27 Aprile 2018 - 11.42

EDITORIALE- La raccolta differenziata ed il Governo: ecco cosa li accomuna

Di Stefano Diceopoli

La raccolta differenziata dei rifiuti e la formazione del Governo. Cosa possono avere in comune questi due argomenti? E’ quello che cercherò di spiegarvi.
Voi che leggete, come tutti i vicentini, siete ormai dei separatori professionisti di rifiuti: avete almeno cinque sacchetti diversi in casa per buttare quello che non vi serve: il secchio per l’umido, quello per il residuo indifferenziato e secco, uno spazio per il vetro, quello per la plastica e le lattine e un contenitore per la carta. Separate e differenziate con cura certi che, una volta conferiti i differenti materiali, l’azienda che li raccoglie saprà riciclare e riutilizzare vetro, plastica, carta. Ci hanno spiegato che solo in questo modo potremo sopravvivere e far sopravvivere il paese.
E adesso provate a riflettere sullo scandalo che si creerebbe che, improvvisamente, dovessimo scoprire che invece, chi deve smaltire tutti i nostri rifiuti li prendesse, li mescolasse nuovamente in maniera indifferenziata e andasse a smaltirli tutti insieme in una discarica enorme, magari in un Paese in via di sviluppo. Ci sarebbe una vera e propria sollevazione popolare, l’onda dell’indignazione coprirebbe tutto e tutti.
Con le ultime elezioni, secondo me, sta accadendo la stessa cosa. Ci hanno spiegato che il voto andava differenziato: qualcuno vota per la Lega – tanti in Veneto – e qualcuno vota per il Movimento 5 Stelle – tanti al Sud – e poi ancora altri votano per il Pd o per Forza Italia. Ognuno sceglie il secchio nel quale buttare il suo voto, in base alle convinzioni, ai programmi, alle persone, alle ideologie e alle promesse. Il voto, insomma, si differenzia. Ma se alla fine il Governo si può indifferentemente fare con Lega e M5S, oppure con il Pd e il M5S, o ancora con tutto il Centrodestra e il Movimento, oppure ancora – anche se questo definitivo “salto della quaglia” non è ancora stato proposto – fra Centrodestra e Pd, non vi pare che la raccolta differenziata del voto finisca tutto in una grande, enorme discarica?
Che genere di rispetto si offre all’elettore se il suo voto finisce per andare a sostenere un governo fatto con coloro che, fino alla vigilia del voto, si sono scambiati insulti di ogni tipo? Quale valore ha il voto stesso e quale tipo di rappresentanza ottengono gli elettori attraverso coloro che vengono eletti? Qui non si tratta nemmeno più della pur fondamentale questione del rispetto del mandato, con la richiesta agli eletti di non passare da un gruppo parlamentare all’altro, qui si tratta di far nascere dei Governi che prescindono direttamente dalla volontà degli elettori. Insomma, chi ha votato per il Pd avrebbe mai voluto governare con i grillini? Io credo di no, altrimenti avrebbero dato il loro voto direttamente a Di Maio, e chi ha votato per Salvini voleva forse il reddito di cittadinanza e il perpetuarsi dell’assistenzialismo del Meridione? Ma io non credo proprio!
Ribattono: “E’ il proporzionale, bellezza!”, funzionava così anche nella prima Repubblica, quando i governi si facevano a geometria variabile con quattro, cinque partiti e con tutti quelli che potevano garantire i numeri per governare. Certo, era così, e abbiamo visto in quale palude di corruzione e sfascio sia finita la prima Repubblica.
C’è un modo per uscirne? Forse con una legge elettorale che sia simile a quella che si usa per eleggere un sindaco di una città: tutti si possono candidare, i due che prendono più voti si confrontano al secondo turno e chi vince governa. Mi pare proprio che in Francia facciano così e si potrebbe magari provare a copiare, se davvero non si riesce a scrivere una legge tutta nostra. Ma almeno si evita la raccolta indifferenziata del voto.

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