18 Dicembre 2020 - 9.50

Zaia, cambiare idea per proteggere la salute del Veneto

“Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai idea”, diceva James Russel Lowell.Potrebbe sembrare un atteggiamento logico, quasi dovuto, ma in tempi di politica divisiva, di scontri sul filo dell’ideologia, di posizioni difese con i denti, non lo darei per scontato. Perchè ci vuole coraggio per non cambiare idea, ma a volte ce ne vuole ancora di più per cambiarla.Solitamente chi resta fermo sulle sue posizioni viene apprezzato in quanto persona coerente, intransigente, tutta d’un pezzo.Ma se ci pensate bene, non sempre rimanere immobili è un pregio. Se la situazione muta, se nuovi dati smentiscono i vecchi, cambiare punto di vista non è indice di contraddittorietà, bensì di intelligenza. E talvolta anche di coraggio.Luca Zaia, il Governatore del Veneto non appartiene a nessuna delle due categorie citate da Lowell. E’ vivo e vegeto, e ne siamo lieti per lui e per noi, e non è uno stupido.E lo ha dimostrato quando ha annunciato che nel corso di una riunione fra i Presidenti di Regione ed i Ministri competenti, ha posto il problema della necessità di intervenire tempestivamente per cercare di mettere un argine al dilagare della pandemia da Covid-19.Il suo è stato un discorso franco, onesto, e lo dimostrano le sue parole: “Ho fatto, tra l’altro, presente che a gennaio avremo una congiuntura astrale non positiva: il 7 si aprirà la scuola, inizierà una grande campagna vaccinale, c’è ancora il Covid, ci sarà la sindrome influenzale. Se arriviamo al 7 gennaio dove tutti questi fattori si incrociano, avremo un terreno devastato e non ne verremmo fuori. Per questo è indispensabile pensare a restrizioni a livello nazionale”. Zaia ha sottolineato inoltre l’urgenza di queste misure, che secondo lui il Governo dovrebbe prendere ad horas, segnalando che sulla stessa linea sono altri governatori, e avvertendo che in caso di inerzia dell’Esecutivo il Veneto procederebbe da solo sulla strada di un inasprimento delle restrizioni.Fin dall’inizio dell’epidemia l’appuntamento quotidiano del Presidente dalla sede della Protezione Civile di Marghera accompagna il mio desinare. E devo dire che da alcuni giorni dalle parole di Zaia trasparivano preoccupazione, e anche un po’ di scoramento.Preoccupazione per i dati epidemiologici sempre in crescita, tanto da indurlo ad affermare che “…gli ospedali hanno un punto oltre il quale non si può andare. In Veneto ci sono 587 pazienti in terapia intensiva quando, in tempi diversi, ne avevamo poco più di 200. Appartengo alla squadra che non vuole che gli ospedali collassino e che i cittadini possano continuare a curarsi”.Scoramento per i comportamenti dei Veneti, che in questa cosiddetta “seconda ondata” sembrano refrattari alle sue continue esortazioni a non abbassare la guardia, ad osservare il distanziamento sociale, a portare le mascherine anche all’aperto. Tanto da commentare così gli assembramenti dell’ultimo fine settimana: “Ho visto uno spettacolo immondo: nonostante la crisi, il collasso della sanità, non si sono fermati i serpentoni ad Asiago, l’assalto alle città. ll sindaco di Treviso ha dovuto transennare la città ieri pomeriggio: ai ‘varchi’ si sono contate 50 mila persone quando nel centro vivono in 8.500, e 80 mila in tutto il comune. È un mondo vomitevole, è una cultura strisciante e non imperante, secondo la quale questo è il virus dei vecchi, e che se la vedano loro”.Da questo alla richiesta di una zona rossa immediata su scala nazionale per le imminenti Festività il passo era quasi obbligato.C’è da augurarsi che a Roma riescano a prendere decisioni rapide basate su scienza e coscienza, senza passare per le solite defatiganti mediazioni politiche, in questo caso ancora più incomprensibili visto che in ballo c’è la vita di molti cittadini. Si sa che il premier Giuseppe Conte non sembra convinto di attivare una zona rossa nazionale, in quanto sarebbe orientato verso posizioni meno rigoriste.  Di diverso avviso i Ministri Speranza e Boccia, fautori di una chiusura totale, come già deciso in altri Paesi europei, Germania in testa.Di sicuro il Governo adesso non ha più l’alibi della contrarietà delle Regioni.Il più intransigente è sicuramente Luca Zaia, ma sulle stesse posizioni sarebbero anche i Governatori del Friuli Massimiliano Fedriga, del Molise Donato Toma, e del Presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti.Anche i Presidenti della Lombardia Attilio Fontana e del Piemonte Alberto Cirio si sarebbero dichiarati favorevoli a misure più dure, ma senza gli accenti dell’ala più rigorosa, capitanata appunto dal Veneto.Tutti i Governatori chiedono risposte rapide, anzi immediate, in modo tale che i ristoratori fermino le prenotazioni dei tavoli, e di conseguenza sospendano gli ordini di materie prime, senza incorrere in ulteriori perdite.E tutti chiedono ovviamente i ristori per gli operatori che dovranno ancora subire le chiusure.Sono certo che Luca Zaia abbia messo in conto che la sua richiesta non sarà ben accolta da alcune categorie, che giustamente speravano che un allentamento delle restrizioni per le Festività avrebbe consentito loro di recuperare almeno una parte delle perdite di quest’anno. E che parimenti sarà oggetto degli strali degli oppositori, che lo accuseranno sicuramente di aver sbagliato politica, chiedendogli un pubblico “mea culpa”.Ma proprio per questo va apprezzato a mio avviso il suo coraggio di aver cambiato posizione.Certo sarebbe stato più facile per lui restare abbarbicato alla difesa della zona gialla, pur sapendo che con i numeri attuali ciò non avrebbe più senso.Poteva continuare a riproporre le stesse richieste, tipo l’apertura delle piste da sci, facendo la bella figura di chi difende l’economia del Veneto contro le “vessazioni” del Governo centrale.Questa sarebbe stata sicuramente la strada più agevole, quella della facile demagogia.Ma il Presidente ha preferito scegliere la via forse più ardua, quella della verità, optando in primis per la difesa della salute di tutti i veneti, anche quelli con tanti anni sulle spalle, quelli che rischiano veramente di morire da soli nelle terapie intensive.Gli antichi dicevano “primum vivere, deinde philophari”, che si traduce in “prima si pensi a vivere, poi a fare della filosofia”.  Mi sembra di poter dire che Luca Zaia ha scelto la “vita”!Non era scontato! Chapeau! 

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA