21 Maggio 2021 - 9.39

Sanitari: eroi… ma non tutti

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di Umberto Baldo

Fin dall’inizio della pandemia i medici, gli infermieri, e tutto il personale impegnato nell’assistenza sanitaria sono stati in prima linea, e molti di loro hanno pagato questo loro impegno con la vita (solo i medici stroncati dal virus sono stati oltre 300), spesso a causa di mancanza o carenza delle attrezzature di protezione.
Inevitabile che siano stati celebrati come “eroi” dai media, dalle Autorità, dai cittadini, e alcune foto che ritraggono la loro spossatezza, la loro stanchezza, entreranno sicuramente fra le immagini che gli storici del futuro rispolvereranno quando vorranno illustrare visivamente la prima pandemia mondiale.
Io credo che nulla potrà scalfire la riconoscenza che dobbiamo a queste donne e a questi uomini, cha hanno saputo unire le proprie capacità professionali anche ad una grande umanità, testimoniata da moltissime dichiarazioni di malati affidati alle loro cure.
Ma questa immagine di una categoria “eroica” oggi viene purtroppo intaccata da una minoranza, e va sottolineato minoranza, che non si sta dimostrando all’altezza della loro missione.
Mi riferisco ovviamente a tutti gli operatori sanitari che rifiutano di vaccinarsi contro il Covid 19.
Nei mesi scorsi avevamo già parlato a Tviweb delle problematiche che si sarebbero presentate quando fosse partita la campagna vaccinale di massa.
Ed eravamo stati facili profeti quando avevamo ipotizzato che il problema si sarebbe posto in particolare con il personale sanitario che aderisce alle teorie “No vax”.
Ed infatti qualche mese fa si era aperto un vivace dibattito polarizzato sulla possibilità di configurare un obbligo vaccinale, almeno per certe categorie particolarmente esposte, nel pieno rispetto della riserva assoluta di legge prevista dall’art. 32 della Costituzione.
Alla fine il Governo ha deciso, ed il 7 aprile è stato imposto con decreto legge l’obbligo vaccinale per il personale sanitario.
I contenuti del provvedimento sono noti, e prevedono che la mancata vaccinazione contro il Covid-19 “determina la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali”.
In concreto il medico o l’operatore sanitario che rifiuta il vaccino deve essere trasferito in un altro reparto dove non abbia contatti con i pazienti, o, se ciò non fosse possibile, deve essere sospeso temporaneamente dal servizio e dello stipendio fino al termine della campagna vaccinale.
La ratio del provvedimento è chiara, ed è quella di trovare un punto di equilibrio fra la salvaguardia del diritto del singolo operatore a non vaccinarsi, e la necessità del Servizio Sanitario Nazionale di avere personale che non rappresenti un pericolo per i pazienti.
In fondo a questi signori si è detto “Sei libero di decidere di non vaccinarti, ma non puoi più andare in corsia, nei reparti di terapia intensiva, in sala operatoria”.
Sembrerebbe una soluzione di buon senso.
Ma come spesso avviene nel nostro Paese il buonsenso non si sposa con norme contraddittorie e cavilli.
Tanto per fare un solo esempio Pasquale Stanzione, che dallo scorso luglio è il presidente dell’Autorità Garante della Privacy, ha esplicitato chiaramente che «il datore di lavoro non può acquisire, neanche con il consenso del dipendente, i nominativi del personale vaccinato o la copia delle certificazioni vaccinali”.
Certo la privacy è una bella cosa, ma nella specie come fa una struttura sanitaria ad allontanare un dipendente no-vax se non può sapere se è vaccinato o meno? Come fa, con questa limitazione, a garantire la dovuta protezione a pazienti od ospiti delle Rsa?
Come si vede siamo campioni del mondo a complicare qualsiasi situazione.
Ma oltre a tutto quello che colpisce è che medici ed operatori contrari a vaccinarsi non è che accettino senza problemi quanto deciso dal Governo.
Invece di vergognarsi, almeno io la penso così perchè non capisco cosa abbiano studiato queste persone se rifiutano la principale conquista della medicina in tema di lotta a virus e batteri, rifiutano i dovuti provvedimenti dei loro datori di lavoro, e si rivolgono alla Magistratura.
Martedì prossimo ad esempio in Tribunale a Belluno si discuterà, davanti al giudice del lavoro Anna Travia, il ricorso di alcuni dipendenti dell’Ulss Dolomiti e delle case di riposo che chiedono: “provvedimenti necessari e sufficienti a dichiarare il diritto dei ricorrenti a scegliere liberamente se vaccinarsi o meno, senza che ciò comporti la loro sospensione dal lavoro senza retribuzione o il loro demansionamento”. Sollevando addirittura la questione di legittimità costituzionale del Decreto legge del Governo.
Io credo che, al di là delle questioni giudiziarie, che in Italia non mancano mai, resta il problema che non ho difficoltà a definire “etico”.
Con quale coraggio, con quale morale, un medico, un infermiere, un qualsiasi altro operatore sanitario, può pretendere di non vaccinarsi e continuare a curare gli ammalati, ad assisterli, sapendo di esporli al rischio di infettarsi, e malauguratamente anche di morire?
Con quale etica un sanitario no-vax pretende di continuare a fare il proprio lavoro esponendo al rischio contagio anche i propri colleghi?
Per non dire che da oltre un anno, giustamente, quando entriamo in una struttura sanitaria, sia essa un ospedale, un ambulatorio, od un punto prelievi, veniamo sottoposti al controllo della temperatura, ed invitati a sanificare le mani e ad indossare la mascherina.
Viene da domandarsi: ma se a me chiedono di rispettare scrupolosamente tutte le regole, perchè io non posso pretendere che il medico o l’infermiere che mi assiste sia vaccinato, ed eventualmente rifiutarmi di farmi curare da un no-vax?
La mia salute, la mia vita vale meno di un insensato diritto di libertà propugnato da qualcuno che a mio avviso sta tradendo il giuramento di Ippocrate?
Spero che i Giudici sul tema diano risposte in linea con le decisioni del Governo e con le norme costituzionali!
In fondo anche a qualcuno loro potrebbe capitare di trovarsi su una barella, affidato alle cure di un talebano del “io non mi vaccino”. E potrebbe rivelarsi un’esperienza piuttosto sgradevole.
Umberto Baldo

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