11 Marzo 2020 - 13.32

Serve la “cura Wuhan” per tutta l’Italia

Ogni tanto nel corso della storia appaiono i cosiddetti “salvatori della Patria”, uomini che sono stati determinanti per superare momenti difficili per un Paese.
Cincinnato è ormai troppo lontano nel tempo, ma ancora ben presente nella memoria degli europei è il primo Ministro inglese Winston Churchill, che dopo la disfatta di Dunkerque, di fronte al reale pericolo di un’invasione nazista dell’Inghilterra,  il 4 giugno 1940  pronunciò alla Camera dei Comuni queste accorate parole: “Combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e gli oceani; combatteremo con crescente fiducia e crescente forza nell’aria. Difenderemo la nostra isola qualunque possa esserne il costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sui luoghi di sbarco, nei campii nelle strade e nelle montagne. Non ci arrende­remo mai, e persino se – ciò che io non credo neanche per un momento – questa isola od una larga parte di essa fossero asservite ed affamate, in quel caso il nostro Impero, oltre i mari, armato e vigilato dalla Flotta britannica, condurrà avanti la lotta sinché, quando Dio voglia, il Nuovo Mondo, con tutte le sue risorse e la sua potenza, non venga avanti alla liberazione ed al salvataggio del Vecchio Mondo”.
Cito Churchill perchè nei giorni scorsi qualcuno ha tentato un accostamento fra il leader inglese ed il nostro premier Giuseppe Conte.
Accostamento che il nostro “Giuseppi”, come lo ha interpellato Trump in un tweet, non ha rigettato sdegnosamente, ma addirittura in un passaggio in una intervista ad un giornale nazionale ha citato la frase “la nostra ora più buia”, con cui Churchill spronò il popolo inglese a resistere all’aggressione nazista.
Credo vadano fatti gli opportuni distinguo.
L’Italia del coronavirus non è l’Inghilterra del 1940.   Non ci sono le armate di Hitler a Calaìs. 
C’è un’emergenza sanitaria, estremamente grave e potenzialmente in grado, se non contrastata opportunamente, di far saltare la nostra sanità pubblica.
Ma abbiamo i mezzi per opporci, a patto che tutti cambiamo per un po’ di tempo le nostre abitudini, seguendo poche ma precise indicazioni.
Ma non ci stanno chiedendo come ai nostri nonni ed ai nostri padri di andare in guerra.  Ci stanno chiedendo sostanzialmente di stare seduti sul divano in attesa che “passi ‘a nuttata”.
Tornando al paragone Churchill-Conte, lo stesso mi sembra quanto meno azzardato.
Churchill, pur essendo un esponente dell’alta aristocrazia britannica era un uomo di “azione”, un “condottiero” si sarebbe detto in altri tempi, mentre il nostro Premier è un “avvocato”, un uomo che per cultura e forma mentis sembra più portato alla mediazione ed al galleggiamento che al coraggio e alle decisioni drastiche.
E tornando al ragionamento iniziale la storia ci insegna che in certi momenti il “comandante in capo” fa la differenza.
Così gli inglesi, quando reputarono che Neville Chamberlain fosse troppo accondiscendente con Hitler, pensarono bene di sostituirlo appunto con Churchill.
Così come avvenne dopo la disfatta di Caporetto, quando il generale Cadorna, che combatteva ancora a plotoni affiancati come ai tempi di Napoleone, venne sostituito da Armando Diaz, propugnatore di metodi di combattimento più moderni ed efficaci.
Intendiamoci, qui non si tratta di individuare colpevoli, e palesemente Conte non è il responsabile della crisi  sanitaria provocata dall’epidemia.
Ma questo non vuol dire che le cose siano state gestite al meglio.
Potrei anche sbagliarmi, ma l’impressione che si è avuta nella prima fase è che non sia stato il Governo a gestire l’emergenza, bensì l’emergenza a condizionare l’azione di Governo.
Sicuramente ha giocato lo shock del passare dall’ “abbiamo le prescrizioni più rigide dell’intera Europa”, e quindi siamo tranquilli, al trovarsi di punto in bianco ad essere il terzo Paese per numero di infetti, e di conseguenza gli “untori” del mondo.
E quell’immagine che ha girato ovunque dell’Italia al centro del mondo, con le frecce rosse dell’infezione che si dirigevano verso tutti gli altri Stati ne è stata la tragica dimostrazione.
