8 Febbraio 2022 - 15.42

L’Italia unita della criminalità

Credo abbiamo letto tutti sui libri di scuola la frase “Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani!  Attribuita erroneamente a Cavour, in realtà fu pronunciata da Massimo D’Azeglio, ed evidenziava la necessità, dopo l’unità “politica” del nuovo Regno d’ Italia, di fondere le varie popolazioni che lo abitavano.Quando parlava di “fondere”, ovviamente D’Azeglio si riferiva alla necessità di dare agli italiani una lingua comune, una legislazione comune, una organizzazione statuale comune, una cultura comune, in sintesi quello che i romani chiavavano “idem sentire de re publica”!Non era un percorso facile, perchè, tanto per fare un esempio, nelle trincee della prima guerra mondiale uno dei problemi era quello che i militari non si capivano fra loro, ed il dialetto (perchè di quello si trattava) parlato da un calabrese non era certo comprensibile per un veneto, che a sua volta parlava solo dialetto.Il problema dell’omogeneizzazione degli italiani si protrasse per lunghi anni, e forse non è ancora finita, visto che ancora adesso al nord c’è qualcuno che etichetta i concittadini del meridione come “terroni”. In realtà le differenze culturali sono ineliminabili, perchè radicate nella storia di ogni territorio, e fra queste, spiace dirlo, ma purtroppo è la verità, ci sono le organizzazioni criminali.Mafia, N’drangheta, Sacra Corona Unita, Camorra, fanno parte della storia, non oso dire delle tradizioni culturali, di certe regioni del Paese, e per lungo tempo sono rimaste confinate in quelle zone.Ma lo sviluppo economico, la globalizzazione, la naturale attrazione di queste “associazioni di galantuomini” verso i territori più ricchi, dove circola più denaro, hanno fatto sì che il fenomeno assuma carattere nazionale, ma sappiamo bene anche internazionale, visto che i tentacoli sono ormai ben radicati in ogni parte del mondo dove ci sia da fare affari.Non che non ci fossero delinquenti anche al nord, ci mancherebbe, ma a confronto delle mafie del sud sembravano più dei rubagalline, anche se  qualcuno, e penso a Felice Maniero, tentò ad un certo punto di fare proprio il modello “sudista”, tanto che si parlò allora di “mafia del Brenta”.A dirla tutta, quando si leggevano sui giornali fatti od eventi criminosi, dal sequestro di persona in Sardegna,  al pizzo imposto alle attività produttive, all’insinuazione nel settore dei lavori pubblici, e quant’altro, alcuni decenni fa dalle nostre parti si alzava il sopracciglio, si faceva una smorfia di disgusto, accompagnata dal commento “roba da tèroni”.  E qualcuno si arrischiava persino a dire “qua no podaria sucèdare!”La società veneta, come in generale tutta quella del nord del Paese, non era culturalmente preparata ed attrezzata ad affrontare il diffondersi di un tipo di criminalità estraneo alla nostra tradizione, che usa metodi raffinati per cercare di controllare le attività produttive, che cerca di intrufolarsi per intercettare i flussi di denaro destinato alle opere pubbliche, che cerca di lucrare un po’ su tutto.Con il passare degli anni si può dire che l’infiltrazione mafiosa in senso lato del Nord Italia si sia completata, per cui, parafrasando Massimo D’Azeglio, si potrebbe paradossalmente arrivare dire che “adesso gli italiani sono veramente fatti”, sulla base del “comune denominatore della criminalità”. Questo non vuol dire che la criminalità del sud si sia traferita in toto al Nord, ma semplicemente che ha fatto scuola, tanto che i malavitosi “nordisti” hanno acquisito e fatto propri i metodi mafiosi. Che sia così credo sia innegabile, perchè io francamente non ricordo mai nel secolo scorso di comuni veneti “sciolti per infiltrazioni mafiose”, fenomeno invece piuttosto comune al meridione.L’ormai assodata penetrazione della mentalità mafiosa anche nel Nord Italia, pone il problema del suo contrasto.Va quindi vista con estremo favore l’iniziativa della Regione Veneto, prima in Italia, di firmare un protocollo con la Guardia di Finanza, finalizzato a scoprire i tentativi di truffa che potessero essere messi in piedi quando cominceranno ad arrivare in Veneto i 25 miliardi previsti per gli interventi del Pnrr. Eccesso di prudenza da parte di Luca Zaia?Direi proprio di no, visto che ogni occasione è buona per le mafie per inserirsi nel settore delle opere pubbliche, e lo stiamo vedendo in questo periodo con le truffe perpetrate anche nel nostro Veneto con i fondi del Superbonus 110%, e del Reddito di Cittadinanza. Tanto per capirci, commentando l’accordo con la Regione, il generale Giovanni Mainolfi ha presentato una serie di dati dei quali è venuto in possesso la scorsa settimana, e lo scenario è allarmante. Nel settore degli operatori edili in Veneto conta circa 60mila soggetti, nei 2 anni di lockdown ne sono nati circa 7mila nuovi e ne sono morti 5mila, ma il dato “diabolico” è che sui 7mila neonati 5.834 che hanno problemi con la giustizia, e oltre 150 hanno precedenti per associazione per delinquere di stampo mafioso.E’ chiaro che è doveroso fare qualcosa, per evitare che i malandrini si approprino di soldi che l’Europa ci ha concesso a prestito, e che quindi saranno pagati dai nostri figli e nipoti.Non c’è nulla di misterioso dietro l’accordo fra GdF e Regione Veneto!Semplicemente un incrocio di informazioni per capire le anomalie che si intravvedono nei comportamenti di certi soggetti economici, e se del caso aprire indagini finalizzate a scoprire eventuali reati.Per fare questo la GdF utilizzerà un applicativo, chiamato “Price”, elaborato dallo stesso comandante veneto delle Fiamme Gialle.Uno sarebbe portato a pensare che un’iniziativa del genere sia stata accolta favorevolmente, e adottata in tutta Italia.Sbagliato!Il generale Mainolfi si è rammaricato che fino ad ora solo il Veneto abbia sentito l’esigenza di raccordarsi con la GdF per contenere le truffe ai danni del settore pubblico.  Ha anche detto di sentirsi imbarazzato al riguardo, di provare disagio, e ha sottolineato “Posso solo dire che il progetto io l’ho presentato a chi dovevo presentarlo”.Evidentemente le altre Regioni non sentono questa esigenza di lotta alla criminalità!Mi si consenta di dire; un’occasione perduta!

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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