27 Maggio 2021 - 18.08

Centro commerciale fallito per 36 milioni di euro: 7 arrestati

I finanzieri del comando provinciale di Padova, a conclusione di un’articolata indagine delegata dalla Procura della Repubblica di Rovigo – riguardante le vicende  societarie che hanno coinvolto i gestori di due centri commerciali, uno a Borgo Veneto, nel Padovano, l’altro a Capena, alle porte di Roma – hanno dato esecuzione, nelle province di Roma e Brescia, a un’ordinanza nei confronti di nove soggetti indagati per i reati di bancarotta fraudolenta societaria, patrimoniale e documentale, per frode fiscale e per plurime condotte di autoriciclaggio, emessa dal Gip Pietro Mondaini, su richiesta del Pm Andrea Bigiarini, titolare delle indagini. 

E’ stata disposta la custodia cautelare nei confronti di sette indagati, sei imprenditori e un direttore di banca, di cui quattro in carcere e tre agli arresti  domiciliari, ed è stato posto il divieto di esercizio dell’attività professionale e  imprenditoriale nei riguardi degli altri due, un architetto e un altro lavoratore autonomo. Sono stati eseguiti, inoltre, i sequestri preventivi di oltre 2 milioni di euro, presenti su 63 conti correnti, intestati a tre degli indagati, responsabili, tra l’altro, di reati tributari, e a 7 imprese compiacenti, beneficiarie delle distrazioni operate dalla società padovana fallita. Le investigazioni, inizialmente svolte dai militari della compagnia di Este sotto la direzione dell’autorità giudiziaria capitolina per le vicende del centro commerciale di Capena, sono state avviate, parallelamente, dalla Procura della Repubblica di Rovigo.

In questo modo, sostiene la Gdf, è stata causata una serie di fallimenti, l’ultimo dei quali nel centro padovano, con un passivo di oltre 36 milioni di euro. Al fine di consentire la continuità aziendale, gli imprenditori coinvolti si sono
avvalsi, da un lato, di perizie “gonfiate”, realizzate da un professionista compiacente per mascherare lo stato di insolvenza e di dissesto che si era generato, e, dall’altro, della collaborazione di un direttore di banca, che, sottraendosi agli obblighi previsti dalla normativa antiriciclaggio, ha consentito ai gestori delle imprese commerciali di distrarre rilevanti somme di denaro, veicolandole all’interno di società costituite ad hoc, utilizzate quali “casseforti” per il perseguimento di fini e interessi personali. Già nella fase “romana” delle indagini, i finanzieri di Este avevano eseguito, nel corso del mese di giugno 2019, tre misure di custodia cautelare in carcere nei confronti degli amministratori di fatto e di diritto delle società coinvolte, sottoponendo a vincolo 6,8 milioni di euro circa, frutto di reati fallimentari e di autoriciclaggio.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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