7 Aprile 2021 - 10.05

Il “pasticciaccio” della campagna vaccinale veneta

Caro Presidente Zaia, mi trovo ancora una volta a scriverle, anche se, mi creda, non lo faccio con piacere.A spingermi  è il fatto che tutti i giorni inevitabilmente scambio qualche impressione con altri cittadini veneti, ed in un certo senso mi sento quasi in dovere di segnalarle i mugugni, a voler essere buoni, che percepisco relativamente alla campagna vaccinale in corso.Certo non tutti i problemi sono ascrivibili a lei ed alla Regione Veneto, ci mancherebbe, ma sa, parafrasando il Vangelo, viene da dire “date al Governatore quel che è del Governatore, e date allo Stato quello che è dello Stato”.E poi caro Presidente, Lei è troppo addentro alle cose di questo mondo, e della politica in particolare, per non sapere che quando le cose vanno bene il merito è di tutti, e quando invece vanno male la colpa è del “numero uno”.Lo so anch’io che non è giusto, ma essere il “Capo” comporta onori ma anche oneri, e poi uno può sempre dire “Hai voluto la bicicletta, adesso pedala!”Cosa lamentano le persone con cui parlo, e che penso possano rappresentare uno spaccato, per quanto piccolo, della società veneta?Parlano soprattutto di confusione, di poca chiarezza, di difficoltà a capire come bisogna muoversi per ricevere l’agognata dose del vaccino anti-Covid.Le do atto che la procedura on line attivata da pochi giorni per le prenotazioni è sicuramente fatta bene, chiara, e facile da gestire, almeno per chi ha una certa dimestichezza con gli strumenti informatici. Ma avere un ottimo strumento non vuol dire aver risolto tutti i problemi.Soprattutto se non è chiaro ai cittadini il metodo per individuare le priorità di somministrazione.Nonostante i suoi sforzi di spiegare lo “stato dell’arte” nel corso delle sue conferenze stampa quotidiane, molti si chiedono ancora come sia possibile che si stiano vaccinando i settantenni, mentre sono ancora in attesa cittadini  che di anni sulle spalle ne hanno ottanta, e spesso anche molti di più.Hai voglia a spiegare che ciò potrebbe essere dovuto alla presunzione che un ottantacinquenne od un novantenne hanno una vita di relazione sicuramente più ridotta rispetto ad esempio ad uno di 70 anni, e quindi sarebbero meno esposti al rischio contagio, ma alla fine l’argomentazione non regge perchè viene smentita dal fatto che, almeno finora, a lasciare gli ospedali con le gambe davanti sono stati quasi esclusivamente i più anziani. E poi sa, Seneca diceva che “nessuno è tanto vecchio da non poter sperare in un altro giorno di vita”, per cui un ottantacinquenne che si vede superato da un settantenne alla fine “si incazza”.Io ho l’abitudine di “smanettare” sul Pc, e navigando nella procedura vaccini.covid.regione.veneto.it  ho fatto un accesso per ciascuna Ulss.E francamente credo non contribuisca a dipanare i dubbi degli anziani (perchè in questa fase  sono loro gli interessati), il fatto che ogni Ulss, relativamente alle campagne vaccinali in corso, fornisca indicazioni diverse rispetto alle sessioni aperte.  Per cui (accessi del 6 aprile alle ore 17) ad esempio l’Ulss 6 scrive che “i posti sono temporaneamente esauriti”; altre Ulss invece lasciano aperte le prenotazioni per alcune delle categorie previste (ultraottantenni, vulnerabili, disabili gravi).  Ho riscontrato che i messaggi informativi sono diversi da Ulss ad Ulss, e fin qui poco male, anche se forse una certa omogeneità nella comunicazione sarebbe preferibile.  Perchè va tenuto conto che la gente di questi tempi è molto sensibile; i vecchi parlano fra di loro, si telefonano, e quando uno scopre che il coetaneo, magari a Valdagno, ha già ricevuto la sua dose, mente lui ha in mano una comunicazione di rinvio della vaccinazione già fissata, inevitabilmente si pone qualche domanda, e finisce per arrabbiarsi. E’ del tutto evidente che i messaggi differenziati dipendano dalla diversa dotazione di vaccini disponibili, e soprattutto dalle carenze di Pfizer, ma allora questo va scritto chiaramente nelle bacheche delle singole Ulss, così la gente si mette il cuore in pace.Non va trascurato infatti che i cittadini sono sul chi vive a seguito dei numerosi casi riportati dalla stampa dei cosiddetti “furbetti del vaccino”, e percepiscono malamente queste differenze fra Ulss e Ulss.Un esempio è sicuramente questo messaggio inserito nella bacheca della sola Ulss 4 -Veneto orientale: “Le persone con più di 80 anni non devono prenotarsi su questo sito, riceveranno l’invito direttamente a domicilio”.Le assicuro che quando lei ha dichiarato in conferenza stampa che il portale regionale sarebbe diventato l’unico strumento di prenotazione on line, il cittadino comune aveva tratto la conclusione che ogni altra forma di prenotazione  sarebbe stata abbandonata.   