiungere l’ultimo autobus preferendo invece rimanere in mezzo al nulla per tutta la notte. Quelli che non lo sanno li riconosci ugualmente e da lontano. Ondeggiano cercando di assecondare l’onda che descrive l’adipe che portano sull’addome. Indossano spesso la tuta che non si tolgono per nessun motivo da almeno due mesi, sono troppo vestiti, o troppo poco, portano scarpe improponibili, quelle in pelle di canguro che pesano due chili ciascuna. Si sono portati di tutto: un asciugamano attorno al collo, la fascetta antisudore sulla fronte, il telefono in mano, le cuffie nelle orecchie. Muovono testa, tronco e braccia in modo disordinato, le gambe non hanno ritmo, sembra che abbiano iniziato cinque minuti fa (e spesso è vero) e danno l’impressione di poter essere preda di crampi disastrosi nell’arco di un paio di secondi. Ma pur di uscire…Ho voluto cercare di descrivervi questa situazione per introdurre alcuni ragionamenti che credo siano fondamentali per affrontare la fase 2 della lotta alla diffusione del virus Covid-19. La prima distinzione è quella fra “potere” e “dovere”.Mettendo insieme le norme di comportamento dettate dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm, circa la cui validità vi rimando ad una riflessione pubblicata qualche giorno fa) e quelle messe in fila da un paio di ordinanze del Presidente della Regione Luca Zaia, si comprende che adesso sono davvero tante le attività che i cittadini possono ricominciare a fare dopo due mesi di quarantena. In questo modo di apprende che gli spostamenti all’interno della Regione sono possibili per moltissimi motivi diversi. In primo luogo ecco la normativa relativa alle visite ai congiunti: i nonni possono tornare a vedere i nipoti, le coppie separate possono ricongiungersi, permessi gli incontri di parenti fino al sesto grado. “I figli dei cugini, fra loro, possono incontrarsi” ha scandito davanti alle telecamere domenica scorsa lo stesso Luca Zaia. I figli dei cugini? Io capisco che, di fronte al pasticcio combinato con la scelta di quella parola, “congiunti”, si sia poi corsi ai ripari. Ma i figli dei cugini hanno davvero bisogno di vedersi fra loro? E qui arriviamo al centro del problema: bisogna rendersi conto che c’è una distinzione fra poter fare qualcosa e doverlo fare a tutti i costi. Abbiamo evitato per mesi di andare a far visita agli anziani per non esporli al rischio di contagio e adesso, solo perché si può fare, ci precipitiamo tutti a casa dei nonni? Non ha nessun senso. Quello che dobbiamo fare è tornare a lavorare e, se siamo genitori di figli minori, potremmo essere costretti a portare i bambini dai nonni, avendoli. E allora facciamolo, ma fare in modo che le occasioni di contagio si moltiplichino senza motivo è un rischio da non correre. Ho visto persone, vittime di allergia da polline da sempre. Gente che dalla nascita si chiude in casa quando arriva la primavera, con scorte di fazzoletti e antistaminici, e ieri li ho visti tutti al parco. Erano fuori, in fila, ad aspettare l’apertura dei cancelli e poi dichiarare felici “non vedevamo l’ora di poter uscire” davanti alle telecamere. Salvo poi stramazzare al suolo vittime della crisi asmatica. Sono usciti solo perché si può fare, anche sapendo che avrebbero dovuto evitarlo.  Stesso discorso per chi – con la pelle bianca come il latte – da sempre allergici alla vita da spiaggia, ha preso la macchina ed è andato a farsi una bella passeggiata sul lungomare di Jesolo. Risultato: scottatura sul 90% della superficie corporea, erpes, eritema, colpo di sole e febbre. Ed eccoci alla seconda distinzione: fra “dire” e “fare”. Fra il dire e il fare, dice il proverbio, c’è di messo il mare. E la saggezza popolare non tradisce mai. Il semplice dire predica oggi che si torna al lavoro, che si torna a produrre, che le aziende e i cantieri possono riaprire e che si torna a creare Pil, ricchezza e benessere. Certo, tu puoi anche ricominciare a produrre, ma sei sicuro che là fuori ci sia ancora qualcuno che ha voglia di comprare? Credo sia esperienza comune quella di aver risparmiato in questi due mesi di isolamento. Diciamolo sinceramente, abbiamo speso meno. Non ricordo nemmeno più la faccia del mio benzinaio, quello che vedevo prima ogni settimana per fare il pieno della mia auto e che adesso è rimasta ferma per due mesi. Se solo la batteria non mi abbandona, va tutto bene. La pizza con gli amici del venerdì sera non si mangia da tempo immemore, il giro al centro commerciale è vietato e quindi anche quelle spese non si sono fatte. Del resto i pantaloni della tuta e le magliette che erano nell’armadio si sono rivelate più che sufficienti per affrontare i giorni della quarantena. Intanto è arrivata la primavera, la moglie vi ha già costretto a fare il tradizionale cambio degli armadi: vi siete resi conto che i vestiti estivi dello scorso anno sono ancora più che sufficienti. Abbiamo vissuto con meno, forse tornando all’indispensabile e ci siamo resi conto che magari si può fare. Certo, siamo stati tutti costretti a fare qualche acquisto in più sulle piattaforme on-line, ma niente che si possa mettere a confronto con il tasso di consumo pre-emergenza. E allora fra il dire che si ricomincia a produrre e il fare nuovamente profitti, ce ne passa. Tutti gli analisti ci raccontano che i consumi sono in caduta libera e non solo per il fatto che ci siamo disabituati a comprare. In caduta libera è anche il contenuto delle buste paga di tante, troppe persone. Chi si è ritrovato in cassa integrazione, certo, ha avuto almeno il vantaggio di conservare il posto di lavoro, ma il taglio nei guadagni è stato secco e duro. E poi ci sono tutti coloro che avevano un lavoro e adesso non lo hanno più, nel solo Veneto si parla di circa 50 mila persone, gente la cui capacità di spesa è stata azzerata, che ha bisogno del supporto pubblico anche per comprare il classico pacco di pasta. Non basta: ci sono anche tutti coloro che ancora oggi hanno un negozio, un bar, un ristorante, un salone di parrucchiera, la poltrona da barbiere. Queste persone, esclusi i lavoretti abusivi porta a porta, da due mesi non guadagnano un centesimo, stanno continuando a saldare i conti di mutuo o affitto della loro attività e ancora oggi non sanno se potranno ricominciare a lavorare dopo il 18 maggio o dopo il primo di giugno. Tutte queste persone hanno, evidentemente, contratto i loro consumi: comprano qualcosa solo se devono farlo e per il resto si sono messi in pausa. Ma anche noi, che magari un lavoro lo abbiamo e che, lavorando nell’informazione non siamo mai stati costretti a smettere di lavorare e che la nostra busta paga l’abbiamo conservata, facciamoci una domanda. Anche volendo comprare, spendere, far girare l’economia, dove potremmo andare? Con i bar chiusi c’è stato un povero cristo che, a Jesolo, si è beccato una multa da 400 euro per aver sorbito un caffè clandestino. I negozi sono chiusi e sinceramente non è che si possa spendere tutto in libri, fiori e piante e vestiti per bambini se magari i vostri figli di anni ne hanno già una ventina. Andiamo a lavorare, produciamo, allora e poi speriamo che qualcuno si metta a vendere i prodotti e che sia rimasto ancora qualcuno che può comprarli. Ma è dura!

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