11 Agosto 2016 - 14.20

BRENDOLA- Profughi? No grazie: “Solo un affare”

profughi

Sulla questione della possibile apertura ai profughi di una struttura privata a Brendola, il sindaco Renato Ceron fornisce alcune precisazioni.

“Alla luce degli accertamenti condotti, oggi posso dire che come Sindaco, mi dissocio apertamente dal progetto portato avanti dal nostro concittadino Gioacchino Obrietan. Non ci sono le condizioni per ritenere idonea la soluzione proposta, che appare come un intervento pensato solamente per scopi economici”.

È in particolare attorno ai differenti ruoli di pubblico e privato, che il primo cittadino intende poi fare ulteriore chiarezza.

“Non vorrei che le opinioni personali sorte attorno alla vicenda passassero messaggi confusi o errati. Diciamolo subito: se un Comune dispone di spazi sociali non utilizzati è obbligato all’accoglienza di migranti, che vengono assegnati senza tenere in alcuna considerazione le opinioni del sindaco. Per Brendola però la questione non si pone, dato che ad oggi tutti gli spazi con le caratteristiche idonee sono già occupati da realtà seguite dal sottoscritto. Non troppo diverso è il caso che riguarda i privati interessati a fornire ospitalità: anche qui il parere dei sindaci è ininfluente. Se un privato ha a disposizione degli spazi che vuole aprire all’accoglienza di profughi, il Comune non ha voce in capitolo. Detto questo, oggi abbiamo due possibilità: o stare a guardare da fuori e attendere impotenti le conseguenze, oppure cercare di entrare nella questione per affrontarla con il massimo della lucidità e della capacità di mediazione di cui ha la possibilità un ente comunale. Ho scelto la seconda strada. Una volta emersa la disponibilità di Obrietan mi sono subito interessato per capire se fosse possibile costruire un percorso. Ravvisato che non è questa la volontà del privato, come detto, me ne dissocio. Resto aperto, invece, a collaborare con tutti quei privati che, pur avendo facoltà di procedere in completa autonomia, sceglieranno al contrario di coinvolgerci per trovare soluzioni integrate con la nostra comunità e con la rete di realtà assistenziali che ne fanno parte, come unità pastorale e Caritas”.

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