E spero condivida con me che  un anziano di una Ulss diversa dalla 4, vedendo questo messaggio, possa essere indotto a ritenere che anche lui riceverà una comunicazione a casa, e che quindi non debba prenotare on line. Non mi spiego inoltre perchè una mia parente, che non aveva effettuato alcuna prenotazione, sia stata convocata telefonicamente il 2 aprile alle ore 14 da una Ulss, per verificare la disponibilità ad essere vaccinata, sempre che fosse disposta a recarsi al centro vaccinale entro una mezz’ora.Sicuramente c’è una spiegazione, e sono certo anche valida, ma insisto nel dire che questi messaggi appaiono contraddittori, e forse varrebbe la pena di promuovere un maggiore coordinamento fra le Ulss in tema di comunicazione,  per evitare che le Aziende sembrino tante entità autonome, in cui ogni Direttore Generale possa regolarsi come vuole. Mi perdoni Presidente, forse sono io che ho qualche difficoltà di comprensione!  Ma mi creda che, come me, sono in molti a porsi qualche domanda!E poi persistono i problemi della concentrazione delle vaccinazioni in pochi centri, con tutti i disagi conseguenti.   E parliamo ovviamente di code, lunghe attese, anziani convocati e rispediti a casa, e soprattutto “assembramenti” di vaccinandi che, stando a quanto da lei sempre sottolineato, sono assai rischiosi.  E appare contradditorio ribadire, giustamente, ai cittadini di non fermarsi davanti ad un bar a bere un caffè per asporto, quando in certi momenti i centri vaccinali  sembrano termitai.Al riguardo è evidente che la soluzione ottimale, più ordinata e capillare, e più facilmente gestibile a mio avviso, sarebbe la somministrazione da parte dei medici di famiglia, che però constato stenta a decollare. Mi creda che so perfettamente che molti di questi disagi non sono imputabili alla Regione Veneto.So bene che se arrivassero i vaccini promessi, la campagna decollerebbe alla grande, anche perchè le va dato atto che finora il Veneto, pur con le note difficoltà, è sempre in testa o nelle prime posizioni per numero di vaccinazioni effettuate!E qui arriviamo allo Stato, che invece di vagheggiare,  promettendo 500mila inoculazioni al giorno, dovrebbe o darsi da fare di più assieme all’Europa per fare le giuste pressioni su BigPharma, oppure dire semplicemente la verità ai cittadini.  Che cioè dipendiamo purtroppo dagli interessi delle Multinazionali del farmaco, e dalle politiche protezionistiche di altri Stati, in primis gli Stati Uniti, per cui è inutile illudersi di ultimare la campagna vaccinale nei tempi ipotizzati, forse con una certa dose di ottimismo.A Roma devono capire che i cittadini vanno trattati da adulti, e non blanditi, o ingannati, con promesse difficilmente realizzabili. Anche in considerazione delle incertezze, e dei giusti timori, provocati dal vaccino Astrazeneca, che al momento è sospeso per tutti in Olanda, fino al 15 aprile in Norvegia e Danimarca, limitato agli over60 in Germania, e agli over55 in Francia. E relativamente al quale ricordiamo tutti il “tira e molla” sull’età dei destinatari: prima solo sotto i 65 anni, poi a tutti, adesso solo agli over 65, domani non si sa.Io comincio ad avere il dubbio che su questo vaccino si stia giocando anche una battaglia politica sotterranea.Possibile che Pfizer e Moderna non producano effetti collaterali di tipo trombotico?  Ci sono, stando agli inglesi, ma non fanno notizia.Possibile che le trombosi si verifichino di più in Olanda e in Germania, che non in Gran Bretagna, dove i vaccinati sono milioni?Non è che se Astrazeneca invece di essere un vaccino anglo-svedese fosse  “made in Usa” non ci sarebbero problemi?Diceva la buonanima di Giulio Andreotti, che quanto ad intrighi era sicuramente un esperto, che “a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.Concludendo questo sfogo, mi sento di invitarLa, caro Presidente, a cercare di migliorare, per quanto possibile, i disguidi fin qui riscontrati nella campagna vaccinale.Ne guadagnerebbero i Veneti, ma anche lei, che non sarebbe più oggetto, sicuramente incolpevole, di qualche critica.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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