22 Maggio 2023 - 8.34

Ma cosa si fumano all’Onu?

La mia generazione è stata abituata ad individuare nell’Organizzazione delle Nazioni Unite la risposta della comunità internazionale agli orrori della seconda guerra mondiale, con il chiaro obiettivo di mantenere la pace e la sicurezza, di proteggere i diritti umani, di fornire aiuti umanitari, di  promuovere lo sviluppo sostenibile  ed il rispetto delle norme internazionali.

Alla fine tutto questo si è rivelato il classico “vaste programme”, e anno dopo anno l’Onu si è sempre più dimostrato un fallimento, evidenziando la sua sostanziale impotenza di fronte alle innumerevoli guerre che si sono combattute fin dalla sua fondazione, e alla persistente violazione dei diritti umani e delle libertà in ogni parte del mondo.

Non ritengo questo il luogo per discutere sulle motivazioni di questa disfatta,  a partire da un Consiglio di Sicurezza che prevede al suo interno la presenza di cinque grandi potenze dotate in via permanente del diritto di veto.

Questa impotente  macchina mastodontica ha fra l’altro  costi enormi per gli Stati che ne fanno parte, circa 60 miliardi all’anno; tanto che i budget discussi e approvati dall’Assemblea Generale ogni anno sono addirittura tre: il budget ordinario, il budget per le missioni di pace, e il budget per i Tribunali Onu (tanto per darvi un’idea, il nostro Paese ha pagato per l’anno passato 93.288.643 dollari, la Francia 126.315.572, e la Germania 178.766.666). 

Ma nonostante questa  evidente fragilità,  a mio avviso ormai insuperabile, pur nel generale appannamento dell’immagine della massima organizzazione sovranazionale, si potrebbe almeno evitare di scadere addirittura nel ridicolo.

Devo confessarvi che quando ho letto le notizie di cui vi parlo oggi mi è venuta spontanea la domanda:  ma cosa si fumano all’Onu?

Già perché solo dei frequentatori abituali di una fumeria d’oppio potevano compiere quelle scelte.

Quali scelte?

Andiamo con ordine.

Non è ancora conclusa l’indagine della procura di Bruxelles sulle presunte corruzioni di Parlamentari europei da parte dell’Emirato del Qatar, anche se il profumo delle mazzette ed i contorni delle malversazioni, dopo le confessioni di Panzeri, sono ormai abbastanza chiari.

E non si sono  ancora spenti gli echi  delle rivelazioni del Guardian secondo cui gli operai morti nei cantieri qatarioti per i mondiali di calcio sono stati almeno 6500 a partire dal dicembre 2010, quando era arrivata la designazione a Paese ospitante dei Mondiali 2022.   Nel dettaglio, sul territorio sarebbero deceduti 5927 lavoratori provenienti da India, Bangladesh, Nepal e Sri Lanka, a cui vanno aggiunti 824 lavoratori pakistani: i dati sono stati forniti alla testata britannica da fonti governative dei singoli Paesi.

Uno dei principali imputati in queste inchieste è il ministro del Lavoro dell’emirato, Ali bin Saeed bin Samikh Al Marri, anche se a tutt’oggi non è mai stato formalmente accusato di alcun illecito (chissà perché!)

Date queste premesse una persona di buon senso si sarebbe aspettata se non l’ostracismo del Qatar e del Ministro Marri, almeno un po’ di cautela nell’affidare loro incarichi importanti e delicati.

Invece pensate un po’, quei “geniacci” dell’Onu hanno deciso di designare proprio Ali bin Saeed bin Samikh Al Marri  per la presidenza della prossima conferenza internazionale dell’organo di controllo dei diritti del lavoro dell’Onu (International Labour Organization – Ilo).

Si avete letto bene: Organo dell’Onu dei diritti del lavoro!

Se non ci fosse da piangere sarebbe da sbellicarsi dalle risa.

Ma se questa designazione si può considerare inopportuna, quella che segue grida proprio vendetta di fronte a Dio!

Già perché l’altra decisione paradossale è quella della indicazione dellaRepubblica islamica dell’Iran alla Presidenza del “Forum sociale del Consiglio per i diritti umani dell’ONU”, che si terrà il 2 e 3 novembre 2023. 

Ironia della sorte il tema di quest’anno è “La tecnologia e la promozione dei diritti umani” (sic!).

Immediate le reazioni.  Fra queste un comunicato del Centro per i Diritti Umani in Iran (Chri) in cui si legge che “la nomina di Ali Bahreini, ambasciatore della Repubblica islamica e rappresentante permanente presso le Nazioni Unite, a presiedere il Forum sociale 2023 del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC), è un oltraggio e dovrebbe essere ritirata immediatamente”.

Il direttore del Chri  Hadi Ghaemi ha chiesto inoltre “urgentemente ai governi di tutto il mondo di comunicare direttamente con il presidente dell’Unhrc Václav Balek per chiedere che questa nomina venga ritirata immediatamente, al fine di mantenere la legittimità e la credibilità dell’UNHRC”.

Pensate che, per giustificare la scelta, Vàclav Balek ha avuto il coraggio di scrivere in una lettera, datata 10 maggio 2023, di aver scelto l’ambasciatore iraniano  in quanto Bahreini era stato selezionato tra vari candidati in ossequio al principio della “rotazione regionale” dei membri dell’Unhrc (sic!).

Viene da chiedersi: ma all’Onu sono naturalmente scemi, o gli fanno frequentare appositi corsi per diventare scemi?

Ma come c… si fa a nominare un funzionario iraniano a presiedere un Forum dell’ UNHRC sui diritti umani mentre il Consiglio sta indagando sul massacro di manifestanti pacifici (con i pasdaran che sparano sui genitali, sul seno e sugli occhi delle ragazze) da parte della Repubblica islamica?

Ma se sono decenni che si definisce l’attuale Iran come uno Stato in cui i “crimini contro l’umanità” sono la regola, come si può pensare di offrire agli Ayatollah la ribalta e la visibilità della Presidenza di una conferenza Onu sui diritti umani?

Lo sanno questi “fumatori di oppio” targati Onu che negli ultimi 18 giorni in Iran ci sono state 90 impiccagioni?

E che proprio venerdì scorso tre manifestanti iraniani sono stati giustiziati nella prigione di Isfahan: si chiamavano Saleh Mirhashemi, Majid Kazemi e Saeed Yaghoubi

E che dopo averli uccisi, le autorità avevano un’altra preoccupazione: evitare che troppe persone partecipassero al loro funerale, e che quell’occasione diventasse così  la scintilla di un’altra ribellione. Così hanno seppellito i corpi di nascosto, in un luogo segreto, sempre senza avvisare le famiglie. Soltanto più tardi alle madri è stata concessa un’ora di tempo per pregare sulle tombe, ma in cambio dovevano accettare di farsi scortare da poliziotti armati, e di non informare nessun altro del luogo della sepoltura.

In conclusione, lo so bene che con il generale arretramento del numero dei regimi democratici nel mondo, e quindi anche all’Onu, è sempre più difficile trovare Paesi “spendibili” per determinate presidenze (diritti umani, tutela minoranze, rispetto libera stampa, e “cosucce consimili”), ma francamente designare in questo momento un iraniano a presiedere un Forum sui diritti umani equivale ad  “affidare a Dracula la Presidenza dell’Avis”.

Umberto Baldo     

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
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