7 Luglio 2022 - 10.31

PILLOLE DI ECONOMIA – Quel sottile fil rouge fra balneari, ambulanti e taxisti

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di Umberto Baldo

Ma cosa lega i balneari, gli ambulanti ed i taxisti?

Apparentemente nulla; fanno lavori del tutto diversi, in settori diversi.

Eppure c’è un sottile fil rouge che unisce queste tre categorie; l’allergia alla concorrenza.

Già perché da decenni svariati Governi  hanno provato a cambiare le regole in questi comparti, ma con scarsi risultati, perché tassisti, gestori di stabilimenti balneari e ambulanti,  hanno sempre dimostrato di avere un alleato decisivo quanto sotterraneo nei Partiti, o almeno in una buona parte di essi.

E se ci pensate bene il loro obiettivo è sempre stato solo uno; non cambiare le regole, soprattutto  se si parla di liberalizzazioni.

Dei balneari abbiamo già scritto nei mesi scorsi su Tviweb, e se ne riparlerà in autunno, a stagione finita ed incassi avvenuti (per loro), perché già si annunciano per settembre momenti di lotta dei concessionari contro “l’esproprio delle loro imprese” (sic!).

Adesso è la volta dei titolari di licenze di taxi, che hanno appena portato a termine uno sciopero di due giorni in tutta Italia.

Tornando al fil rouge, potrebbe sembrare strano, ma entrambe le categorie giustificano la loro contrarietà a qualsiasi cambiamento normativo che apra alla concorrenza con la “difesa dallo straniero”; i balneari da presunte orde di imprenditori esteri bramosi di appropriarsi delle concessioni italiche, i taxisti dalle piattaforme tecnologiche per l’interconnessione di passeggeri e conducenti.

Per essere più chiari i taxisti dicono no a quello che vedono come un pericoloso (per loro ovviamente, non per l’utenza)  strapotere di Uber e di altre piattaforme tecnologiche, che consentirebbero al consumatore di mettere a confronto in una schermata sul telefonino servizi, disponibilità de mezzi, e soprattutto i prezzi richiesti dai diversi operatori.

E allora via alla retorica con argomentazioni quali: “Siamo contrari a una riforma del settore che si basi solo su logiche economiche che nulla hanno a che fare con il servizio pubblico erogato, consegnando la gestione del settore a intermediari e relegando la funzione del tassista a quella di un fattorino su quattro ruote, sfruttato e senza diritti ma con tutti i rischi che sono a carico di un imprenditore …..”.

Qualcosa da dire l’avrei sulle suddette “logiche economiche” tanto vituperate dei taxisti, come se fosse un delitto cercare di migliorare il servizio, e ridurre i prezzi.

Ma sempre restando al fil rouge, sia i balneari che i taxisti sono accomunati anched dall’attuale regime delle concessioni e delle licenze.

In entrambi i settori quasi sempre esse vengono tramandate di padre in figlio, perpetuandosi di generazione in generazione, e possono essere vendute a terzi.

E nel caso dei taxisti, ad essere maliziosi viene da chiedersi come mai una licenza costi dai 150 ai 200 mila euro (a Firenze si dice arrivino a 300mila) se poi rende, stando agli studi di settore su cui pagano le tasse (sono esentati dall’emettere ricevute fiscali), poco più di mille euro netti al mese.

Ma val la pena di impegnare somme così consistenti per ottenere alla fine redditi così irrisori?

“A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca……”, diceva Giulio Andreotti.

Forse un po’ di tecnologia applicata al controllo delle entrate e delle spese sarebbe indigesto alla categoria, ma segnerebbe un passo avanti per tutti i consumatori.

A tal proposito sarà interessante vedere se con il nuovo obbligo di accettare i pagamenti tramite Pos i taxisti abbandoneranno la loro preferenza esclusiva per il contante.

Dicevo all’inizio che molti Governi ci hanno provato a introdurre un po’ di concorrenza, ma i tentativi si sono sempre schiantati contro le proteste delle corporazioni interessate, con l’evidente complicità dei Partiti.

Con le tensioni presenti nell’attuale maggioranza di Governo, non sarà facile neppure per Mario Draghi scalfire queste rendite di monopolio.

Osservo infine che problemi analoghi con i taxisti si sono avuti in tutti i Paesi in cui si sono liberalizzati i servizi offerti.

Per fare un solo esempio, per anni a New York si sono scontrati a muso duro i taxisti della Grande Mela (Yellow Cab) e Uber, tanto che l’ex sindaco Mike Bloomberg li aveva definiti “diversi come l’acqua e l’olio”.

Eppure lo scorso 24 marzo si è raggiunto uno storico accordo che permetterà ai cittadini di poter prenotare un normale taxi giallo sulla stessa app. di Uber, ed i passeggeri pagheranno all’incirca lastessa tariffa sia per le corse nei taxi sia per quelle nelle macchine Uber.

Sebbene collaborazioni simili siano già state avviate in altri Paesi, come la Spagna, la Germania, l’Austria e la Turchia, è la prima volta che un simile accordo viene trovato in una città delle dimensioni e dell’importanza di New York.

Ma è mai possibile che quello che si può fare all’estero non si riesca mai a riproporlo in Italia?

Ah già, dimenticavo che noi italiani siamo orgogliosamente “diversi”, ed è proprio cullandosi su questa presunta “diversità” che stiamo affossando sempre più il nostro Paese, sfilando il futuro da sotto i piedi dei nostri figli e nipoti.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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