21 Ottobre 2022 - 9.53

PILLOLA DI ECONOMIA – La caduta della Truss sia di monito a Giorgia Meloni

di Umberto Baldo

Vi confesso che sulla caduta della leader britannica Liv Truss non ha mai nutrito dubbi; il problema per me non era il se, bensì il quando.

E’ successo comunque molto prima di quanto avessi immaginato, ma di fronte ai disastri i suoi compagni di Partito, i Tories, hanno ritenuto che 45 giorni bastassero e avanzassero, e hanno fatto capire alla “Lady di latta” che era meglio lasciare di propria volontà piuttosto che attendere di essere cacciata a calci nelle terga.

In ogni caso un record la Truss lo ha segnato, quello della più breve permanenza al n. 10 di Downing Street, 45 giorni, neanche il tempo di disfare le valigie e far ridipingere le pareti.

E che il problema principale dell’Inghilterra fosse lei, lo testimonia l’immediata discesa del differenziale tra titoli di stato inglesi e Bund decennali tedeschi, quando sono state rese note le sue dimissioni.

Sulle motivazioni che hanno portato all’abbandono della Truss vi ho già intrattenuto in una Pillola di Economia del 30 settembre scorso, dal titolo “La Meloni non si ispiri alla Truss”, per cui non ci ritorno.

Ma quel titolo ha ancora una sua attualità, e validità, e spero che la premier Giorgia Meloni faccia tesoro della lezione impartita alla Truss, perché oggi è toccata a lei, ma domani… chissà.

E per chi non lo avesse capito, o non volesse capirlo, il caso UK, con il Governo di Liz Truss che aveva annunciato il più ambizioso taglio delle tasse dagli anni ’80 senza indicare le coperture, seguito dall’immediato capitombolo della sterlina e dei titoli di Stato del Paese, confermano una realtà inequivocabile che fa ancora fatica a essere accettata dai sovranisti de noaltri: i mercati non perdonano i regali di Stato elargiti senza tener conto dei fondamentali dell’economia.

Tanto più in un contesto di inflazione da urlo, e a fronte di un rapporto debito-Pil che, in Italia, resta sempre “mostruoso”.

Non fatevi condizionare o fuorviare dalla tregua concessa dai mercati al nostro Paese, perché gli operatori finanziari hanno sicuramente apprezzato l’atteggiamento  di Giorgia Meloni dopo la vittoria di Fratelli d’Italia, i suoi toni concilianti, le sue dichiarazioni che l’Italia ha bisogno di essere governata con responsabilità”.

Ma credetemi che stanno semplicemente alla finestra, pronti a scatenarsi qualora vedessero politiche ispirate alle “promesse” della campagna elettorale.

Ecco perché da un lato mi viene da ridere, e dall’altro mi preoccupo, quando leggo che Capitan Salvini starebbe elaborando con i suoi esperti di economia, fra cui “brillano” Borghi e Bagnai, i primi interventi da proporre al Governo.

E state certi che se si partisse con “paci fiscali” (ricordo sempre che la di là del nome sempre di condoni di tratta), flax tax, sforamenti di bilancio, ed altri simili amenità, comincerebbero subito gli ordini di vendita sui nostri Btp, e abbiamo visto le possibili conseguenze proprio a Londra e dintorni.

La riprova l’abbiamo già avuta con gli “alert” inviati qualche settimana fa da Moody’s  e dalle altre Agenzie di Rating.

Non so se l’avete vista l’ultima copertina dell’Economist (che è di proprietà della famiglia Agnelli tramite Exor), ma credo sia la cartina di tornasole cha la stagione del populismo ha attecchito anche nel Regno di Albione.

Perché presentare la ormai ex premier britannica Liz Truss vestita da centurione, con tanto di elmo romano sulla testa, una pizza margherita come scudo con gli ingredienti che formano la Union Jack, spaghetti su una forchetta a mo’ di spada, e sul  disegno il titolo: “Welcome to Britaly”, mi spiace per loro, risponde ad una narrazione superata , a stereotipi che fanno ormai tenerezza.

E mostra chiaramente che il narcisismo patologico che da sempre contraddistingue i sudditi di Sua Maestà Britannica, a questo punto nasconde l’incapacità di comprendere che il Regno Unito non è più quello di una volta, e che  guardare dall’alto in basso il resto del mondo è ormai  solo patetico.

E se il messaggio dei giornalisti dell’Economist era quello “Cara Truss ci hai fatto precipitare in un casino simile a quello italiano” se lo potevano anche risparmiare.

Voi sapete che non sono tenero che la nostra classe politica, di cui conosco e stigmatizzo tutti i vizi e tutte le incapacità, ma ricevere le bacchettate ed i sarcasmi da un Paese in cui i Governi durano 45 giorni, i cui ultimi tre Primi Ministri su sono dimessi due per incapacità (May e Truss) ed uno per aver violato la legge (Johnosn), i cui titoli di Stato sono meno appetibili dei nostri Btp, la cui crescita è nettamente inferiore alla nostra  (l’Italia è il settimo esportatore mondiale e mantiene le sue quote di mercato, mentre la Gran Bretagna è il quattordicesimo),  la cui bilancia commerciale è in profondo rosso,  la cui moneta non è più una valuta di riserva come il dollaro o l’euro, proprio non lo accetto.

Non lo accetto perché dopo aver compiuto quel “capolavoro” della Brexit, i britannici si sono affidati per dieci anni a Governi guidati dai Tories, che ispirandosi a vecchie idee liberiste, secondo cui se si rendono i ricchi più ricchi qualcosa si riverserà anche sui poveri, hanno creato il più ampio divario sociale in Europa, bloccando per di più la crescita economica del Paese, ferma al 2008.

Continuino pure a baloccarsi con il mito dell’Impero sulle note di “Rule Britannia”, continuino a cantare “God save the King” in onore di una monarchia piuttosto “screditata”, ma almeno abbiano il buon gusto di non darci lezioni.

Quanto prima gli inglesi sapranno guardare in faccia la nuova realtà, quanto meglio sarà per loro.

In conclusione, consiglio a Giorgia Meloni, quando subirà l’assalto degli alleati per aprire i cordoni della borsa senza badare ai saldi di bilancio, di volgere lo sguardo a Nord Ovest, in direzione Londra, ricordando la sorte capitata a Liz Truss proprio per aver proposto politiche analoghe.

Perché, e sono ormai stanco di ripeterlo, un conto è quello che vorresti fare in campagna elettorale, promettendo soldi e tagli di tasse a debito puro, un altro quello che in questa situazione politico-economica puoi ragionevolmente riuscire a fare, soprattutto evitando che i mercati ti saltino addosso.

Per una volta cerchiamo di mostrare agli inglesi che possiamo essere più bravi di loro!

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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