13 Aprile 2016 - 14.04

Picchia a sangue la madre (da anni) in manette vicentino

z arresto squadra mobile vicenza

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Si chiama Stefano Cappello, ha 51 anni, da molto tempo ha reso la vita della madre di 77 anni un inferno. L’ha sottoposta ad una serie di maltrattamenti psicologici, ma soprattutto fisici, fino all’ultimo episodio, lo scorso 30 marzo, in cui l’ha presa a calci e pugni, quasi uccidendola. La donna è stata ricoverata con 30 giorni prognosi.
L’arresto è avvenuto in una comunità di recupero tossicodipendenti di Schio, dove l’uomo si trovava. A condurre le delicate indagini che hanno ricostruito un quadro da incubo, la seconda sezione della squadra mobile vicentina (reati contro la persona) sotto la guida dell’ispettore Roberto Minervini (a sinistra nella foto) e a raccontarla è stato il dirigente della squadra mobile, Davide Corazzini.

Disoccupato, tossicodipendente, con problemi di alcool e con una lunghissima serie di precedenti, ha continuato a maltrattarla pesantemente chiedendole i soldi della modesta pensione.
Tutto avviene in una palazzina di via Einaudi (zona Longara, Vicenza).
I primi episodi di violenza documentati risalgono al 2010. Al tempo la madre non denunciò l’accaduto.
Solo nel maggio del 2014 la vittima si è fatta coraggio e si è presentata in questura affermando di temere per la propria incolumità. Fu incoraggiata dalla polizia a fare denuncia e riferì di episodi di aggressioni continue dal lontano 2010. In un’occasione finì in pronto soccorso con lividi agli occhi, al mento, al naso e lesioni alla bocca. Da allora iniziò un’attività istruttoria della questura di Vicenza che portò alla richiesta di una misura cautelare da parte della squadra mobile. Il 30 ottobre del 2014 il g.i.p. del Tribunale di Vicenza su richiesta del p.m. Floris emise un’ordinanza di allontanamento dall’abitazione della madre e il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla donna. La donna accolse con angoscia il provvedimento, stretta fra il legame materno e la paura di nuove possibili violente angherie. L’uomo per tutto questo tempo ha infranto più volte il provvedimento, stanziandosi nel garage di casa, chiedendo addirittura di portarvi una compagna e continuando a minacciare e insultare anche pubblicamente la madre. Continua a maltrattarla con aggressioni fisiche e verbali. Arriva persino a minacciarla di ucciderla quando la trova all’interno di un bar con le amiche.
A quel punto la squadra mobile ha proposto un inasprimento della misura e lo scorso 30 aprile il giudice Furlani ha emesso un provvedimento di divieto di dimora nel Comune di Vicenza.
Ma la storia è continuata e Cappello non ha rispettato il divieto di dimora, restando a Vicenza, entrando in casa della madre, alloggiando nel garage e continuando ad aggredirla.
Fino al 30 marzo, quando la aggredì con calci e pugni sul viso. La donna è stata costretta a farsi curare al pronto soccorso. Il figlio le aveva provocato una frattura alla spalla, un trauma cranico facciale, un profondo ematoma periorbitale con 30 giorni prognosi.
Ora Cappello dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia e lesioni gravi.

P.U.

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