26 Novembre 2017 - 12.58

EDITORIALE- Centrodestra a Vicenza: un candidato sindaco al giorno a chi giova?

E allora vai con un candidato sindaco ogni week end. Sembra uno scherzo, e invece no. E’ il Centrodestra vicentino. Quello che vinceva tutte le elezioni negli anni Zero, quello che ha realizzato il teatro comunale dopo cinquant’anni di Fabbrica dei sogni, quello che ha ristrutturato la Basilica Palladiana per regalarla a Goldin per il tramite dell’Assessore alla Crescita che, dopo aver piazzato due tavolini e quattro sedie, si è inventato la terrazza. Insomma lo stesso Centrodestra che prima vinceva, progettava e realizzava, oggi sembra andare a caso, preoccupato più di guardarsi l’ombelico che di organizzare una strategia per vincere la successione a Variati.
Le condizioni ci sarebbero tutte: le Primarie, nonostante l’attivismo dei tre contendenti, non radunano folle, non c’è una netta prevalenza di uno sugli altri, la sostanziale parità fra i tre definisce l’assenza di leadership nel Centrosinistra orfano di papà Achille. I Pentastellati candidano un ex assessore della giunta di Marino Quaresimin, oggi riscopertosi movimentista grillino, ma non certo un nome nuovo espressione dello storytelling cui ci hanno abituato i seguaci del comico genovese. Una minestra riscaldata anche per loro che reinterpretano il grillismo senza rottura con il passato, alla Vicentina. Improbabile l’exploit quindi proprio perché la novità è la discontinuità sono assenti perfino in quel fronte. Allora cosa succede a destra? Fino a un mese fa non avevano sbagliato una mossa, understatement e confronto interno, sembrava. Solo Giorgio Conte aveva espresso una disponibilità a mettersi al lavoro per mettere insieme l’alleanza, ma le reazioni sono state tiepide e in qualche caso ostili, come quella di Rucco che contrapponeva il candidato civico al politico come schema, salvo poi candidarsi lui. Tatticismi della vecchia politica. Vogliamo Ronco, il candidato perfetto, a parole, poi generiamo un clima di difficoltà ed incertezza per fare in modo che dica di no. Ieri la Lega lancia la candidatura di Roberto Ciambetti, Presidente del Consiglio Regionale del Veneto. Una lunga carriere nella Lega Nord pur essendo relativamente giovane, assessore provinciale ai tempi della leadership di Manuela Dal Lago, promosso poi da lei in Consiglio Regionale, fa il Capogruppo nell’ultima giunta di Giancarlo Galan, poi con Zaia è prima assessore al Bilancio, quindi Presidente del Consiglio. Un uomo di profilo istituzionale, apprezzato per la serietà e per l’onestà. Ha servito bene il Movimento, in ogni stagione, restando sempre in sella nonostante nel frattempo i suoi capi, la Dal Lago prima e Tosi poi, siano stati disarcionati dalla nuova nomenklatura leghista. Un uomo di apparato, declinato nel senso che può avere nel Carroccio, quindi aver sempre fatto amministrazione locale. La criticità, non secondaria per Ciambetti, è che anche lui, come altri nomi che si sono fatti per la guida di Palazzo Trissino, non è vicentino. Vive e lavora a Sandrigo, non è espressione della città e non ne conosce i bizantinismi e le sfumature che sono tipiche di Vicenza. Sarebbe, come altri non vicentini e più di altri, uno Ziggy Stardust, un alieno sulla Terra. Con tutte le difficoltà del caso. Ma il punto è un altro, nessuno si chiede che percezione dà all’opinione pubblica un’alleanza, per ora solo sulla carta, che spara candidati a caso, che lascia andare finti civici con vent’anni di tessera, che fa finta di ignorare Conte, e che potrebbe, a questo punto, lanciare anche una altro candidato, stavolta forzista. Il senso di confusione è totale, e la confusione, di solito, non genera consenso nè fiducia. La confusione allontana, genera diffidenza. Insomma il Centrodestra continua a coltivare i suoi errori e i suoi veleni, raccontandosi che le Primarie saranno il primo turno delle Comunali ma non fa i conti con il disgusto del proprio elettore, che andrà a votare solo se ci sarà un candidato sindaco che abbia il profilo minimo, che magari abiti a Vicenza e conosca la sua città, i suoi problemi, le sue ansie e le sue miserie, che aiuti le anime ferite del Centrodestra a riconciliarsi con un passato fatto di luci e ombre, e anche di qualche ruggine che non vuole andarsene. Se questo non succederà sarà Bulgarini, o Possamai o Dalla Rosa. Insomma continuerà a regnare Achille Variati.

Stefano Diceopoli

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