16 Gennaio 2023 - 9.08

PILLOLA DI ECONOMIA – La logica del “nemico”: Mes e  Direttiva sugli immobili

di Umberto Baldo

Ho scritto infinite volte che i nostri Demostene, nel loro sommo provincialismo, sono maestri nel costruire nemici da additare all’opinione pubblica come responsabili di ingiustizie e problemi, ovviamente al fine di mascherare le loro mancanze, le loro incapacità.

Ne abbiamo avuto la prova in questi giorni con il tentativo del Governo di addossare la colpa dei rincari dei carburanti ai benzinai, salvo fare una repentina inversione di rotta di fronte alla minaccia di sciopero della categoria.

Ma la sublimazione di quest’arte di “creare il nemico” si concretizza quando si parla di politiche europee, perché allora riaffiora l’antieuropeismo di fondo che rappresenta un tratto caratteristico della nostra destra nazionale.

Guardando le dichiarazioni, le prese di posizione, io mi sono convinto che i nostri politici della “droite” immaginano che in quel di Bruxelles ogni mattina ci sia una riunione di un Comitato segreto (una sorta di Spectre comunitaria) che inizia i lavori dicendo: “Bene, oggi quale fregatura prepariamo per l’Italia”?

Come se le direttive comunitarie avessero come destinatario solo il Belpaese, e non invece tutti gli Stati aderenti alla Ue.

Ecco spiegate le tiritere contro la perfida Bruxelles, la nemica Parigi, il tutto finalizzato ad “uso interno” (come certi medicamenti), cioè per creare confusione nella mente dei cittadini, e distogliergli dai problemi veri.

Si potrebbero scrivere trattati di politica al riguardo, perché quella di creare il nemico è tecnica che risale alla notte dei tempi, e risponde alla logica secondo cui avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità, ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro.

Lo schema proposto è sempre quello dell’assedio, in cui noi poveri italiani saremmo oggetto degli attacchi all’arma bianca da parte delle “consorterie massoniche” dell’ Unione.

Mi scuso per queste brevi digressioni, e torno subito al tema.

Sempre rimanendo al nemico, “Unione Europea”, in questi giorni lo scontro si ripropone su due tematiche, una ormai datata che risponde al nome di MES, e l’altra ancora in fieri ,relativa all’efficientamento energetico degli edifici.

Sul Mes vi ho già intrattenuto altre volte, per cui basta dire che relativamente a questo strumento pensato per fare fronte ad “eventuali” problemi finanziari  di uno Stato membro, l’Italia è l’unico paese dell’eurozona a non aver ratificato la riforma del trattato, approvata da 19 governi e da 18 parlamenti. 

Il perché è chiaro.  Se per anni la Meloni e Salvini lo hanno demonizzato in tutti i modi, diventa difficile adesso che sono arrivati al Governo cambiare rotta dicendo agli italiani “ragazzi abbiamo scherzato, il Mes va approvato perché non possiamo permetterci di diventare i paria dell’Europa”.

Oltre a tutto approvare il trattato non vuol dire assolutamente chiederne l’intervento, anzi! Se riesci a mantenere i conti pubblici in equilibrio il Mes non servirà mai!

Ma è chiaro che se per anni hai indicato questo strumento come il male assoluto, e ne hai fatto una bandiera politica,  quando serve approvarlo come adesso, corri anche il rischio che qualche alleato di maggioranza (Salvini per non fare nomi) possa anche immaginare di votare contro in sede di ratifica parlamentare.

Venendo al secondo tema di scontro con l’Europa, qui parliamo di una direttiva cui sta lavorando il Parlamento, e che si vorrebbe liquidare in tempi rapidi, che prevede che tutti i Paesi dell’Ue procedano gradualmente da qui al 2030, e poi al 2050, con l’ammodernamento e la ristrutturazione dell’intero parco immobiliare, per raggiungere il target di emissioni zero. 

Capite bene che questo vuol dire che i proprietari di immobili vetusti, e comunque non a norma con le linee guida del risparmio energetico, dovranno dotare le loro abitazioni  ad esempio di infissi nuovi, cappotti termici, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari e quant’altro.

Vaste programme! Oserei dire.

Perché oltre un terzo degli immobili residenziali in Italia ricade infatti nell’ultima classe, la G, la più inquinante, ma in realtà sarebbero considerate inquinanti anche le classi E ed F. 

Per l’Associazione dei Costruttori Edili queste nuove norme Ue, se approvate in questa versione,  impatterebbero perciò su nove milioni di edifici, su un totale di dodici milioni: in altre parole due case ogni tre.

Sgombro subito il campo dicendo che in questo caso il Governo fa bene ad alzare la voce, anche se parlare di “patrimoniale mascherate imposta agli italiani dalla Ue” oppure “La casa è sacra e non si tocca”, suonano un po’ stonate, in linea con il vittimismo tipico di una classe politica a corto di argomenti.

Sempre per il motivo che la Direttiva impatterebbe non solo sulle nostre, ma anche sulle case dei polacchi, degli ungheresi, degli spagnoli, dei francesi e via cantando.

Quindi abbandoniamo per una volta i piagnistei, le sindromi da accerchiamento, e lavoriamo con gli altri Governi per far loro capire che una cosa del genere, pur apprezzabile negli obiettivi, diventa irrealizzabile nella realtà. 

Per tutta una serie di motivi, che balzano agli occhi.

Tanto per elencarne solo un paio:

Facendo due calcoli rapidi, qualora restassero le scadenze ipotizzate, servirebbero 90mila ristrutturazioni di immobili ogni anno (chi  le fa?);  inoltre il valore degli immobili non messi a norma crollerebbero, il che avrebbe ripercussioni anche sul valore dei mutui già accesi, con evidenti problemi anche per gli istituti bancari.

Per non dire che se un proprietario, e saranno la maggioranza credetemi, non avesse i soldi per efficientare la propria casa, cosa gli si potrebbe dire?

Se tutte le Associazioni di categoria dei costruttori parlano di “effetti potenzialmente devastanti”, c’è veramente da stare preoccupati.

Anche se sarebbe interessante sapere perché il ministro dell’Energia Pichetto Fratin, in quota Forza Italia, dopo aver partecipato lo scorso ottobre  al Consiglio Ue che ha dato luce verde a questa Direttiva.  se ne sarebbe uscito festeggiando l’accordo raggiunto tra gli Stati membri con queste parole: “Esprimo apprezzamento da parte dell’Italia: per quanto riguarda gli edifici residenziali esistenti, la proposta della presidenza rappresenta un compromesso, un equilibrio tra ambizione e fattibilità, in uno spirito quindi che possiamo accettare”.

Io non c’ero e non so se sia veramente andata così, ma alla luce dei fatti mi sembrerebbero parole un po’ azzardate.

In conclusione, in generale con l’Europa serve cambiare atteggiamento e dialogare (il che non vuol dire mettersi a 90gradi), e non porta a niente additarla sempre come il nemico. 

Importante è inoltre smetterla di invocare sempre di “peculiarità” dell’Italia,  e nella specie occorre cercare la sponda con altri Paesi, e siate certi che ce ne sono, che valutano questa ipotesi di direttiva un po’ azzardata. 

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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