23 Aprile 2015 - 11.53

VICENZA – Alberto Filippi: “La mia verità, da Ghiotto al CIS, dalla Lega alle elezioni regionali”

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“Tutti prosciolti i Filippi”. E’ finita nei giorni scorsi l’odissea giudiziaria dell’ex senatore leghista Alberto Filippi e della sua famiglia. Messo sulla graticola quasi dieci anni fa per una storia legata alle sponsorizzazioni dell’Arzignano Grifo, ha superato dolorosamente la vicenda giudiziaria che l’ha coinvolto, pagando pesantemente un conto politico all’interno del partito nel quale militava, la Lega Nord. A distanza di così tanto tempo Filippi ripercorre l’intera vicenda, si toglie qualche sassolino dalla scarpa e rilancia il suo impegno politico all’interno del centrodestra. Da Ghiotto al Cis, da quelli che definisce i ‘paperoni’ della Lega alle prossime elezioni regionali, ecco Alberto Filippi a 360°.
Cominciamo quindi dalla vicenda giudiziaria che l’ha coinvolto. Un proscioglimento avvenuto per prescrizione…
“In realtà la prescrizione è di 7 anni e mezzo e vorrei far notare che alla giustizia io ho dato 9 anni e mezzo, ben più del dovuto. Ho resistito finché ho potuto, ed ho ‘usufruito’ della prescrizione solo quando la vicenda giudiziaria metteva a rischio non solo la responsabilità sociale nella conduzione di un’azienda con 49 dipendenti, ma anche la salute della mia famiglia. Mio padre ha 84 anni, era giusto liberare lui ed era giusto liberare chi lavora per me da questo peso. Questa vicenda ingiusta e dolorosa non poteva pesare su persone che nulla avevano a che fare con la mia vicenda politica.
Siamo stati prosciolti e questo è un motivo di grande soddisfazione. Voglio sottolineare che, per quanto mi riguarda, il processo è stato soprattutto mediatico. Sono passati nove anni, siamo stati travolti dall’effetto immediato delle prime dichiarazioni legate all’inchiesta e nonostante questo, sono stato l’unico, fra le decine di imprenditori coinvolti, per il quale è arrivata da subito una serie di smentite alle accuse ricevute. In sostanza la mia assoluzione mediatica era avvenuta da un bel pezzo ed eravamo sereni e tranquilli anche sull’esito del processo”.
Di tempo ne è passato. La notizia aveva avuto molto risalto nei media locali e non solo…
“Vorrei cogliere questa occasione proprio per ringraziare la stampa, sia veneta che vicentina. Pur avendo a disposizione una notizia succosa, mi ha sempre riservato uno spazio adeguato e la dovuta equidistanza nella valutazione della vicenda, dimostrando una rara correttezza. Ha avuto spazio sia la notizia dell’inchiesta che le successive smentite. Vi è la tendenza a criticare la stampa di fronte ad ogni inchiesta giudiziaria, in questo caso è giusto sottolineare la professionalità dei giornalisti che si sono occupati del caso.
Vorrei anche ringraziare la mia famiglia e in particolare mio padre, che è stato trascinato in una vicenda di cui non conosceva assolutamente nulla. Non sapeva nemmeno che faccia avesse Ghiotto. Ringrazio anche il sistema giudiziario italiano. Dopo aver aspettato nove anni alla fine è emerso chiaramente che una serie di questioni più importanti avevano la precedenza rispetto a questa vicenda che aveva già scritta una soluzione”.
E il suo rapporto con Ghiotto?
“Si parla del ‘faccendiere’ Ghiotto. Non voglio entrare nel merito e giudicarlo perché non è nel mio stile giudicare gli altri. E’ un fatto incontestabile che io abbia fatto pubblicità all’Arzignano Grifo. Ma vorrei ricordare che il mercato di Arzignano era il mio principale mercato di vendita. La squadra era conosciuta a livello europeo, vinceva scudetti e coppe campioni. Io non centro nulla con questioni legate alla pelle, perché non è il mio core business. Ne era uscito un calderone in cui si è mescolato tutto ed in questo alcuni giornalisti (statali, pagati dai contribuenti…) non erano correttamente informati.
