31 Agosto 2023 - 15.25

Sui migranti Elly Schlein se la canta e se la suona (da sola)

Umberto Baldo

Quando eravamo alle elementari ci hanno insegnato che il fiume carsico è un corso d’acqua che scorre sotterraneamente, e che ogni tanto riaffiora.

Il fenomeno delle migrazioni, politicamente parlando, assomiglia proprio ad un fiume carsico, nel senso che in certi momenti se ne parla meno, ma improvvisamente ritorna a riempire le prime pagine di giornali e media.

In questi mesi di assalto alla diligenza, nonostante gli evidenti tentativi del Governo di “troncare, sopire”, in parte assecondati da una Rai ormai sotto controllo, gli arrivi hanno raggiunto una tale massa critica che risulta difficile, se non impossibile, nascondere l’affanno con cui il Ministero dell’Interno cerca di distribuire le migliaia di persone che arrivano ogni giorno sulle nostre coste.

Guardate, non ho più voglia di addentrarmi in defatiganti ed inutili polemiche che non portano da nessuna parte.

Certo una Premier che fino alle ultime elezioni invocava i “blocchi navali” non ci fa sicuramente una grande figura di fronte a sbarchi raddoppiati rispetto all’anno precedente, ma questo credo che lei lo sappia bene.

Di fronte alla portata attuale del fenomeno migratorio mi sembra di percepire quasi una sorta di rassegnazione nella maggioranza, anche se mi gioco una mano che da qui in avanti Salvini comincerà una nuova illusoria campagna “per fermare l’invasione”, il tutto ovviamente per mettere in difficoltà la Meloni in chiave elezioni europee.

I prodromi li stiamo già vedendo, con qualche colonnello leghista che si sbilancia a dichiarare che “tutta l’Africa in Italia non ci sta”.

Il problema vero è dove mettere tutta questa gente, assodato che i veri rifugiati sono meno del 10% di chi arriva.

E qui ci sono due scuole di pensiero: quella del Governo che sembra puntare sui cosiddetti hotspot, grandi Centri in cui concentrare i migranti (ricordatevi che non si può più chiamarli clandestini) in vista di un rimpatrio che ormai anche le pietre sanno non avverrà mai, e quella della cosiddetta “accoglienza diffusa”, che in poche parole significa distribuirli su tutto il territorio nazionale, comune per comune.

E qui cominciano i problemi anche per Elly Schlein, che fa finta di non sentire che Presidenti di Regione e Sindaci sono stanchi di vedersi scaricare sulle spalle (e sui bilanci) carichi di disperati da dover in qualche modo assistere e mantenere. 

E lo sottolineo perché anche gli Amministratori di sinistra, quelli del Pd, protestano vivacemente, anche se poi se la prendono con il Governo e con l’Europa.

In questa situazione piuttosto difficile, per usare un eufemismo, la Segretaria eletta dei passanti Elly Schlein continua imperterrita a predicare nelle Feste dell’Unità, chiedendo convintamente le porte aperte, l’accoglienza diffusa, lo ius soli, il superamento del Regolamento di Dublino, ovviamente con la consueta stigmatizzazione dell’Europa sorda e cieca alle richieste italiane.

D’altronde la Schlein è di sinistra, e immagino che per lei esista un’equazione di tipo “cosmico” così postulata: “essere di sinistra= essere pro porte aperte ai migranti”.

Ma è proprio così?

Guardate, capisco che è una forzatura, ma sarei disposto ad accettare che lo Stato finanziasse un tour europeo della Schlein per consentirle di verificare quanti leader della gauche dei vari Stati la pensano come lei.

Ovviamente con l’impegno che, al ritorno, la Segretaria ci illustri con onestà intellettuale, in Televisione, i risultati dei suoi colloqui.

Immagino si rifiuterebbe di andare a Varsavia, Budapest, Praga, Paesi retti da leader che di ripartizione dei migranti non vogliono neppure sentirne parlare; e poi lei li considera “amichetti” di Giorgia Meloni.

