24 Gennaio 2017 - 18.36

VICENZA – Polveri sottili ancora sopra il limite

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Grazie al vento degli ultimi giorni si erano abbassate notevolmente ma ora sono tornate a crescere e a superare i limiti.
Ieri a Vicenza le PM10 hanno raggiunto i 60 µg/m3 (il limite è 50) ai Ferrovieri e 58 µg/m3 al Quartiere Italia.
L’aria è quindi classificata nuovamente come scadente.
Per quanto riguarda le più temibili PM 2.5 la situazione è peggiore. Ieri la centralina dei Ferrovieri segnava 46 µg/m3 (in questo caso il limite è 25). Superati i 50 µg/m3 diventerà ‘pessima’.

Riproponiamo la scheda descrittiva sulle PM10 e PM2.5 dell’Arpav
Cosa sono le polveri atmosferiche?

Con il termine di polveri atmosferiche si intende una miscela di particelle solide e liquide, sospese in aria, che varia per caratteristiche dimensionali, composizione e provenienza.

Parte delle particelle che costituiscono le polveri atmosferiche sono emesse come tali da diverse sorgenti naturali ed antropiche (cd. “particelle primarie”); parte invece derivano da una serie di reazioni chimiche e fisiche che avvengono nell’atmosfera (cd. “particelle secondarie”). A seconda del processo di formazione, le particelle che compongono le polveri atmosferiche possono variare sia in termini dimensionali sia di composizione chimica.

I legislatori hanno scelto di distinguere le diverse classi di polveri a seconda della dimensione del diametro delle particelle (misurato in micrometri o µm) e di quantificarne la presenza in aria in termini di concentrazione (espressa in µg/m3, ovvero microgrammi di particelle in sospensione per metro cubo di aria ambiente).

La legislazione italiana in materia di inquinamento atmosferico (D.Lgs. 155/2010) regolamenta la presenza in aria delle polveri PM10, aventi diametro inferiore a 10 µm e delle polveri più sottili denominate PM2,5, aventi diametro inferiore a 2,5 µm.

Le polveri PM10 sono comunque costituite per circa il 60%- 70% dalla frazione più sottile PM2,5.

Tanto inferiore è la dimensione delle particelle, tanto maggiore è la loro capacità di penetrare nei polmoni e di produrre quindi effetti dannosi sulla salute umana. Per questo motivo le polveri PM10 e PM2,5 presentano un rilevante interesse sanitario.

Studi epidemiologici, condotti in diverse città americane ed europee nel corso degli ultimi anni, hanno dimostrato che esiste una notevole correlazione fra la presenza di polveri fini ed il numero di patologie dell’apparato respiratorio, di malattie cardiovascolari e di episodi di mortalità riscontrati in una determinata area geografica.

Le polveri PM10 sono denominate anche polveri inalabili, in quanto sono in grado di penetrare nel tratto superiore dell’apparato respiratorio (dal naso alla laringe).

Le polveri PM2,5 sono invece denominate polveri respirabili in quanto sono in grado di penetrare anche nel tratto inferiore dell’apparato respiratorio (dalla trachea sino agli alveoli polmonari).

Le sorgenti di emissione delle polveri

Le polveri PM10 e PM2,5 sono prodotte da un’ampia varietà di sorgenti sia naturali che antropiche. Una volta emesse, le polveri PM10 possono rimanere in sospensione nell’aria per circa 12 ore, mentre le particelle aventi diametro pari a 1 µm rimangono in circolazione anche circa un mese. Mentre le particelle più grossolane derivano principalmente dal suolo e da altri materiali, le particelle più fini sono prodotte, in misura prevalente, dalla combustione di combustibili fossili utilizzati nei trasporti, nell’industria e per la produzione di energia.

Le sorgenti naturali più rilevanti sono:

aerosol marino (sali, …)
suolo risollevato e trasportato dal vento
aerosol biogenico (spore, pollini, frammenti vegetali, …)
emissioni vulcaniche
polveri derivanti da incendi boschivi

Le sorgenti antropiche più rilevanti sono:

emissioni prodotte dal traffico veicolare
emissioni prodotte da altri macchinari e veicoli (attrezzature agricole, navi…)
processi di combustione di carbone ed oli (centrali termoelettriche), legno, rifiuti,…
processi industriali (cementifici, fonderie, miniere, …)
combustione di residui agricoli
riscaldamenti civili (impianti alimentati a gasolio, olio combustibile, carbone o legname)

Effetti sulla salute umana e sull’ambiente

Le polveri PM10 e PM2.5 possono costituire un serio pericolo per la salute umana. Le particelle che si depositano nel tratto respiratorio superiore o extratoracico (cavità nasali, faringe e laringe) possono causare effetti irritativi quali secchezza ed infiammazione di naso e gola. Le particelle che si depositano nel tratto tracheobronchiale (trachea, bronchi e bronchioli più grandi) possono invece provocare costrizioni bronchiali, aggravare malattie respiratorie croniche (asma, bronchite, enfisema) ed eventualmente indurre neoplasie.

Le polveri PM10 e PM2.5 sono costituite da una miscela di sostanze che includono:

elementi quali il carbonio, il piombo, il nichel, cadmio e l’arsenico;
composti come i nitrati, i solfati o composti organici;
miscele complesse come particelle di suolo o gli scarichi dei veicoli diesel

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