Ghiotto ha sbagliato e sta pagando. Non è sicuramente l’orco cattivo di cui si continua a parlare. Ha fatto errori più per superficialità che per altro e a lui va il merito di aver ritrattato alcune dichiarazioni sapendo che nella sua posizione era difficile farlo. In questo ha dimostrato anche un valore umano che gli riconosco…”.
La vicenda le costò molto in termini politici…
“Certo è che a suo tempo la Lega Nord mi fece una guerra senza quartiere partendo da questa vicenda e da quella del Cis di Montebello. Ribadisco che su queste due questioni non vi è alcuna condanna a livello penale. Per fare ulteriore chiarezza sulla questione Cis invito a leggere il libro scritto da Filippo Astone e pubblicato da Longanesi “La disfatta del Nord”, dove in modo corretto viene descritta questa vicenda sulla quale non vi sono più dubbi ma che purtroppo è destinata a pesare sulle spalle della comunità, soprattutto in termini di mancato sviluppo. Mi spiego meglio, i cittadini pagheranno solo per il fatto che le istituzioni possedevano dei terreni contigui a quelli di Alberto Filippi; con il naufragare del Cis si sono persi circa 20 milioni di euro in mancati investimenti, soldi con i quali si potevano fare lavori pubblici importanti. Un progetto che era già stato approvato a livello regionale. Per colpa di alcuni ‘paperoni’ della Lega è naufragato un progetto che poteva portare a 1200 posti di lavoro nel Vicentino, senza calcolare l’indotto. Abbiamo perso tutti una grande occasione. Senza contare che con il loro atteggiamento persecutorio hanno messo a repentaglio non solo Alberto Filippi politico, ma anche l’imprenditore e il cittadino oltre che i 49 stipendi che paga mensilmente ai suoi dipendenti. E’ stato un episodio gravissimo, oggi nessuno può più dire che ero uno speculatore e la verità è emersa pienamente, solo che i costi di questa guerra hanno travolto la mia famiglia, i miei dipendenti e la collettività. Chi a suo tempo creò il caso Cis all’interno della Lega Nord, lo creò in malafede, congegnando un piano ai limiti della legge. Oggi quei ‘tre’ paperoni della Lega dovrebbero vergognarsi e pagarne le conseguenze. Si è trattato di uno scandalo con la ‘S’ maiuscola creato ad hoc per danneggiare un politico, per fomentare una guerra interna ad un partito”.
Proprio in merito alla Lega, come si colloca ora politicamente?
“Al tempo mi occupavo della parte destra del partito, sono sempre stato di destra all’interno di un partito trasversale. Una volta imbavagliato e calunniato son dovuto uscire e mi sono avvicinato a quei partiti che rappresentano la destra e che più mi rappresentano.
Ho iniziato un percorso con Francesco Storace (Movimento per l’Alleanza nazionale) per avvicinarmi poi al movimento di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni”.
Si candiderà?
“Ho più volte espresso con rammarico che non mi candiderò a ruoli istituzionali, ho appeso le scarpe al chiodo, ma non verrà meno l’impegno all’interno del partito. In queste elezioni sosterrò la candidatura dell’ex sindaco di Arcugnano Paolo Gozzi e di Mirco Maule entrambi nella lista vicentina di Fratelli d’Italia. Mi sono prodigato per garantire loro la presenza in lista. Nelle prossime ore questa lista darà il suo appoggio alla candidatura presidente di Luca Zaia”.
Perché Zaia e non Tosi?
“Torniamo un po’ indietro. Sono stato considerato in passato un tosiano di ferro. Sono stato maroniano ed ho sempre avuto grande stima per Giancarlo Giorgetti. Di conseguenza, in Veneto mi sono schierato a favore di Flavio Tosi. Vorrei però ricordare che sulla questione Cis, l’unico che a suo tempo mi ha sempre difeso è stato il governatore Luca Zaia, che ha dimostrato coraggio nell’affrontare un effetto mediatico che poteva danneggiarlo. E’ inoltre indiscutibile che abbia governato molto bene la Regione e comunque ho imparato, dopo anni di litigi vissuti all’interno della Lega Nord, che la cosa migliore non è buttare benzina sul fuoco ma riappacificare. Non è un caso che il mio percorso all’interno del centrodestra abbia sempre avuto come obiettivo movimenti e partiti che avessero l’ambizione di riunificare quest’area politica”.
La redazione

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