17 Dicembre 2021 - 16.55

VENETO – Frode fiscale sui prodotti petroliferi: sequestro da 20 milioni di euro

La Guardia di Finanza di Verona, all’esito di specifiche attività di contrasto all’evasione e alle frodi fiscali perpetrate nel settore dei carburanti, in queste ultime ore sta dando esecuzione a un decreto di sequestro preventivo per oltre 20,2 milioni di euro. Il provvedimento, adottato dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale Ordinario di Verona su richiesta della locale Procura della Repubblica, riguarda una società (ora in liquidazione) della provincia, già operante nel settore della commercializzazione all’ingrosso di prodotti petroliferi, sospettata di aver evaso l’IVA per un importo complessivo di oltre 20,2 milioni di euro. I Finanzieri del Comando Provinciale scaligero stanno procedendo ad assicurare allo Stato corrispondenti liquidità bancarie e altri beni riconducibili alla società e al suo rappresentante legale pro-tempore, indagato per l’ipotesi di reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Nei confronti di quest’ultimo – non ancora colpevole fino a quando la sua responsabilità non sarà accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili – l’Autorità Giudiziaria ha anche disposto la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare imprese e uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per la durata di un anno. Il sequestro di oggi – che si aggiunge all’analoga misura cautelare eseguita nel maggio del 2020 dagli stessi finanzieri nei confronti della medesima società per oltre 74 milioni di euro – costituisce l’epilogo di ulteriori indagini e di un controllo fiscale svolti dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Verona, che ha così acquisito ulteriori convergenti elementi per dimostrare come l’impresa abbia proseguito nella medesima condotta fraudolenta del passato. Le Fiamme Gialle hanno infatti constatato, più nel dettaglio, che la società – anche per le più recenti annualità 2019/2020 (oltreché per gli anni d’imposta 2016/2018, oggetto delle precedenti indagini) – si è avvalsa di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, vale a dire emesse da società “cartiere” (con sede nelle province di Roma, Milano e Napoli), soggetti giuridici compiacenti appositamente interposti solo a livello cartolare tra la suddetta società (acquirente del prodotto petrolifero) e le cedenti comunitarie, così ponendo in essere lo schema tipico della cosiddetta «frode carosello». Le società “cartiere” (dette anche «missing traders») – a loro volta interessate da altre indagini della Guardia di Finanza – sono risultate in concreto sprovviste di idonee strutture, mezzi, risorse e capitali, nonché caratterizzate da un brevissimo ciclo vitale. Le stesse, per lo più evasori totali, erano legalmente rappresentate da meri prestanome e non dichiaravano né versavano imposte.

I Finanzieri veronesi hanno così accertato che l’impresa destinataria dell’odierno provvedimento di sequestro ha in tal modo acquistato sottocosto ingenti quantitativi di carburante per rivenderli sul mercato a prezzi concorrenziali, indicando nelle dichiarazioni dei redditi e dell’IVA elementi passivi fittizi per circa 92 milioni di euro, così evadendo una corrispondente imposta sul valore aggiunto per oltre a 20.200.000 euro. Le misure oggi eseguite testimoniano in concreto la grande attenzione investigativa della Guardia di Finanza rispetto a un settore che, soprattutto in ragione dell’importante livello di incidenza fiscale che lo caratterizza, risulta particolarmente esposto a remunerative frodi e ad altri fenomeni criminali in grado di alterare sensibilmente il funzionamento del mercato a danno degli operatori onesti oltre che dell’Erario. L’impegno del Corpo a tutela delle imprese sane e rispettose delle norme è prioritario soprattutto in questo frangente in cui è necessario favorire la ripresa delle attività economiche che hanno già fortemente risentito degli effetti della pandemia da COVID-19. Chi architetta complessi sistemi di frode fiscale, infatti, non è un contribuente in difficoltà, ma un vero e proprio criminale economico che danneggia i contribuenti onesti operando nei loro confronti una concorrenza sleale e sottraendo risorse fondamentali per lo sviluppo e la crescita del Paese.

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