18 Dicembre 2020 - 9.52

PASSAGGIO A NORD – 2020: l’anno della natura ritrovata

Per la prima volta, nel 2020, abbiamo visto la natura riappropriarsi delle nostre città deserte. È stato l’anno delle acque limpide a Venezia, dei delfini nel porto di Cagliari, delle lepri nei parchi di Milano. I cinghiali hanno passeggiato nel centro di Barcellona, le anatre nelle strade di Parigi, le oche egiziane nella pista di atterraggio dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. A Nara i cerbiatti si sono goduti indisturbati la fioritura dei ciliegi, abbiamo visto le spiagge del Perù affollate di uccelli acquatici anziché di persone. E ancora, le capre selvatiche hanno conquistato la città di Llandudno, nel Galles del nord; senza dimenticare i due panda giganti, che dopo dieci anni all’Ocean Park di Hong Kong hanno scelto di accoppiarsi lontano dagli occhi indiscreti dei visitatori, appena il parco è stato chiuso a causa della pandemia. Le orche, non più minacciate dai rumori delle fabbriche, si sono spinte nel fiordo di Indian Arm, nei pressi di Vancouver. Per le strade di una città del Kerala, in India, è stato visto camminare un esemplare di viverra civentina, specie a rischio di estinzione. A Mumbai i pavoni hanno occupato la città e hanno sfilato vanitosi lungo le strade vuote. Numerosi procioni sono stati avvistati nella spiaggia di San Felipe a Panama. E ancora, nel porto di Mar del Plata, in Argentina, i leoni marini si sono messi a prendere il sole. Nella baia di Hong Kong, è ricomparso il delfino bianco cinese. Ovunque nel pianeta, abbiamo assistito allo spettacolo della natura ritrovata.

La natura non va in quarantena  
Con l’umanità in lockdown, la natura si è ripresa i suoi spazi. Ambienti che l’essere umano nel corso degli anni ha sovrasfruttato e modificato secondo i propri interessi. Dalle coste dell’India fino al Brasile, al Messico e alle spiagge italiane: in tutto il mondo quest’anno abbiamo assistito a nidificazioni straordinarie di diverse specie di tartarughe di mare in via di estinzione. In Kenya è stato osservato un aumento delle nascite degli elefanti: sono nati ben 140 cuccioli nel Parco nazionale di Amboseli. Anche per i rondoni il numero di uova deposte è stato maggiore, così come il fratino ha avuto la possibilità di nidificare pressoché indisturbato sulle spiagge deserte. Maggiore successo riproduttivo anche per diverse specie di uccelli a San Francisco che, secondo la ricerca “Singing in a silent spring: Birds respond to a half-century soundscape reversion during the COVID-19 shutdown”, avrebbero cantato a frequenze più basse così da raggiungere un più ampio numero di potenziali partner a lunga distanza, anche grazie al diminuire dell’inquinamento acustico.      
Non è tutto rose e fiori secondo lo studio “The good, the bad and the ugly of COVID-19 lockdown effects on wildlife conservation: Insights from the first European locked down country” dell’Università degli studi di Milano. Durante il periodo di lockdown infatti, è stato difficile intraprendere le azioni di gestione della fauna all’interno delle aree protette: le attività di contenimento delle specie invasive e di protezione delle specie native minacciate si sono dovute ridurre, minando i risultati delle azioni già intraprese. La diminuzione dei controlli nelle aree naturali ha portato oltretutto all’intensificarsi del bracconaggio. Un nuovo equilibrio?         
«Là dove c’era l’erba, ora c’è una città», canta Celentano. Il 2020 ci ha insegnato che le nostre città sono molto più vicine alla natura di quanto pensassimo. Rumorose, affollate, trafficate di giorno, è nel cuore della notte che gli animali trovano il coraggio di tornare ad abitare quegli spazi che abbiamo occupato con le nostre città. Che il 2020 allora possa insegnarci che è tempo di un nuovo equilibrio e di ripensare il rapporto tra uomo e natura: ripristinando gli ecosistemi danneggiati, rispettando la biodiversità, proteggendo gli ambienti naturali. Perché anche se spesso ce lo dimentichiamo, noi dalla natura dipendiamo

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