19 Aprile 2021 - 9.56

Scuola, allarme di presidi e sindacati: impossibile ripartire al 100% con queste condizioni”

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Quasi 7 milioni di ragazzi da oggi tornano a scuola. Si sono aggiunti i 291 mila della Campania uscita dalla zona rossa. Restano in fascia di massimo rigore Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta, con 390 mila alunni in didattica a distanza (dad).

Dal 26 aprile, invece, in zona gialla e arancione tutte le scuole saranno in presenza al 100%. In zona rossa le lezioni si svolgeranno in classe fino alla terza media (ora è fino alla prima), mentre alle superiori l’attività si svolgerà almeno al 50% in presenza.

Restano aperte però delle enormi criticità. In primis i trasporti affollati.
Il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, mette in guardia sul ‘limite fisiologico rappresentato dal numero insufficiente di bus. Fedriga assieme ad Upi ed Anci ha chiesto un incontro al Governo per rivedere gli orari di entrata ed uscita dalle scuole”. Il ministero di Bianchi sta preparando una circolare che ricorderà alle scuole cosa è possibile fare per evitare assembramenti, come ingressi scaglionati, appunto, ore da 50 minuti, didattica digitare integrata, turnazione, insomma gli stessi modelli organizzativi che erano previsti anche lo scorso settembre.

    Parallelamente vanno avanti i tavoli prefettizi per le aperture delle scuole superiori. Vi è poi l’allarme lanciato dai presidi:

“La scuola è un luogo naturale di assembramento – spiega all’ANSA Antonello Giannelli, presidente dell’Anp (l’Associazione nazionale presidi) – Se si torna al 100% in molte aule non sarà possibile rispettare il metro di distanziamento. In questo caso la scuola si vedrà costretta a ridurre la presenza dei ragazzi e alternarla alla dad, facendo rotazioni. Bisogna valutare questo rischio”.

Vi è poi la presa di posizione dei sindacati che intervengono con un comunicato unitario ( di FLC CGIL, Cisl Scuola, Uil Scuola RUA, Snals Confsal e Gilda Unams).

“La decisione di tornare a lavorare in presenza, a partire dal 26 aprile, in tutte le scuole di ogni ordine e grado -scrivono- pur essendo un obiettivo condiviso, è stata assunta – come comunicato dal Presidente del Consiglio Draghi nella sua conferenza stampa di ieri – basandosi su un calcolo di “rischio ragionato” che non basta a dare tranquillità e garanzie al personale e agli alunni, le cui condizioni relativamente al distanziamento sono rimaste immutate, nonostante le varianti del virus.

Allora la domanda da porsi è: “Quali misure di sicurezza in più sono state nel frattempo approntate visto che in tutte zone di rischio, comprese arancione e gialla, debbono permanere tutte le precauzioni anticovid per scongiurare la diffusione del contagio?”

È dunque necessario – ed è bene che le autorità preposte, tutte, riflettano attentamente sul da farsi – che in questi giorni che ci separano dalla effettiva generale apertura del 26 aprile vengano messi in atto provvedimenti adeguati. E ciò perché la pandemia non ha cessato di manifestare i suoi effetti dannosi per la salute e la vita delle persone.

Occorre a tal fine anzitutto aggiornare i protocolli di sicurezza, peraltro mai puntualmente applicati, che sono fermi all’estate del 2020; poi occorre attivare un’efficace azione di tracciamento, potenziare i trasporti (che sono il luogo dove le persone che frequentano la scuola corrono i rischi maggiori di contagio) e, soprattutto, occorre consentire che le scuole – supportate dagli uffici scolastici regionali, e non più costrette a seguire le discutibili decisioni delle Regioni, fin qui dimostratesi ampiamente non all’altezza – possano auto organizzarsi circa gli orari di ingresso e di uscita, la durata delle lezioni  e quant’altro occorra per garantire il lavoro e le lezioni in sicurezza.

E infine è indispensabile, non appena esaurite le attuali priorità vaccinali stabilite dal Governo, riprendere subito e portare rapidamente a termine la vaccinazione del personale scolastico.

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