27 Ottobre 2021 - 10.14

OperaEstate e il ‘modello Bassano’

di Alessandro Cammarano

Veneto terra non solo di “eccellenze” enogastronomiche e di industrie all’avanguardia, ma anche di cultura ad alto livello.

Nella sola provincia di Vicenza si contano almeno tre manifestazioni di respiro internazionale capaci di reinventarsi di anno in anno pur mantenendosi fedeli alle loro linee di programmazione e capacità di incidere nel tessuto culturale non solo locale.

Se il Capoluogo può vantare le blasonate Settimane Musicali al Teatro Olimpico, vincitrici di un Premio Abbiati, e il più recente e arrembante Festival Vicenza in Lirica – entrambe destinate ad una fascia di pubblico ben definita – a Bassano del Grappa svetta una manifestazione capace di ideare e realizzare una programmazione in grado di muoversi in ambiti multidisciplinari riuniti da un tema comune che si rifà non solo all’attualità più stringente o alle cosiddette “tendenze” ma anzi alle grandi tematiche “universali”.

Stiamo parlando di Operafestival che giunge quest’anno alla sua edizione numero quarantuno dopo aver superato indenne il quarantennale del 2020 segnato fortemente dall’emergenza pandemica ma comunque capace di offrire proposte mai banali o fini a loro stesse.

Se la testa pensante di Operaestate e Bassano del Grappa i “rami” del festival – nato nel 1981 a Rossano Veneto come produttore di opere liriche – si espandono in una rete che comprende gli altri ventisette comuni della Pedemontana Veneta e negli anni è diventato un contenitore di assoluta qualità per musica, teatro, cinema, danza ospitando spesso Prime Nazionali quando non prime esecuzioni assolute.

Chi frequenta Operaestate sa bene che oltre allo spettacolo al quale si assiste – qualunque esso sia – si entra in contatto con realtà architettoniche o paesaggistiche capaci di diventare spazi performativi ritrovando spesso vita nuova.

I numeri di quest’anno – il titolo della rassegna era Anno1 P.Q./Ecologie del Presente, dove P.Q. sta per Post Quarantena – sono impressionanti: 98 titoli per 126 appuntamenti in 3 mesi, di cui 38 Prime Nazionali contro i 60 dello scorso anno, che comunque aveva visto 20.000 gli spettatori che hanno frequentato i diversi programmi del festival, di cui l’85% dal vivo e il 15% online; non è difficile calcolare che l’incremento di pubblico per l’edizione 2021 sia stato notevole.

Il festival ha anche fatto tesoro dell’esperienza e delle competenze sviluppate negli ultimi due anni in ambito digitale, proponendo una programmazione online per B.Motion Danza: oltre 20 contenuti audiovisivi dedicati all’approfondimento della programmazione live (interviste con gli artisti e una serie dedicata a nuove definizioni di danza create da cittadini e negozianti del centro storico di Bassano), e quattro incontri mattutini su zoom (dal 20 al 23 agosto), della durata di 3 ore ciascuno, dedicati all’approfondimento della parola engagement, che hanno coinvolto in totale oltre 120 partecipanti da ogni parte d’Europa e in alcuni casi da Asia e Australia.

La gran parte dei contenuti realizzati sono ora disponibili a tutti sul canale Youtube di Operaestate.

A tutto questo vanno aggiunti i laboratori di formazione e altri workshop di respiro europeo.

Una volta tanto i numeri non sono “freddi” testimoni ma in questo caso diventano invece il termometro di una manifestazione che ringiovanisce di anno in anno, un po’ come Benjamin Button, diventando allo stesso tempo sempre più matura e interessante.

Ultima chicca? La parte grafica – locandine, programmi, brochure – è sempre perfetta sia nel concetto che nella realizzazione, mantenendo viva e vitalissima l’eredità dei Remondini.

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