Ne è seguita una gestione della crisi ad essere buoni “ondivaga”, approssimata, ispirata, mi si passi l’immagine” ad un “crescendo rossiniano”.
Prima le zone rosse a Vò Euganeo e Codogno, senza valutare gli effetti sul resto del territorio.
Poi, di fronte all’esplosione dei contagi, l’estensione della zona rossa a tutta la Lombardia e a 14 provincie.
E solo due giorni dopo il passaggio dell’Italia intera a zona gialla.
Il tutto accompagnato da fughe di notizie, da bozze di provvedimenti passati alla stampa, insomma di una serie di “infortuni” che quanto meno hanno palesato crepe nella catena di comando.
Se  a Giuliano Amato nel 1982  fosse capitata la fuga di notizie che è avvenuta in questi giorni, non avrebbe certo trovato tanti soldi nei conti correnti degli italiani cui applicare l’ “esproprio” del 6 per mille.
Ed infatti la conseguenza delle falle nella riservatezza che dovrebbe caratterizzare l’attività di Governo in certi momenti, è stata l’assalto all’ultimo treno da Milano, ed in generale una grande fuga di cittadini dal nord verso il sud, con il rischio di estendere l’infezione anche nelle Regioni meridionali.
Di fronte a questi tentennamenti, non credo si commetta il reato di lesa maestà se si pensa che forse in questa emergenza sarebbe stato meglio avere un Churchill piuttosto che un Chamberlain.  Forse non tutti sanno che, rendendosi conto di non essere il più adatto a fronteggiare Hitler, Chamberlain addirittura favorì il suo avvicendamento con Churchill, addirittura avendo l’umiltà di diventare un suo Ministro.
Ma come si dice, questo abbiamo, e con questo dobbiamo arrangiarci.
E nell’immediato sarebbe opportuno che il premier buttasse il “cuore oltre l’ostacolo”, ascoltando le pressanti richieste delle Regioni del Nord, quelle che hanno subìto il devastante impatto dell’epidemia, di procedere al fermo totale di tutte le attività.
Già a suo tempo Zaia e Fontana avevano chiesto la quarantena obbligatoria per chi veniva dall’estero, e dopo le ormai consuete accuse di razzismo ci si è accorti in ritardo che avevano ragione. Sarebbe il caso di non ripetere l’errore.
Non ha senso insistere con il mantra “restate a casa” se i negozi, i bar, i ristoranti, le fabbriche e gli uffici restano aperti.
E’ evidente che così non si fermerà il coronavirus, perchè chi si muove per lavoro, o chi va al bar o al ristorante, diventa giocoforza un incolpevole soggetto infettante.
Si tratta semplicemente di prendere atto di quello che già in parte avviene nelle nostre città e nei nostri paesi, su iniziativa autonoma di negozianti ed imprenditori, imponendo una sorta di “cura Wuhan” a tutto il Paese.
Si chiuda tutto per due o tre settimane, per poi ripartire dopo che il numero delle nuove infezioni tenderà verso lo zero.
In questo Conte troverebbe l’appoggio non solo di categorie economiche e sindacati, ma anche dei Partiti di opposizione.
In certi momenti logica vorrebbe che tutti, nessuno escluso, fossero chiamati a fare la loro parte; ed in politica questo si chiama “Governo sostenuto da uno schieramento più ampio”.  L’ho definito così perchè so che nell’attuale maggioranza il termine “Governo di unità nazionale” lo si percepisce come l’unione fra il diavolo e l’acqua santa.
Io credo che dovrebbe essere lo stesso premier a muoversi verso la costituzione di una sorta di “gabinetto di guerra”, al fine di migliorare la risposta politico-istituzionale alle esigenze determinate dalla crisi.
Ma le lotte politiche, che persistono, anche se in questa fase sono meno visibili, impediscono persino che si cerchi di individuare una figura come un “super commissario” in grado di mettere ordine, e guidare con professionalità e mano ferma la lotta al Covid19.
In altri momenti drammatici della storia repubblicana professionisti come Guido Bertolaso o Gianni De Gennaro hanno fatto la differenza.
Non ci si illuda a Roma e dintorni che certe cose verranno dimenticate dagli italiani.
Ad emergenza finita si faranno i conti, si giudicheranno le scelte di questi giorni, e questi giudizi peseranno quando si tornerà alle urne.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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