Passando ad altri Paesi le consiglierei di partire da quelli in cui la “sinistra” è al Governo, tralasciando ad esempio Svezia e Finlandia dove le sinistre sono di recente finite all’opposizione proprio a causa dell’immigrazione; lì al massimo potrebbero insegnarle che insistere con le “porte aperte” rappresenta  la strada sicura per perderle le elezioni. 

E arrivando in Danimarca, dove si è votato lo scorso novembre, Mette Fredericken, attuale premier e leader del Partito Socialdemocratico potrebbe spiegarle che le elezioni le ha vinte con un programma che si può riassumere nel motto “zero immigrati in Danimarca”, un programma più a destra di quello della Meloni e di Orbàn, perché lo “zero” comprendeva anche i richiedenti asilo. 

Passando in Germania verrebbe informata che i suoi amici socialdemocratici (Spd), in calo verticale di consensi nei sondaggi, cominciano ad osservare con crescente interesse i cugini danesi. 

Nella confinante Olanda, attualmente in piena campagna elettorale dopo le dimissioni di Mark Rutte, potrebbe leggere lo slogan “Stop ai migranti economici”.  Proposta che non arriva da un pericoloso esponente sovranista e populista, di quelli che i progressisti spedirebbero subito all’inferno, bensì dalla leader del Partito Socialista Olandese (Sp), Lilian Marijnissen.

Se poi si spostasse in Spagna apprenderebbe degli accordi con il Marocco per bloccare i migranti con le buone, ma soprattutto con le cattive quando si affacciano alle porte di Ceuta e Melilla.

Forse qualche sostegno potrebbe trovarlo solo in Portogallo. 

Il tour non avrebbe molte altre tappe, perché anno dopo anno le sinistre sono state estromesse dalla maggior parte dei Governi, fra cui quelli di Paesi come Francia ed Austria ad esempio.

Facendo il punto viene da chiedersi:  secondo la Schlein quali partiti di sinistra europei affiancherebbero il Pd nella sua battaglia (ma a onor del vero è anche quella del Governo italiano) per modificare il Trattato di Dublino che blocca i migranti nello Stato di primo approdo?

A mio avviso nessuno, perché i migranti economici li vuole solo la sinistra italiana! 

Se poi leggiamo che l’assessore Pd di Reggio Emilia si dichiara pronto a «noleggiare un pullman per portare i migranti al Viminale»,  e che il sindaco di Camaiore, sempre Dem,  dice di essere deciso a «incatenarsi» se gliene arrivano altri in città, viene anche da domandarsi se la Segretaria sia sicura di avere alle spalle il sostegno di tutte le sue truppe.

Hai voglia a parlare di “aprire i porti”, di condannare la “logica dei muri che fomentano la paura”, di dichiararsi a favore di “scelte che pongano al centro  la forza dell’integrazione e della convivenza”, di chiedere una “società plurale”, se poi ti scaricano i migranti di fronte al Municipio di prima mattina con il chiaro invito “arrangiati”.

E questo è un problema sentito e denunciato sia dai sindaci di destra che di sinistra.

A tal proposito ho trovato equilibrate e chiare queste parole di Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo: “Sull’immigrazione qualunque semplificazione demagogica è inutile. Vale per le sparate di Salvini e Meloni, ma vale anche per l’accogliamoli tutti che ha sedotto una certa sinistra. I valori umanitari sono fondamentali, ma a questi vanno uniti visione di lungo periodo, pragmatismo e capacità organizzativa” 

Se alla fine dell’ipotetico tour nella sinistra europea, ma che sarebbe utile continuare anche nelle città ed nei paesi italiani, la Schlein rimanesse ferma nelle sue convinzioni, vorrebbe dire che la Segretaria ama cantansela e suonarsela da sola ( forse con l’accompagnamento delle Ong!)

Umberto Baldo 

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA