22 Gennaio 2024 - 10.01

Manifestazione anti Israele a Vicenza: benvenuto nell’antisemitismo del XXI secolo

Nessuna meraviglia in realtà. Era tutto scritto, e noi di Tviweb ve ne avevamo dato conto lo scorso 9 gennaio, riportando le parole del deputato di Fratelli d’Italia Silvio Giovine a commento dell’annuncio della mobilitazione per il 20 gennaio a Vicenza dei centri sociali del Nordest (tra i quali il Bocciodromo di via Rossi, per contestare la presenza del padiglione israeliano a VicenzaOro): “Una manifestazione che oltre alla propaganda, alle mistificazioni e al pregiudizio riassume in sé tutte le matrici discriminatorie, dall’odio razziale a quello religioso. L’antisemitismo e l’avversione nei confronti di Israele e del suo popolo non possono avere diritto di cittadinanza, tanto più nel contesto della Fiera dell’Oro, che vedrebbe Vicenza ferita nella sua identità, nei suoi valori ed esposta a un grave danno d’immagine internazionale”.
La manifestazione c’è stata, con il suo corollario di scontri con le Forze dell’ordine, e la conta dei feriti, fra cui sei agenti di Pubblica Sicurezza.
Certo si potrebbe pensare che in fondo queste manifestazioni ci sono sempre state, che i Centri sociali hanno sempre cavalcato certe tematiche non rifuggendo dalla violenza, e chiuderla così.
Ma sarebbe profondamente sbagliato, perché dopo il 7 ottobre 2023 nel nostro Occidente, nella nostra Italia, e nelle nostre città, si è aperta una profonda lacerazione, il cui tema centrale è l’antisemitismo, che torna a risvegliarsi, coinvolgendo anche il mondo giovanile, i nostri ragazzi, quelli che costituiranno la classe dirigente del futuro.
Una generazione che mostra di non comprendere, o forse non voler comprendere che, pur con tutti gli errori commessi dal leader attuale Benjamin Netanyahu e dal suo Governo, Israele banalmente non è solo un avamposto del mondo occidentale, ma in primo luogo un risarcimento che l’Occidente deve a se stesso, non solo agli ebrei sopravvissuti alla tragedia della Shoah.
Di conseguenza, pur nella legittimità della critica a certe politiche israeliane, il punto è la distinzione che deve esserci fra critiche al Governo ebraico, e l’antisemitismo, e le sue manifestazioni esteriori.
Come quella di oggi a Vicenza, in cui l’ideologia anti-occidentale, il cosiddetto “wokismo” si è trasformata in odio verso Israele, convertendosi alla religione politica del culto della “vittima palestinese”, ed alla contestuale criminalizzazione del “dominatore ebraico”.
E così, nel discorso delle cosiddette “sinistre rivoluzionarie” o radicali, dopo la caduta dell’impero sovietico, la causa del “proletariato e del “popolo” oppresso, ha lasciato il posto alla “causa palestinese”.
Deve essere chiaro che in tutto ciò la posta in gioco è il destino della nostra civiltà occidentale, non solo l’esistenza di Israele.
E’ evidente che a fronte di questa deriva dovrebbero essere messi in campo adeguati anticorpi, a partire dalla scuola.
Diversamente dovremo ammettere, ed accettare passivamente, di essere entrati nell’era del “grillismo globale”, del Trumpismo in mano ai giovani, del populismo jihadista delle verità alternative.
In altre parole nell’era di un nuovo antisemitismo occidentale del ventunesimo secolo.
Luca Faietti

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