8 Maggio 2018 - 14.17

VICENZA – Zecche, nel Vicentino è emergenza

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È emergenza zecche in città e provincia. I grossi acari non possono causare danni diretti, ma hanno un ruolo indiretto nella trasmissione di alcuni agenti infettivi. Possono adattarsi a qualsiasi tipo di ambiente o ospite, dai rettili ai volatili ai mammiferi. Quest’anno, anche in città, forse per le condizioni climatiche, si segnala una presenza diffusa. Soprattutto in primavera le zecche attendono il passaggio di un ospite su cespugli e fili d’erba, vi si saldano tramite un rostro, per poi abbandonarlo a “pasto di sangue” avvenuto. L’agenzia ASCA ha messo in rilievo il pericolo della meningoencefalite, una malattia spesso anche mortale trasmessa all’uomo proprio dalle zecche. La responsabile dell’infezione è una particolare specie, la Ixodes Ricinus, diffusa soprattutto nei paesi dell’Est europeo e nelle zone del triveneto – Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Il parassita si insedia nei tessuti di qualsiasi essere vivente ma, nonostante nel cane l’eventuale infezione può apparire asintomatica e risolversi spontaneamente, nell’uomo si possono sviluppare patologie molto gravi come il Morbo di Lyme e la TBE. La prima porta a disturbi del sistema nervoso centrale, alle articolazioni ed al cuore ma, se presa in tempo, è guaribile con una cura massiccia di antibiotici, per via orale o endovenosa. La TBE può dare origine in alcuni casi ad un’infezione senza o con scarsi sintomi, in altri ad uno stato similinfluenzale che poi passa. In una certa percentuale dei casi, però, a questo stato seguono disturbi del sistema nervoso centrale anche permanenti (meningite, encefalite, paralisi flaccida). Non tutte le zecche sono portatrici delle malattie; anzi, solo una certa percentuale (ahimè in aumento) di esse può trasmettere il Morbo di Lyme, e ancor meno sono quelle portatrici della TBE.

COME PREVENIRLE

Le zecche soprattutto nelle aree periferiche sono legate a presenza di cani e ratti. Possono vivere anche anni, a digiuno. Bisogna avere cura di tagliare l’erba nei prati e giardini, derattizzare, trattare la cuccia del cane. E anche rimuovere la lettiera di terriccio e foglie e potare i cespugli. Evitare l’erba alta e il sottobosco, «vivai» di zecche. E i veterinari avvertono: «Piccoli accorgimenti possono scongiurare infezioni molto fastidiose e non solo per i nostri cani. Il ruolo patogeno diretto è costituito dal fatto che nella sede in cui si è attaccata la zecca si verifica una reazione infiammatoria. La ferita può complicarsi con la formazione di ascessi oppure, se la rimozione della zecca avviene in maniera incompleta, con la permanenza dell’ipostoma (la parte ventrale dell’apparato boccale) conficcato nella cute, induce la formazione di un granuloma infiammatorio che può permanere per più settimane».

I SINTOMI E IL VACCINO

I sintomi appaiono appaiono dopo 7-14 giorni dal morso e spesso sono confusi con una banale influenza. Il malessere è generato da un virus presente nella zecca, che con il morso entra nel circolo sanguigno dell’uomo. Dopo la prima fase ne emerge una seconda che interessa il sistema nervoso centrale, con possibili danni irreversibili che possono condurre anche al decesso. Fortunatamente, da anni esiste un vaccino completamente efficace contro la malattia, da somministrare in due dosi e solitamente indicato per chi si reca all’estero. Al momento la vaccinazione è tutt’altro che obbligatoria – i casi italiani sono comunque limitati, circa 80 dal 2000 a oggi – ma i medici la consigliano a chi dovrà soggiornare in aree mondiali particolarmente esposte, a chi fa vita prevalentemente di campagna, a chi pratica sport all’aria aperta o è sempre in contatto con la natura. Chi non volesse sottoporsi al vaccino, in caso di escursione si vesta con abiti coprenti e usi specifici repellenti. Al rientro, si ispezioni il corpo e il cuoio capelluto per eventuali morsi non rilevati. Critica è la fase di intervento: prima si rimuove la zecca dalla sua sede, minori sono i pericoli. Per 30 giorni dalla data del morso, inoltre, ogni sintomo – anche lieve – di malessere deve essere comunicato al medico, per gli opportuni interventi del caso.

 

 

 

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