24 Agosto 2020 - 10.03

No Vax, No Mask, l’estate torrida dei negazionisti a tutti i costi

Dopo i “No-Vax” spopolano i “No-Mask”. In questa fase in cui la pandemia, forse non in Italia, ma sicuramente in buona parte del mondo è ancora in dilagante espansione, con milioni di infettati e circa 830mila morti, sta prendendo piede sui social una “corrente di pensiero”, per usare un eufemismo, contraria all’uso delle mascherine.
Come spesso accade, il brodo di coltura di queste teorie pseudoscientifiche piuttosto strampalate sono gli Stati Uniti, ma la dipendenza psicologica e culturale che dal dopoguerra l’Europa sconta nei confronti degli Usa fa si che la dottrina No-Mask abbia rapidamente preso piede anche nei nostri siti di informazione, soprattutto quelli che sostengono la teoria del complotto, in parole povere che il virus sia un’invenzione dei Governi per limitare le libertà individuali dei cittadini.
Per carità, nulla di nuovo sotto il sole, perchè se gli attuali No-Mask pensano di essere “originali” si sbagliano di grosso. Già all’inizio del 1919, in piena epidemia da influenza spagnola, quando a San Francisco di fronte alla cosiddetta seconda ondata, il dottor William C.Hassler, a capo del comitato incaricato di contenere il virus, convinse il sindaco ad emettere una nuova ordinanza per imporre nuovamente le mascherine al pubblico, gli oppositori si organizzarono in una “Lega contro la mascherina”, che riunì migliaia di cittadini di San Francisco. Le motivazioni erano sostanzialmente quelle dei No-Mask attuali, cui si aggiungeva anche l’idea che l’importante produttore locale di maschere Levi Strauss fosse in realtà interessato al profitto che poteva realizzare, e corrompesse il governo cittadino. In quel clima ci fu anche chi arrivò a paragonare le mascherine alle museruole con cui si controllavano gli schiavi neri per impedirgli di parlare. Inutile ricordare che queste campagne di disinformazione fecero si che San Francisco finì per essere una delle città più duramente colpite dalla spagnola.
Oggi assistiamo ad un fenomeno analogo, ma a mio modesto avviso aggravato dal fatto che sono passati esattamente 100 anni dalla pandemia di spagnola, che la medicina ha fatto passi in avanti giganteschi, che le conoscenze scientifiche dovrebbero scoraggiare atteggiamenti da caccia alle streghe tipici di altre epoche.
Purtroppo non è così, e a dimostrarlo non sono solo i siti del “No a tutto” cui accennavo, ma anche alcune iniziative concrete.
Per rimanere alla Rete, per fare un solo esempio, nel gennaio scorso il sito francese Cogiito.com scrisse che “le mascherine N95 sono inutili in quanto il coronavirus entra nel corpo attraverso i bulbi oculari”.
Ma in agosto a Berlino un ramo del movimento nazionalista Querfront ha dato vita ad una manifestazione cui hanno partecipato circa 20.000 persone senza mascherina, manifestazione denominata “La fine della pandemia – il giorno della libertà”.
Copione ripetutosi nei giorni scorsi a Madrid dove, rispondendo agli appelli dei social media, una folla si è radunata sotto l’enorme bandiera spagnola di Piazza Colon esponendo cartelli con slogan quali “Il virus non esiste”, “Le machere uccidono” e “Non abbiamo paura”. La protesta è avvenuta due giorni dopo che il Governo spagnolo aveva annunciato nuove restrizioni, quali la chiusura delle discoteche ed il divieto di fumare nelle aree pubbliche quando non è possibile mantenere due metri di distanza interpersonale, ed ha attirato il solito mondo dei teorici della cospirazione, di libertari e No-Vax.
Il problema è che l’uso della mascherina viene utilizzato anche da alcuni politici per cercare di intercettare il consenso di quella fetta dell’opinione pubblica più incline ad aderire ad atteggiamenti anti scientifici.
Qualche esempio?
In maggio la deputata Sara Cunial, ex Movimento 5Stelle ora nel gruppo misto, ha pubblicato su Facebook un post in cui sosteneva che indossando la mascherina si rischia l’infarto; ma la sua apoteosi la raggiunse il 15 maggio in un delirante discorso alla Camera, che vi invito ad andare a risentire perchè si resta addirittura sconcertati.
Ma se la Cunial era nota da sempre per i suoi discorsi e le sue teorie, mi limito a dire “fuori dal coro” per carità di Patria, purtroppo atteggiamenti anti mascherina li abbiamo visti ad esempio anche in Matteo Salvini. Il capitano nei giorni scorsi, al Meeting di Rimini ha detto che “Il distanziamento sociale è un ossimoro”, e “Spero che non si arrivi a mettere le mascherine anche a bambini di sei anni, perchè sarebbe la cosa più diseducativa e anche dannosa dal punto di vista medico per un bimbo che ha bisogno di affetto”. E se sui bambini di sei anni qualche ragionamento si può anche fare, non possiamo sottacere certi atteggiamenti di Salvini, tipo quando in un incontro al Senato rifiutò platealmente di indossare la mascherina. Ma il Capitano, si sa, è uno che annusa l’aria, ed infatti pochi giorni dopo in un’intervista a SkyTg24 affermò che “La mascherina quando è necessario si mette”.
