11 Aprile 2017 - 11.13

EDITORIALE – Chi vuol sparare a Igor il russo?

Igor il russo gira indisturbato fra l’Emilia e il Veneto rapinando, uccidendo e irridendo gli oltre mille fra carabinieri e poliziotti che gli stanno dando la caccia. Ha ucciso un barista di Budrio, Davide Fabbri e una guardia volontaria, Valerio Verri. Ha due pistole e una quarantina di proiettili, è ovviamente addestrato e molto pericoloso.
Il fatto, incredibilmente, sta facendo risorgere il dibattito sulla legittima difesa, con alcune parti politiche che insistono sulla necessità di consentire ai cittadini di difendere i propri beni e se stessi anche sparando. Insomma se ti trovi Igor il russo sull’uscio, spara.
Mi pare che si tratti di una vera bestialità e cerco di spiegare perché.

ARMATI E PRONTI A SPARARE? Seguendo il ragionamento che passa in questi giorni sulla legittima difesa, i cittadini dovrebbero essere in grado di difendersi da soli. Ciò che raramente si considera è che possedere una pistola non equivale a saperla usare, essere andati al poligono e aver sparato, non comporta automaticamente di avere la preparazione e il sangue freddo per usare quell’arma contro una persona in carne e ossa. Sapete cosa succede nella maggior parte dei casi? Se la vittima di una aggressione estrae una pistola, in genere non ha il coraggio di usarla. L’aggressore quindi si impossessa dell’arma e lui sì, in genere, è disposto ad usarla. Si rischia di più e peggio. Il cittadino insomma non è Rambo e non è nemmeno uno sceriffo, poco importa quanti telefilm americani si siano visti: messi di fronte alla scelta se premere o no il grilletto, pochi sono coloro che lo fanno.

IL BENE TUTELATO. Un paese civile, alla fine di ogni ragionamento, deve capire quale debba essere il bene da tutelare. E se parliamo di legittima difesa dobbiamo innanzitutto chiederci se la vita umana valga più dei beni materiali, tanto quanto, o meno della roba che possediamo. “Se qualcuno entra nella mia proprietà privata – si sente dire – io gli sparo. E chi ha violato la mia proprietà deve mettere in conto di trovarsi con un buco in più nella testa”. La nostra civiltà giuridica non può assolutamente abdicare ad un simile ragionamento. Migliaia di anni di storia, filosofia e diritto ci hanno insegnato a tutelare sopra ad ogni altra cosa la vita umana. Non è un caso che i delitti contro la persona siano puniti più severamente di quelli contro i beni, non è un caso se l’omicidio viene percepito come un delitto gravissimo e degno della pena del carcere a vita – in paesi civili come il nostro – e addirittura della pena di morte negli altri. E’ su questa base che il furto non prevede una pena dura come quella dell’omicidio. Vogliamo allora vivere in un paese dove la vita umana del ladro o del rapinatore vale meno del denaro o dei gioielli che quell’uomo ci sta rapinando? L’inviolabilità del domicilio, insomma, deve essere considerata sacra, ma più ancora della vita? Io non credo.

LEGITTIMA DIFESA. Migliaia di anni di civiltà giuridica, dicevo, non passano invano e la cultura millenaria, che parte giustamente dai Romani e discende fino a noi, ha individuato alcuni casi nei quali difendersi – fino alle estreme conseguenze – è legittimo e giustificato. Difesa legittima, nel nostro ordinamento, significa che anche l’omicidio, in condizioni estreme, può essere giustificato. Il nostro, a volte tanto vituperato codice penale, offre della legittima difesa una definizione stupenda all’articolo 52.

“Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa.”

Per capirlo fino in fondo, questo articolo, è necessario sezionarlo in parti.

“Non è punibile chi ha commesso il fatto”. Sparare ad una persona non si può, ma ci sono alcuni casi – dice il nostro codice – nei quali il cittadino può sparare e non essere punito. E’ come affermare che il reato c’è ma non ci sarà la relativa punizione.

“Per esservi stato costretto”. Questo punto è nodale: bisogna che il soggetto sia stato davvero costretto, cioè che non abbia avuto alcun modo evitare l’azione. C’è modo di scappare? Bisogna scappare. C’è modo di chiudersi in una stanza sicura? Ci si rinchiude. Si può ottenere un soccorso legittimo? E’ necessario chiamare la polizia.

“Dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui”. Torna il concetto di necessità come unica strada e di difesa di un diritto. Si può togliere la vita se la vita è in pericolo, la propria o quella altrui. Vedremo in seguito se il diritto di proprietà giustifica un atto estremo.

“Contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta”. In questa parte ciò che più conta è il pericolo attuale. Si pretende che l’aggressore stia concretamente minacciando la vittima e che continui a farlo, non che abbia smesso o se ne stia andando. E’ il caso della vittima di una rapina che, a reato concluso e con il rapinatore in fuga, lo insegue e gli spara nella schiena. E’ certo che il rapinato ha subito un reato, ma non può invocare la legittima difesa per cancellare la pena che gli verrà inflitta per aver ucciso il rapinatore.

“Sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”. E qui si potrebbero sprecare fiumi di inchiostro e fiumi ne sono stati usati in giurisprudenza
per definire cosa si debba intendere per proporzionato. Mai come in questo caso, però, ci soccorre il buon senso. Se vengo minacciato con un bastone, non posso reagire con un fucile mitragliatore. Se mi minacciano con un coltello, non sarà proporzionato reagire a colpi di fucile da una distanza di cento metri.

Recenti spinte populiste hanno in parte portato a modifiche del codice, in particolare per quello che riguarda la legittima difesa abitativa. Si è voluto dire che, se l’aggressione avviene fra le pareti domestiche, o all’interno di un ufficio o di un negozio, la reazione deve sempre considerarsi proporzionata. In questo modo si è in parte già abdicato al senso della norma, ponendo la proprietà in una posizione privilegiata rispetto al rispetto per la vita… Ma tant’è ormai è fatta.

LA VITA O LA ROBA. Insomma decidiamo. Conta più la vita o la roba? Troppo facile ragionare se la parte del cattivo la fa Igor il russo, già sospettato di un paio di omicidi, allenato alla guerra, armato e pericoloso. Non tutti ricordano però il caso di un imprenditore che anni fa, in una notte di tempesta, scambiò un operaio dell’Enel arrampicato su un palo della luce per un pericoloso criminale. Temette, allora, quello specchiato imprenditore, che fosse in atto un tentativo di sequestrare suo figlio, in procinto di tornare a casa. Credendo di esercitare una difesa legittima, l’integerrimo padre di famiglia prese il fucile e sparò, freddando sul colpo un incolpevole operaio dell’Enel, padre di famiglia a sua volta che stava solo tentando di ripristinare la fornitura di energia elettrica al quartiere. L’uomo che scelse di imbracciare il fucile venne condannato per omicidio. E se non combiniamo pasticci, questo è quello che pretendono migliaia di anni di cultura giuridica.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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