26 Aprile 2023 - 8.45

PILLOLA DI ECONOMIA – Come appropriarsi del risparmio degli italiani?

Quando parliamo del debito dello Stato abbiamo in mente una caterva di numeri, di indici, di percentuali, di termini tecnici, tali da rendere la comprensione quasi impossibile per qualsiasi cittadino dotato di normale cultura e intelligenza. 

Ve l’ho già detto altre volte, ma alla fin fine i conti pubblici, al di là dei tecnicismi contabili, rispondono a meccanismi logici che funzionano come quelli di una normale famiglia. 

Vediamo di fare un esempio. 

Siete un gruppo familiare di 4 persone, con un reddito complessivo annuale di 60mila euro. 

Avete però debiti per 85mila euro (142%), su cui dovete pagare mensilmente un bel po’ di interessi. 

Tradotti in cifre reali dello Stato la spesa per interessi sul debito (Btp) suona così: 75,6 miliardi quest’anno, 85,2 il prossimo, 91,6 miliardi e 100,6 nei due anni successivi. Somma enorme, tanto più se confrontata con quelle che per esempio il bilancio dello Stato destina all’istruzione (52,1 miliardi), alle politiche sociali e alla famiglia (60,7 miliardi), al lavoro (19,4 miliardi), allo sviluppo delle imprese (40,7 miliardi) o all’energia (20,5 miliardi). 

Tornando alla nostra famigliola, è evidente che per rimettersi in linea servirebbero un po’ di quelle che i nostri vecchi chiamavano “economie”, e che i guru del giorno d’oggi definiscono nella lingua di Albione spending review. 

In altre parole potrebbe essere utile per riequilibrare i conti dei nostri amici tagliare le lezioni di tennis, andare meno al ristorante, restare a casa i week end, rinunciare all’ultima versione dell’ iphone, e altri consimili “sacrifici”. 

Invece la nostra famigliola, lungi dall’idea di volersi dare al risparmio, ha in animo di affittare una bella baita per l’estate, di organizzare qualche festicciola in più con gli amici, di passare il Natale alle Maldive, senza avere alcuna certezza di un eventuale aumento del reddito familiare, e per di più senza la minima idee se le Banche continueranno a consentire sconfinamenti sui conti correnti, o se i parenti persisteranno nel fare qualche regalo in moneta. 

Fatte le debite proporzioni, quella del nostro nucleo familiare è la stessa situazione in cui si trova la nostra bene amata Repubblica Italiana. 

Con un debito di 2.772 miliardi (dato Bankitalia a febbraio 2023), che ci costa in interessi quanto sopra indicato, nessuno di Lor Signori parla di tagliare tax expenditures insostenibili, e magari anche qualche bonus sovrabbondante, di costringere gli evasori e gli elusori a tagliare il dovuto, di chiudere partecipate inutili se non a mantenere politici trombati, solo per fare qualche esempio. 

Invece si parla di Ponte sullo stretto di Messina, di Stadi a Venezia e Firenze, di cancellazione della Fornero, di tagli del cuneo fiscale, di flat tax generalizzata, sapendo bene che si tratta di iniziative che non potranno che far lievitare ulteriormente il debito pubblico. 

Certo adesso ci sono i soldi del Pnrr, ammesso che arrivino tutti viste le nostre palesi incapacità a mettere a terra progetti e riforme, ma non va mai dimenticato che quei soldi europei per buona parte non sono un regalo a fondo perduto, bensì costituiscono nuovo debito.

Per di più i tempi sono cambiati rispetto a qualche decennio fa: nel senso che è ormai lontano il tempo dei “Bot people”, quando i titoli del debito pubblico erano il magnete di un circuito sovranista ante litteram, tutto italiano, con il risparmio privato che finanziava una crescente spesa pubblica che, a sua volta, foraggiava redditi privati, servizi e tutele pubbliche. 

Un circuito bloccato da bassi rendimenti e alto debito pubblico. 

Gli italiani adesso investono di più in assets stranieri, o tengono i soldi nei conti correnti, e ciò dimostra che il loro punto di vista sulle destinazioni del proprio risparmio evidenzia una ridotta fiducia nello Stato; come confermato dalla rilevazione secondo cui il 61,2% degli italiani, se avesse risparmi da investire, non acquisterebbe Bot, Btp o altri titoli del debito pubblico italiano. 

Tutto questo i nostri Demostene lo sanno benissimo, ma grande è la tentazione di mettere in qualche modo le mani su quel tesoretto costituto dal risparmio privato degli italiani, che secondo l’Abi lo scorso marzo ammontava a 1783,2 miliardi. 

Ci stanno provando con i Btp “patriottici” o “autarchici”, tutto sommato con un discreto successo.   Ma sono poca roba in valore assoluto.

Adesso sembra di capire che Giorgia Meloni abbia pensato ad un altro strumento per investire i risparmi degli italiani: vale a dire “Un Fondo Sovrano Nazionaleaperto al contributo di privati, che può essere lo strumento adatto a rilanciare gli investimenti, convogliando l’enorme risparmio italiano verso fini produttivi, per lo sviluppo industriale e tecnologico della nazione”. 

Al momento siamo ancora alla fase dell’idea, per cui saremo curiosi di sapere come si pensi di alimentare questo “strumento aperto al contributo di privati, finalizzato a rilanciare gli investimenti, convogliando l’enorme risparmio italiano verso fini produttivi, per lo sviluppo industriale e tecnologico della nazione”. 

Se devo essere onesto questo fantomatico Fondo Sovrano, al di là della definizione immaginifica (più adatta a Paesi ricchi di riserve valutarie come ad esempio la Norvegia che non alla nostra Italia con le “pezze al culo”), mi sembra somigli molto a un dejà vu , cioè a un veicolo a controllo pubblico, come appunto la Cassa Depositi e Prestiti, che opera grazie al risparmio postale. 

Ma ad ostacolare il disegno di convogliare i soldi dei cittadini in un contenitore pubblico (a meno che non si pensi ad una patrimoniale o a forme di investimento forzato tipo “oro alla Patria) credo sia più che altro il fatto, come accennato, che la fiducia degli italiani nel “pubblico” e nei nostri Demostene sia sempre più scarsa. 

Perché noi italiani saremo anche il popolo di “pizza e mandolino” come qualcuno pensa oltr’alpe, ma non siamo stupidi, e abbiamo ben capito che l’Euro e l’Europa avranno mille difetti e problemi, ma non sono certo la causa delle difficoltà e dei malesseri del nostro Paese. 

Essi sono totalmente ed assolutamente auto inflitti, e derivano da una classe dirigente che ha usato la politica economica ed i soldi dei contribuenti per comprare voti e distribuire mance e favori ad amici ed elettori, e da una burocrazia elefantiaca ed inefficiente che distrugge tutto ciò che i cittadini costruiscono e producono con sudore e fatica. 

E spero che prima o poi  gli italiani capiscano anche che i “pifferai magici” che propugnano soluzioni e ricette “tutto gratis”, a suon di più debito e più deficit, non stanno proponendo nulla di nuovo, ma la solita ricetta trita e ritrita, che abbiamo visto nel corso degli ultimi 40 anni, e che ci ha portato dove siamo. 

E allora? 

Allora niente! 

Finché continueremo ad arrabattarci con i piagnistei e le geremiadi contro l’Europa cattiva che non ci capisce, senza prendere coscienza che la vera autonomia e la vera sovranità di uno Stato (o Nazione se preferite) passano attraverso un’economia sana e conti pubblici a posto, persisteremo nelle nostre ubbie in attesa della prossima crisi finanziaria, che solitamente obbliga i Demostene a decidere qualcosa; e i segnali lanciati nei giorni scorsi da Goldman Sachs dovrebbero costituire per il Governo un campanello d’allarme (*). 

Umberto Baldo 

(*) A proposito, la protervia con cui il Governo sta allungando il brodo per non ratificare il Trattato sul Mesla dice lunga sulle paure che allignano nelle menti dei nostri governanti di centro destra, che io immagino siano queste: “Vedi mai che la prima volta che siamo arrivati a conquistare Palazzo Chigi, in caso di attacco speculativo ai Btp in conseguenza di “errori” di politica economica, o della convinzione da parte dei mercati che il nostro debito rischi di non essere più sostenibile, non ci tocchi cedere le redini della politica economica appunto agli organismi del Mes!”

Non approvando il Mes, i nostri eroi forse si illudono che in quella malaugurata ipotesi la Ue o la Bce ci salverebbe senza condizioni, così…. perchè noi siamo diversi….. 

Mi sembra siamo arrivati alle comiche finali!!!

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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