Io non ho nulla da eccepire contro la libertà dei politici di dire tutto quello che pensano, ci mancherebbe, ma su un tema “delicato” come quello della salute pubblica riterrei opportuno una maggiore cautela. Nel senso che è legittimo che l’opposizione contesti le decisioni del Governo, ma sul tema specifico delle modalità di prevenzione sarebbe oportuno dare un messaggio univoco ai cittadini, per non correre il rischio di assecondare certe linee di pensiero, tipo appunto le teorie No-Mask.
Calandoci poi sull’utilità dell’utilizzo delle mascherine, ci sarà un motivo se la quasi totalità degli scienziati raccomandano di indossarla, e se quasi tutti i Governi hanno imposto quest’obbligo?
La verità ce l’abbiamo sotto gli occhi da tempo.
Ed è quella che, al momento, contro il Covid-19 non abbiamo un’arma definitiva, e quindi non ci resta altro che la prevenzione, che vuol dire rispetto del distanziamento, uso delle mascherine, lavaggio frequente delle mani.
Misure fra l’altro confermate dalle esperienze pregresse, tipo uno studio del 2008, pubblicato sul British Medical Journal, che spiega che le mascherine mediche hanno fermato la diffusione dei virus respiratori da probabili pazienti infetti. In particolare, gli studi sull’epidemia del virus Sars del 2003, cugino del Covid-19, hanno dimostrato che le mascherine da sole erano efficaci al 68% nel prevenire il virus. In confronto, lavarsi le mani più di 10 volte al giorno era efficace al 55%. La combinazione mascherina-lavaggio mani-cambio abiti è risultata efficace per il 91%.
Lo so che indossare la mascherina non è gradevole, che fa sudare e dopo un certo tempo dà una sensazione di mancanza d’aria, ma se non c’è altro mezzo per proteggersi che senso ha contestarne l’uso?
Anche in un banale rapporto costi-benefici, è molto meglio indossare questo presidio che ammalarsi e magari andare in ospedale!
Che poi non serva a nulla o addirittura faccia male, come sostengono i NO-Mask, è chiaramente una bufala.
E soprattutto è importante anche come va usata.
Un recente studio della John Hopkins Medicine, dimostra che usare la mascherina lasciando il naso scoperto è come non indossarla.
Sulla base di accurate sperimentazioni su quali siano le vie preferenziali di ingresso del virus nel nostro corpo, gli scienziati di questo centro statunitense che sta coordinando tutte le ricerche Usa sul Covid, affermano che il “naso è un amo perfetto”, nel senso che rappresenta la via principale usata dal microorganismo per entrare ed infettare le altre cellule. Pensate che l’infezione via naso avviene 700 volte di più rispetto ad altre strade.
E secondo lo studio, la parte più sensibile sono i tessuti che si trovano proprio sulla parte più esterna e superficiale del naso, non quelli che si trovano nel tratto più profondo. E non è un caso se uno dei primi sintomi, o l’unico negli asintomatici, è proprio la perdita del senso dell’olfatto, dato che proprio in quest’area sono presenti le cellule che permettono di sentire gli odori.
Non sono un medico, per cui non mi addentro sulle motivazioni sanitarie (proteina Ace2), e sulle metodiche (microscopia confocale) che sono alla base di queste conclusioni, e se avete una preparazione adeguata e volete approfondire potete cercare in Rete.
Ma da profano mi sono chiesto più volte perchè per rilevare l’infezione il tampone nasale sia tuttora lo strumento più affidabile. La risposta è che, almeno nei primi stadi della malattia, la presenza del virus si può rilevare nelle prime vie respiratorie ma non nel sangue.
In estrema sintesi questo studio dimostra che la mucosa nasale è la zona più vulnerabile per il Covid-19, e nel caso degli asintomatici l’unica infettata. Ma dimostra anche che questa è la zona che consente il passaggio del virus al sistema nervoso centrale, causando, come avviene in molti ammalati, gravi sintomi neurologici.
Dopo questo studio capite bene che usare la mascherina per coprire solo la bocca è un nonsense.
Io non sono un talebano delle misure di protezione, e vi confesso che quando vedo un automobilista da solo con la mascherina fino agli occhi, o una persona che corre di mattina presto in un luogo semideserto con naso e bocca coperti, mi viene da sorridere.
Ma mi arrabbio invece quando vedo gruppi di persone intrattenersi vicini vicini senza mascherina, o gruppi di ragazzi e ragazze scherzare, magari baciandosi come se non ci fosse un domani.
In fondo le regole non sono così difficili da applicare, basta volerlo fare regolarmente e con le dovute attenzioni: mantenere almeno un metro di distanza dagli altri, indossare sempre la mascherina nei locali chiusi o quando non si può mantenere la distanza interpersonale, evitare se possibile gli assembramenti, lavarsi spesso le mani.
E per quanto riguarda in particolare la mascherina, lo studio della John Hopkins Madicine ci conferma che indossarla nel modo corretto, coprendo sia il naso che la bocca, resta l’unica cosa da fare, se vogliamo proteggere noi stessi ed i nostri cari.
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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