3 Luglio 2016 - 19.09

EDITORIALE- Gli Azzurri guerrieri un esempio per il Paese!

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di Marco Osti

L’Italia esce dai campionati europei di calcio senza perdere con la Germania e solo ai calci di rigore.
Lo fa al termine di una partita giocata alla pari dalle due squadre, che si sono equivalse nelle loro diverse caratteristiche.
Il possesso palla, le capacità di palleggio e la qualità tecnica dei tedeschi ha trovato uguale contrapposizione nell’organizzazione di squadra, nella determinazione e nella predisposizione al sacrificio degli azzurri.
L’Italia esce dopo un pareggio contro la squadra campione del mondo, nel suo momento migliore dopo la rovinosa partecipazione agli ultimi Mondiali in Brasile, quando dimostra di poter essere di nuovo considerata una tra le migliori nazionali del mondo.
L’Italia non meritava il passaggio del turno e di poter arrivare alla fine del torneo, perché ha giocato meglio o creato più occasioni da gol, ma perché è più debole della Germania e lo sforzo che ha dovuto compiere per esserne alla pari è stato maggiore di quello che hanno dovuto fare i tedeschi per essere solo se stessi.
L’Italia è stata altro e oltre se stessa.
Conte e i suoi ragazzi hanno smentito i pronostici e lo hanno fatto perché sono stati una squadra.
Un insieme di persone che si sono unite dietro un unico obiettivo, lasciando da parte egoismi e i propri palmares individuali.
Tutti, da eguali, hanno giocato per il compagno, per il proprio allenatore, per il Paese che rappresentavano con indosso la maglia azzurra.
Ognuno ha dimostrato quanto possono contare e produrre risultati il lavoro intenso, la volontà di andare oltre i propri limiti, la convinzione nel rispettare le regole interne alla squadra, la ferma determinazione di avere un compito che non riguarda se stessi, ma tutto il popolo che si schiera dietro un tricolore, in qualsiasi evento o manifestazione, a cominciare da quelli sportivi.
La prestazione dell’Italia agli europei è stata un atto collettivo di senso di appartenenza e di responsabilità e tutti gli italiani hanno colto questo impegno e questa volontà.
Un Paese intero si è sentito rappresentato e orgoglioso dei suoi ragazzi.
Oggi lo stesso Paese ha l’occasione per non gettare questo sforzo, trasformandolo in esempio.
Perché è molto semplice chiedere a ragazzi che nella vita passano il tempo a tirare calci a un pallone e guadagnano milioni di euro per farlo, di essere degni del Paese che rappresentano.
Molto più difficile è essere ogni giorno cittadini virtuosi, persone rispettabili, con senso di responsabilità, dedizione al lavoro, rispettosi delle leggi, con etica del lavoro, che antepongono il benessere collettivo a quello individuale e combattono e denunciano chi preferisce sopravanzare l’altro in modo furbo o fraudolento.
La Germania, campione del mondo, per contrastare la nostra squadra più debole, ma resa forte dalla sua determinazione, non ha cercato di imporsi, come la Spagna, con la sola cieca convinzione di essere più forte, esponendosi al rischio di sottovalutarci, ma ha compiuto l’atto di umiltà di imitarla, nello schema di gioco e nell’impegno.
Anche questo è un insegnamento che come cittadini dovremmo provare a seguire, non pensando di essere certamente e indiscutibilmente migliori, ma nel valorizzare i nostri pregi senza disdegnare di imparare quelli degli altri, anche quelli dei tedeschi, che sembrano cittadini così lontani da noi.
Così facendo avremo anche più forza e autorevolezza come Paese e potremo anche essere più incisivi e credibili quando un nostro premier, chiunque esso sia, proverà a spiegare a uno qualsiasi loro il perché bisogna cambiare certe politiche e che per costruire una comunità europea unità bisogna anche credere in valori come la solidarietà e non solo in quelli del rigore (che alla fine c’entra sempre) economici.
Purtroppo la notte è passata, l’amarezza aleggia sull’Italia e noi diamo i primi segnali di tornare a essere quello che siamo.
Dopo avere speso osanna per le vittorie, di fronte alla sconfitta stiamo già perdendo quell’unità tra squadra e Paese che si stava creando durante gli Europei, e già sta iniziando l’opera dei censori.
Come già sta accadendo sui social nei confronti di Zazà per come ha sbagliato il rigore, che era entrato apposta per tirare, e soprattutto di Graziano Pellé, considerato, ora che ha sbagliato il tiro dal dischetto, un presuntuoso perché reo di avere fatto il gesto che avrebbe tirato il cucchiaio a Neuer, il gigantesco portiere tedesco.
Avesse segnato sarebbe stato un idolo, come lo fu Totti quando fece lo “scavetto” contro l’Olanda agli Europei del 2000.
Lui, che peraltro il cucchiaio non lo ha fatto, in lacrime spiega che voleva solo costringere l’avversario a rimanere al centro della porta e non essere irridente.
Ma questa spiegazione non basterà, perché gli italiani hanno già trovato un colpevole per il sogno infranto e non molleranno la preda.
Non importa che Pellè si scusi o che sia stato un simbolo di questa Italia guerriera, determinata, unita, capace di giocare meglio di come ci si immaginava potesse, proprio come questo nostro centravanti, che non milita in una squadra famosa, non ha ingaggi multimilionari e ha raggiunto il risultato di essere titolare grazie alla sua determinazione e al suo spirito di sacrificio.
Non importa, perché lui è il colpevole prescelto e l’alibi perfetto per ognuno per continuare a essere il cittadino di prima.
Ma un Paese e una squadra sempre pronti a darsi un alibi per una sconfitta non potranno mai essere vincenti.
E a dimostrarlo sono stati l’Italia, durante tutto il torneo, e la Germania contro di noi.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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